Case occupate a Napoli, intervista al prefetto Claudio Palomba: «Così cacceremo i violenti»

Case occupate a Napoli, intervista al prefetto Claudio Palomba: «Così cacceremo i violenti»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 16 Maggio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 17 Maggio, 07:24
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Case occupate da soggetti violenti, mancanza di graduatorie in grado di garantire i giusti diritti a chi civilmente attende il suo turno. E non è tutto. Nella città cartolina che si apre al turismo, accadono episodi gravissimi: ieri due ragazzini accoltellati mentre prendevano il sole a Posillipo, all'indomani del patto educativo che punta a irrobustire la formazione a Napoli. Ne parliamo con il prefetto Claudio Palomba, da sei mesi a Napoli, alle prese con due emergenze in particolare: case occupate e dilagante violenza giovanile.

 

Prefetto, pochi giorni fa il patto educativo, ieri il gravissimo episodio allo Scoglione. Come rispondere a questi episodi?
«Portando avanti le premesse delle nostre iniziative. Vede, il ministro Bianchi (Istruzione), il Comune e la Prefettura hanno sottoscritto un patto che ha un chiaro obiettivo: aprire le scuole anche di pomeriggio e nei mesi estivi, offrire a chi vive di violenza un luogo in cui crescere seguendo relazioni sane, formative. È stato il ministro Lamorgese di recente a parlare di oratori da aprire ai ragazzi, restituire ai più giovani spazi e opportunità che i nostri quartieri non offrono più.

Servono presìdi di legalità e cultura, al di là delle indagini (su cui ovviamente non entro) e al di là delle risposte in materia di ordine pubblico».

Prefetto, nel giro di pochi mesi, lo stesso appartamento è stato occupato due volte. Siamo in via Egiziaca a Pizzofalcone e, nell'ultima occasione, qualcuno ha anche abbattuto un muro, per rivendere la casa strappata a una docente di novanta anni: qualcosa non ha funzionato rispetto a quanto previsto lo scorso gennaio?
«Nell'appartamento di via Egiziaca a Pizzofalcone siamo intervenuti subito, grazie al lavoro dell'assessore alla Legalità De Iesu, come evidenziato dal blitz della Municipale: ora quella casa è stata murata e posta sotto sequestro».

Resta aperta la questione delle occupazioni abusive delle case, non trova?
«In sei mesi dal mio insediamento, abbiamo portato a termine un monitoraggio capillare: le sembra poco realizzare un censimento delle occupazioni abusive? Ora sappiamo chi sono gli occupanti, quale è il loro status reddituale e abbiamo uno strumento che prima non esisteva, che ci consentirà di intervenire in modo determinato».

Prefetto, quali spaccati metropolitani sono investiti dal monitoraggio iniziato lo scorso gennaio?
«Abbiamo preso in considerazione due punti in particolare della città: via Egiziaca a Pizzofalcone e la struttura di San Nicola al Nilo: oggi sappiamo chi c'è e chi non c'è, conosciamo nomi e situazioni reddituali. Le assicuro che non è poco, anche perché ci muoviamo in uno scenario amministrativo reso complesso anche dalla mancanza di una graduatoria aggiornata».

Scenari incancreniti, qual è la strategia che verrà messa in campo?
«Ho due certezze: non possiamo buttare donne e bambini in mezzo alla strada; non voglio che passi la convinzione secondo la quale si può vivere usurpando i diritti altrui. Saremo sensibili con chi è oggettivamente in difficoltà, ma interverremo con decisione contro chi agisce in modo violento».

Non sarà facile conciliare questi due aspetti, non trova?
«Abbiamo una fotografia chiara della situazione e ci siamo dati un metodo. Torneremo a convocare un tavolo istituzionale con Comune e Procura, poi agiremo. Non dico altro: non ci sarà impunità per chi ha agito con violenza saccheggiando risorse pubbliche o sulle spalle di chi è indifeso. E questo vale per ogni genere di violenza che viene consumata in città».

È chiaro che non ci sono solo le due realtà su cui avete focalizzato gli sforzi e l'attenzione in questi mesi, non trova?
«Ci sono altri spaccati metropolitani su cui lavorare. Oggi abbiamo un metodo operativo che può essere ricondotto anche ad altri scenari, a partire però da una nota dolente».

Quale?
«Serve una graduatoria. Serve una piattaforma conoscitiva che finora è mancata: vede, lo Stato può anche intervenire con gli sgomberi, solo che il giorno dopo bisogna garantire agli aventi diritto la possibilità di entrare in modo trasparente all'interno di un bene messo a disposizione dello Stato. Altrimenti, vanifichiamo mesi o anni di lavoro».

Torniamo al disagio giovanile, all'uso delle armi e alla violenza tra i giovani. Oggi esistono fondi a disposizione, grazie al Pnrr, riusciremo a vedere progetti realizzati?
«Non possiamo tollerare il gap esistente tra Napoli e Reggio Emilia, a proposito di asili nido. Parliamo di due realtà differenti per popolazione e caratteristiche sociali dell'utenza, eppure - in proporzione - l'area metropolitana napoletana è decisamente sfavorita. È un lavoro lungo che ha inizio con la prevenzione: più asili nido, scuole aperte sul territorio anche di pomeriggio, più formazione e accesso al lavoro, nella speranza che i ragazzi non escano più armati di coltello».

Sabato, la tappa del giro d'Italia ha mostrato le enormi potenzialità turistiche di questa zona, non pensa sia necessario investire per eliminare gru e cantieri che ancora offendono il nostro territorio?
«Per la Galleria Umberto siamo a una svolta, finalmente riusciremo ad avere cancelli e vigilantes; otterremo risultati a breve anche per quanto riguarda Piazza Plebiscito, dove c'è un investimento sul colonnato (grazie al fondo edifici di culto), dove ci sarà l'insediamento dei commercianti che avevano vinta la gara per l'assegnazione dei locali; ma anche sul fronte dell'illuminazione. So a cosa sta pensando il cittadino: servono fatti concreti, ma mancano pochi giorni per dare inizio a una svolta operativa su cui abbiamo lavorato in questi mesi».

Come trascorre la domenica il prefetto?
«Stadio Maradona, coltivando un sogno: ho letto la pagina del Mattino sul primo scudetto, spero che nel 2023 arrivi il terzo tricolore. Magari anche attraverso lo sport è possibile costruire alternative valide ai codici di violenza»

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