Case occupate a Napoli, la stretta del Viminale: «Presto nuovi sgomberi»

L'annuncio di Piantedosi: «Avanti con un cadenzato programma di esecuzione degli sgomberi»

Il ministro Matteo Piantedosi col prefetto Claudio Palomba
Il ministro Matteo Piantedosi col prefetto Claudio Palomba
di Luigi Roano
Giovedì 2 Febbraio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 10:34
4 Minuti di Lettura

Si muove il governo con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi sulle occupazioni abusive delle case pubbliche, specialmente quando a occupare sono i clan della camorra e di altre mafie. Si muove anche il Comune con altri strumenti - quelli che ha a disposizione - per contenere un fenomeno che a Napoli ha dimensioni molto vaste. Si è mossa già la Regione che ha creato una piattaforma telematica per tutta la Campania con rigidi criteri e parametri per l'assegnazione degli immobili. Chi non rientra nelle fattispecie deve lasciare le case e gli sfratti tocca farli ai Municipi. È il caso di Palazzo Moscati a via Cisterna dell'Olio di ieri. Dove da un quarto di secolo non si riusciva a sbloccare una situazione anche pericoloso visto che lo stabile era a rischio crollo. 

 

Il titolare del Viminale sull'argomento è tornato in queste ore e le sue parole fanno immaginare una offensiva dello Stato. «È un tema - racconta Piantedosi - che abbiamo iniziato ad affrontare in tre grandi città.

A Milano, Napoli e proseguiamo un'azione già avviata a Roma, che renderemo a breve visibile, per combattere il vero e proprio racket delle occupazioni abusive». Parole che il ministro ha detto a «Tg4 - Diario del Giorno» sottolineando che l'obiettivo è «coniugare ripristino della legalità e le ricadute sociali delle stesse vittime del racket. Andremo avanti e abbiamo un cadenzato programma di esecuzione degli sgomberi che faremo già a partire dai prossimi giorni». Ieri al riguardo c'è stata una riunione in videoconferenza tra i vertici del Viminale, il ministro, i sindaci, i prefetti e i questori delle tre aree metropolitane, Roma, Napoli e Milano sulla sicurezza e dunque anche sulla questione occupazioni. La sensazione è che dopo Roma la prossima offensiva sia proprio a Napoli. Nell'area orientale della città con un focus a Ponticelli, in quella occidentale nei quartieri di Pianura e Soccavo. E nell'area metropolitana a iniziare dal tristemente noto Parco Verde di Caivano. In questa cornice - tuttavia - ci sono anche occupanti abusivi che hanno poco a che vedere con la camorra, si tratta di disperati, di gente che ha occupato senza titolo le case perché non aveva un tetto sulla testa o di morosi storici. Su questo fronte Palazzo San Giacomo sta studiando la possibilità - per i morosi storici ma che hanno un titolo di assegnazione valido - un riconteggio per ammorbidire le rate, nel senso di allungare i tempi di pagamento - ma in Consiglio comunale l'ordine del giorno presentato dal Pd è stato rinviato in commissione. Perché - questa la motivazione che ha un suo perché - «non è un argomento che si può inserire in atto che non ha nessun valore amministrativo ma è solo una raccomandazione all'amministrazione». 

Video

La stretta Palazzo San Giacomo l'ha varata a metà ottobre del 2022 con quattro delibere. Che portano la firma degli assessori Pier Paolo Baretta, Luca Trapanese, Antonio De Iesu e dalla vicesindaca Laura Lieto. Quattro delibere con le quali si definisce chi deve essere sfrattato subito - i camorristi - e a chi spetta un contributo una tantum di 5000 euro se deve lasciare l'immobile ed è in condizioni di estremo disagio socio economico. E ancora: la creazione del «Condominio sociale» - dove potranno riparare gli sfrattati senza titolo - in coabitazione con gli anziani: l'immobile individuato è quello di Via san Nicola al Nilo al civico 5. Una sperimentazione che durerà due anni dove «accanto agli anziani sono accolti nuclei familiari in condizione di particolare disagio socio economico e socio sanitaria, con particolare riferimento ai nuclei con la presenza di minori». I destinatari della sperimentazione sono individuati «mediante una specifica griglia di rilevazione degli indicatori di fragilità sociale da parte dei servizi sociali territoriali». A supportare e monitorare la situazione gli enti del Terzo settore. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA