Bruno Discepolo, architetto e docente universitario, è l'assessore all'Urbanistica della Regione Campania. A lui spetta realizzare il piano di ricostruzione del dopo-terremoto di Ischia.
Assessore Discepolo, quali sono state le tappe del lavoro sul piano di ricostruzione?
«Nel 2018, le norme ci hanno affidato il compito di elaborare il piano di ricostruzione. Per farlo, abbiamo messo in piedi competenze tecniche indispensabili coinvolgendo due dipartimenti universitari. Poi, una società è stata incaricata di elaborare una cartografia aggiornata dell'isola d'Ischia, strumento indispensabile per decidere sulla ricostruzione».
Vi è stata consegnata?
«L'avremo tra due mesi. È un lavoro d'analisi geologica approfondita. Non era sufficiente la microzonazione avuta dal Commissariato straordinario, per le particolari caratteristiche del territorio ischitano non assimilabili ad altre realtà italiane».
Quando sarà pronto il piano di ricostruzione definitivo?
«Tra due, al massimo tre, mesi. Purtroppo, fino a questo momento non ci è arrivata una sola osservazione, o un documento di suggerimenti o indicazioni dai Comuni come prevede la legge. Andremo avanti, presentando una bozza di piano su cui solleciteremo pareri. Su questo punto, le norme sono davvero anomale».
In che senso?
«Di solito è la Regione che approva o boccia proposte urbanistiche comunali. Le norme sul dopo-terremoto ischitano capovolgono il rapporto, assegnando ai Comuni il potere di approvare o bocciare il piano di ricostruzione che presenteremo. Un'anomalia che potrebbe costringerci a dover ripartire da zero».
Il piano di ricostruzione anticiperà il piano paesaggistico regionale, che pure state preparando?
«Sì, il piano di ricostruzione non potrà essere in contrasto con il nuovo piano paesaggistico dell'intera regione. Ne sarà un'anticipazione, in armonia con le indicazioni del piano paesaggistico generale».
Sul lavoro della Regione dovrà esserci massima condivisione dei Comuni?
«Sì, è nello spirito delle norme, ma anche un nostro auspicio. Su scelte che rappresentano un'occasione per il futuro di Ischia è indispensabile la condivisione, nel rispetto delle diverse competenze, dei Comuni e della Soprintendenza».
Una delle difficoltà nella ricostruzione a Ischia sono gli immobili abusivi con pratiche di condono ferme negli uffici comunali anche da 37 anni.
«Sì, i condoni edilizi mai esaminati sono uno degli elementi di maggiore complessità negli interventi di ricostruzione. La legge prevede che i contributi economici siano assegnati a immobili regolari. Da qui la necessità di sanare gli abusi prima e questo ha messo i Comuni di fronte all'obbligo di dover decidere su pratiche ferme da anni».
Cosa è il sistema dei piani di condono che avete indicato nel preliminare di piano?
«Pensiamo che per Ischia questa sia l'occasione storica di sistemare situazioni che si sono trascinate nel tempo. C'è la possibilità di sanare più situazioni di pericolo sismico e idrogeologico, in armonia con un nuovo piano paesaggistico. Da qui, rispettando l'autonomia alle singole pratiche di condono, l'indicazione di aggregare, per le valutazioni, aree territoriali omogenee con caratteristiche comuni. Per questo, il dopo-terremoto può diventare occasione di valorizzazione e sviluppo del territorio isolano e del suo patrimonio edilizio».
Come si integra il piano di ricostruzione regionale con i piano urbanistici dei singoli Comuni?
«Può essere per loro strumento tecnico di indicazione per i piani urbanistici che stanno preparando. Una camicia tecnico-amministrativa, che può agevolare il loro lavoro».
Nel piano si ipotizzano aree da delocalizzare perché a rischio sismico?
«Sì, c'è questa ipotesi. Naturalmente, in un territorio come quello di Ischia è difficile pensare a una delocalizzazione vicina all'area a rischio. Si possono prevedere altre soluzioni, come l'utilizzo di edifici dismessi, ad esempio. Ripeto che c'è bisogno della massima collaborazione dei Comuni isolani. Il piano di ricostruzione e la sua applicazione potranno diventare opportunità storiche di sviluppo per Ischia».
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