Case occupate a Pizzofalcone, ecco l'ordine del giudice: «Via il clan dagli alloggi»

Tutti i nomi degli abusivi del palazzo della camorra: sette giorni per lasciare le case

Case occupate a Pizzofalcone, ecco l'ordine del giudice: «Via il clan dagli alloggi»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 11 Novembre 2022, 07:10 - Ultimo agg. 12 Novembre, 19:03
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Hanno sette giorni, a partire da ieri mattina all'alba. Devono lasciare le case nelle quali si sono insediati - in modo abusivo, spesso con violenza -, per consentire al Comune di riprendere possesso dei propri beni. Ore sei del mattino, via Egiziaca a Pizzofalcone, arriva la svolta: auto delle forze dell'ordine cinturano la zona, uomini in divisa bussano alle porte del civico 35. Hanno tra le mani un provvedimento di sequestro di 16 alloggi, a carico di 17 occupanti abusivi che, per almeno un ventennio, hanno imposto le proprie regole sulle spalle di chi avrebbe avuto diritto a vedersi assegnata una casa pubblica. Quaranta pagine, firmate dal gip Giuseppe Sepe, al termine delle indagini condotte dal pm Vanacore e dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, un pezzo di storia cittadina in questo provvedimento: c'è chi ha occupato i locali del'ex convento (poi passato al Demanio, dunque al Comune) addirittura alla fine degli anni Novanta, riuscendo a tramandare di generazione in generazione un bene usurpato. Si legge nel provvedimento di sgombero notificato ieri: ci sono 85 unità immobiliari, 35 delle quali sono oggetto di invasione abusiva, il pm chiede il sequestro (e lo sgombero) per 16 di questi. Ma qual è il discrimine? Perché in alcuni casi, si decide di agire con il sequestro. A leggere i nomi e i profili dei soggetti indagati sembra tutto chiaro: ci sono i parenti di Bifulco, presunti killer del clan Mazzarella, ma anche soggetti legati alle famiglie Rizzo e Montagna, a loro volta coinvolte in indagini per fatti di droga e camorra. 

Ma torniamo alle prime ore del giorno di ieri mattina. Mobile, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale. Tutti in tenuta antisommossa, di fronte a una possibile reazione da parte delle famiglie interessate gli sgomberi. C'è chi mastica amaro e annuncia barricate, si sentono offese e minacce nei confronti del parlamentare Francesco Borrelli (leader dei Verdi), che ha avuto il coraggio in questi mesi di mantenere alta l'attenzione sugli abusi (e i passaggi di mano) che hanno interessato queste strutture. Stesso trattamento rivolto nei confronti dell'ormai ex parroco della zona. Si chiama don Michele Pezzella, ha avuto il merito di scoperchiare il pentolone.

E lo ha fatto di domenica, a margine di una propria omelia, evidentemente scosso per quanto aveva appreso poche ore prima. Ricordate il retroscena? È stato don Michele a svelare la storia della signora Carlotta, docente di novanta anni, costretta a rinunciare all'abitazione in cui aveva condotto un'esistenza felice, fatta di studi, di ricordi sereni, di insegnamento e di libri. Già, i libri: furono proprio quei libri buttati nella spazzatura a rappresentare la pietra dello scandalo, spingendo don Michele a vibrare il proprio appello contro ogni genere di violenza: «Chi ruba la casa a una donna è come se la rubasse a Dio...», fu il monito. Fatto sta che ieri - tra le donne indagate - c'è chi ha invocato vendetta contro il deputato Borrelli e contro lo stesso parroco. E non è un caso che la Curia, in questi mesi, ha ritenuto necessario spostare don Michele dalla parrocchia di via Egiziaca a un'altra parrocchia del rione. Questioni di opportunità e di cautela.

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Ma torniamo agli atti notificati ieri, al termine del lavoro investigativo condotto sotto traccia in questi mesi. Chi sono i soggetti che dovranno lasciare le case? Spiccano, tra gli altri, i casi di Nunzia Bavero, che dovrà lasciare l'immobile occupato nel 1996 e nel 2006; ma anche di Monica Del Gaudio, coniugata con Salvatore Bifulco, a sua volta detenuto al 41 bis, in quanto indicato come concorrente in un tentato omicidio nei confronti di un esponente del clan Elia. Anche i suoi figli - parliamo di Francesco e Vittorio - vivono nello stesso immobile, ma sono noti per una serie di prececedenti penali. Stesso obbligo per Luigi Conte, lavoratore stagionale, ma anche di Maria Esposito, che percepisce un reddito di cittadinanza di cinquemila euro; di Claudia Marino, moglie di un presunto fiancheggiatore del clan Mazzarella; ma anche della madre di Salvatore Rizzo, a loro volta ritenuti vicini al clan Mazzarella; ma anche per Maria Rossi, in un contesto familiare noto alle forze dell'ordine per essere coinvolto in passato nella vicenda dei finti invalidi; stesso discorso per Emilia Manna e Vincenzo Montagna, indicati come genitori di Stanislao, noto alle cronache cittadine per episodi di criminalità predatoria. È il gip Sepe ad ammonire: «La perdurante occupazione preclude la fruizione degli alloggi da parte della collettività, oltre ad aggravare le condizioni dello stesso edificio». Un provvedimento, quello notificato ieri, che attende ora l'esecuzione, con la liberazione delle case che sono state strappate ai legittimi assegnatari da soggetti in odore di camorra. 

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