Casavatore, il giallo di Luisa: «È stata uccisa a pugni e calci»

Casavatore, il giallo di Luisa: «È stata uccisa a pugni e calci»
di Marco Di Caterino
Sabato 20 Giugno 2020, 09:10 - Ultimo agg. 10:07
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Un giallo la morte di Lucia Caiazza, 47 anni, casalinga, mamma di due figlie, morta lo scorso quattordici maggio, nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Frattamaggiore, dove era stata ricoverata due giorni prima in condizioni disperate tanto da subire ben due interventi chirurgici nella stessa giornata. Il primo, d'urgenza, per l'asportazione della milza spappolata, tanto da far diagnosticare ai medici quale causa «una caduta, un calcio o peggio un pugno». La seconda operazione, dieci ore dopo per una devastante emorragia che poi ha causato il decesso della donna due giorni dopo, senza riprendere più conoscenza.

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Ora trentacinque giorni dopo la morte di Lucia Caiazza, la procura di Napoli nord, diretta da Francesco Greco e grazie ad una delicata e difficile indagine coordinata dal pubblico ministero Barbara Buonanno e svolta dai carabinieri della caserma di Casavatore, diretta dal luogo tenente Rosario Tardocchi, ha formalizzato in omicidio volontario l'ipotesi di reato. Resta formalmente indagato per violenza, il compagno della donna, che oltre ad avere precedenti di polizia per contrabbando conta anche denunce per violenza in famiglia, sporte dall'ex moglie. L'uomo, inoltre, risulta essere il congiunto di uno dei boss del temibile clan della 167 di Arzano. La svolta si è avuta con l'autopsia. Oltre alla lesione traumatica della milza l'esame ha rilevato anche il setto nasale rotto e diverse ecchimosi compatibili con un'aggressione. Un altro probabile caso di femminicidio dunque, svelato dai medici del pronto soccorso dell'ospedale di Frattamaggiore, che davanti a quelle lesioni, non hanno perso un minuto a segnalare il caso ai carabinieri della caserma di Casavatore, dove abitava Lucia Caiazza, e dove la donna aveva fatto ritorno dopo essere stata bloccata ad Arzano, nell'appartamento del compagno, in seguito al lookdown deciso per arrestare l'epidemia del Covid 19.
 


E nelle prime ore del mattino del dodici maggio, era stata la stessa donna, in seguito ad un grave malore, a chiamare l'ambulanza. «Sono solo dei calcoli, stai tranquilla» ha detto Lucia Caiazza alla figlia, prima di essere caricata a bordo del mezzo del 118. E sono state le sue ultime parole. Di parole ne ha dette tante, invece, il compagno, intervistato nel cortile della sua abitazione ad Arzano, dall'inviato della trasmissione Chi l'ha visto. In sintesi l'uomo davanti ai microfoni di è difeso affermando che «Da me ha avuto solo baci e carezze e perché avrei dovuto picchiarla? Era una persona buona, gentile che mi accudiva e mi amava». Sulle botte all'ex moglie, così le ha giustificate : «L'ho picchiata perché testualmente - mi metteva le corna, mentre Lucia era la compagna più buona che un uomo possa trovare. Però da quando è rimasta coinvolta in quell'incidente stradale non si è capito più niente.
Aveva le gambe piene di lividi». L'incidente a cui fa riferimento il compagno della vittima, risale però ad un mese prima, all'undici di aprile. «Niente di che ha dichiarato poi una familiare di Lucia Caiazza, che si trovava con lei Nessuna di noi riportò danni, chiudemmo la vicenda con un accordo con l'altro automobilista». Ed è stato proprio questo il quesito posto all'anatomo-patologo. Possibile che quell'incidente, avvenuto più di un mese prima, abbia lesionato la milza? E perché la donna non ha effettuato ben due ecografie a lei prescritte? Le risposte sono tutte nella formalizzazione dell'ipotesi del reato di omicidio.

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