I tassi di interesse sui mutui volano e le conseguenze per le famiglie napoletane rischiano di essere drammatiche. Uno scenario inedito fino a pochi mesi fa, quando accendere un mutuo era ritenuta un’operazione particolarmente conveniente e le richieste di accesso al credito si susseguivano con rapidità. Dai primi mesi del 2022 la situazione è cambiata e i tassi di interesse sono aumentati fino a raggiungere livelli mai toccati negli ultimi due anni. A provocarlo - secondo Amedeo Manzo, presidente della Banca di credito cooperativo di Napoli - «l’inflazione e la guerra in Ucraina. Molte famiglie ci segnalano le loro difficoltà. Gli stessi problemi riguardano le piccole e medie imprese». Per quanto riguarda le famiglie, la prima conseguenza è la riduzione delle richieste di mutui per l’acquisto di una casa. L’Osservatorio Crif segnala per il mese di marzo un calo del 24 per cento del numero delle domande.
L’aumento dei tassi rende potenzialmente più rischiosa la richiesta di un finanziamento. L’ulteriore impennata che si profila per l’estate è destinata a farsi sentire anche sul mercato immobiliare. Sul fronte delle aziende, le conseguenze sono potenzialmente esplosive, anche sulle linee di credito già esistenti. Le imprese locali vedono ridursi i margini per estinguere i mutui contratti durante la pandemia, quando solo con un finanziamento si poteva ipotizzare di superare la crisi economica. Le aziende napoletane titolari di prestiti o finanziamenti, ottenuti negli ultimi due anni, sono circa 180mila. «Nei primi mesi del 2022 circa 70mila aziende - segnala il presidente di Confesercenti Vincenzo Schiavo - non hanno pagato i mutui di gennaio e febbraio, con la conseguenza che le banche le hanno dovute, per legge, iscriverle alla Crif (sistema informativo creditizio). Nel breve periodo tali imprenditori vengono considerati “cattivi pagatori” presso tutte le banche e le finanziarie e questo espone le aziende al rischio di fallimento».
Lo spettro della chiusura è sempre in agguato. Secondo i dati di Unioncamere sulla “Natalità e mortalità delle imprese registrate presso le Camere di Commercio”, nei primi tre mesi del 2022 sono 4.656 le aziende napoletane che hanno cessato l’attività. Naturalmente non è possibile attribuire le cessazioni delle imprese solamente al rialzo dei tassi sui mutui, ma è indubbio che il fenomeno abbia avuto un certo peso. Le aziende si sono trovate a pagare rate molto alte per i debiti contratti negli ultimi due anni. L’ammontare delle rate non pagate di mutui e prestiti è aumentata vertiginosamente nell’ultimo anno - secondo Bankitalia - e il fenomeno riguarda anzitutto Napoli.
«L’accesso al credito - spiega Amedeo Manzo - è diminuito. Nell’ultimo periodo si segnala anche un danno per i risparmiatori, perché molte famiglie hanno risparmi in titoli di Stato e anche in risparmio gestito, cioè fondi comuni e gestioni patrimoniali. Anche gli attivi delle banche sono in buona parte investiti in titoli di Stato che hanno accusato delle perdite a causa del conflitto in Ucraina. I napoletani, oggi, pagano le conseguenze del rialzo dei tassi e del caro-energia. A questo proposito, abbiamo fatto finanziamenti rateali per le famiglie e linee di credito per le Pmi, finalizzate a sostenere l’incremento della bolletta energetica». I tassi aumenteranno ancora. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, «sono ai massimi livelli dall’estate del 2019».
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