Pugile ucciso a Caserta, il killer confessa:
«Non pensavo di averlo colpito così forte»

Pugile ucciso a Caserta, il killer confessa: «Non pensavo di averlo colpito così forte»
di Mary Liguori
Domenica 29 Agosto 2021, 23:01 - Ultimo agg. 31 Agosto, 07:31
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inviata a San Marco Evangelista

Nel giardino, a bordo piscina, c’è ancora il palloncino dorato a forma di 1, l’8 è sgonfio ai piedi del tavolo, su un tappeto di coriandoli. Il condominio di via Labriola che solo dieci giorni fa è stato location della festa di diciott’anni di Gennaro Leone ora è listato a lutto. Negli occhi dello zio, degli amici pugili e degli scout. In quelli della mamma e del papà, del nonno di Gennaro Leone, ammazzato da una coltellata a Caserta sabato notte, c’è incredulo dolore. Ci sono sbigottimento e disperazione. È l’una del mattino dell’ultimo sabato di agosto quando dall’ospedale di Caserta arriva la chiamata che nessun genitore merita di ricevere. Gennaro, un’oretta prima, è coinvolto in una rissa. Rimedia una coltellata a una coscia. Ma è cosciente. I medici sono fiduciosi. Ma è una speranza beffarda. Di lì a due ore, la situazione precipita. Troppo il sangue perso sul selciato di via Vico a Caserta. Ieri mattina ce n’è ancora traccia, nonostante qualcuno cerchi di cancellarlo a colpi di secchi d’acqua. Il cuore di Gennaro si ferma per sempre. Pugile della categoria medio massimi, una carriera in Nazionale Youth già avviata dalla prima convocazione azzurra, pare sia intervenuto per difendere un amico da alcuni aggressori. È di sei mesi più grande della vittima, ha diciotto anni e mezzo, abita a Caivano, identificato già poche ore dopo la rissa, viene fermato dai carabinieri nel primo pomeriggio di ieri. Confessa, d’altronde non può fare nient’altro di fronte alle immagini che lo incastrano. Il movente non è chiaro. Forse uno sguardo di troppo a una ragazza. Il responsabile è in prigione, accusato di omicidio, ma per i familiari e gli amici di Gennaro non cambia nulla. Dentro di loro c’è spazio solo per un dolore lancinante. 

Sono i carabinieri della compagnia di Caserta, diretti dal capitano Pietro Tribuzio, a indagare sulla tragedia. Identificano il giovane che avrebbe sferrato il fendente mortale già poche ore dopo i fatti. Ha diciannove anni, vive a Caivano. Durante l’interrogatorio si contraddice e mente grossolanamente. «Sono anche io un pugile», dice, ma non è vero. Quel che si sa è che i due litigano prima della mezzanotte mentre via Vico, budello del centro storico di Caserta che collega via Roma al corso Trieste, brulica di ragazzini. Qualcuno separa i contendenti. La cosa sembra finita là. Gennaro è tranquillo, tanto che non si allontana dalla zona e con alcuni amici si siede su una panchina di piazza Correra, cuore della movida. Passano pochi minuti e l’altro torna alla carica. E non è solo, né disarmato. Con lui ci sono alcuni amici. Ma abbattere Gennaro a mani nude è impresa assai difficile.

E spunta, vigliaccamente, un coltello. Il colpo sferrato centra Gennaro all’interno coscia. Il pugile si accascia. Gli aggressori fuggono, gli amici di Gennaro si stringono intorno a lui. Video circolati sulle chat mostrano le drammatiche immagini dei primi soccorsi. Altri, recuperati dagli impianti dei locali della zona, fermano in un’atroce sequenza di frame la rissa e l’accoltellamento. Rappresentano la prova regina contro il 19enne di Caivano.

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Gennaro è a terra, gli occhi aperti. Una ragazza gli tiene la testa. C’è sangue un po’ ovunque. Si sente una voce maschile imprecare al telefono col 118 mentre dà indicazioni sul posto da raggiungere. In un secondo spezzone si vede l’ambulanza, ferma in via Vico. «È arrivata dopo oltre trenta minuti». Lo dicono gli amici di Gennaro. Fatto sta che in ospedale, a Caserta, il pugile arriva cosciente, la situazione, in un primo momento, non sembra disperata. Ma due ore dopo il ragazzo ha un arresto cardiocircolatorio, probabilmente provocato dall’emorragia. Sarà l’autopsia a chiarire se i soccorsi non sia stati adeguati o tempestivi. La Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, la dispone, mentre i carabinieri acquisiscono una serie di video. All’alba il presunto assassino ha già un nome. Per i carabinieri è lui che ha sferrato il fendente mortale. Finisce in caserma, in via Laviano a Caserta, già nel primo pomeriggio. Fondamentali risultano i filmati acquisiti sia dai negozi della zona che dai cellulari degli amici di Gennaro. Piange il mondo della boxe, i messaggi di cordoglio non si contano. Il tema della sicurezza torna centrale. Per questa mattina, in prefettura, convocato un comitato straordinario per l’ordine pubblico. 

Ma le indagini sulla notte di sangue di Caserta non sono chiuse. Si cercano i complici del 19enne di Caivano. Lui che, di fronte ai filmati che lo ritraggono mentre sferra il fendente a Gennaro, crolla. Non può più negare. E cambia registro. Giura, sotto choc, di non essersi reso conto della gravità delle sue azioni. «Non volevo ucciderlo, - ripete al pm - non mi sono reso conto che il colpo fosse così forte». 

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