Caso catacombe, parla don Loffredo: «La confusione mortifica i successi»

Caso catacombe, parla don Loffredo: «La confusione mortifica i successi»
Martedì 20 Novembre 2018, 18:58 - Ultimo agg. 21 Novembre, 08:54
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«Il clamore mediatico registrato in questi giorni evidenzia un clima di confusione e disorientamento che mortifica il ruolo, il volto e il successo che, legittimamente, le Catacombe da tempo hanno saputo conquistare, sul piano nazionale e internazionale». Parla per la prima volta don Antonio Loffredo, parroco del rione Sanità, da quando è scoppiato il caso delle catacombe di San Gennaro, gestito dalla cooperativa La Paranza, nata dai giovani del rione, a Napoli, proprio su suo impulso. E lo fa, rompendo il silenzio che finora hanno mantenuto tutti, rendendo pubblica una lettera, datata febbraio 2016, del cardinale Gianfranco Ravasi, che presiede la Pontifica commissione di Archeologia sacra. Spiega di farlo «in omaggio al cardinale Ravasi», il cui contenuto «sottolinea più volte il dialogo ininterrotto con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, il riconoscimento da parte della stessa della nuova modalità di lavoro che vedeva il nostro territorio responsabile del finanziamento degli affreschi e la Pontificia Commissione nel ruolo di Alta sorveglianza e »sovrintendenza«. Soprattutto nella lettera, »il cardinale Ravasi mostra in maniera chiara il suo apprezzamento nei confronti dell'operato della cooperativa La Paranza, al punto da affermare che, a sostegno dello stesso operato non si voleva e mai si sarebbe voluto riscuotere il 50% dei proventi dei biglietti d'ingresso«. 

Il passaggio della lettera cui fa riferimento padre Loffredo, è relativo alla gestione delle visite in Catacomba, «affidata alla cooperativa La Paranza, che svolge tale attività con estremo impegno e grande passione». Un apprezzamento, si legge nel testo, «testimoniato completamente dal fatto che questa Commissione non ha mai preteso la metà degli incassi provenienti dei biglietti d'ingresso, comprendendo la criticità della situazione sociale del quartiere». Una decisione che, come viene spiegato poco più avanti, «ci ha costretti a ricorrere alle sostanze provenienti dall'ingresso e le catacombe romane e del resto d'Italia per sostenere le spese degli interventi conservativi e per quelli riservati allo studio, condotto grande spirito, dagli studenti dell'Università di Napoli e del Molise, coordinati dal professore Carlo ebanista, ispettore delle Catacombe della Campania e membro della nostra Commissione». Don Antonio parla di «non poca disinformazione sull'operato e sulle intese intercorse in questi anni che non giova alla causa delle Catacombe di San Gennaro e San Gaudioso per le quali sua eminenza il cardinale Ravasi ha avuto sempre parole di benevolenza e apprezzamento». «Spero che tutto si risolva quanto prima - prosegue don Antonio - e, come ieri auspicava il nostro cardinale Sepe e che tutto si possa rapidamente chiarire mettendo, finalmente, intorno a un tavolo tutti i protagonisti della nostra preziosa, apprezzata e incoraggiante esperienza fatta sia pure con carattere sperimentale. Sono sicuro che la verità, come diceva il cardinale Bea, non ha mai bisogno di difensori e che si affermerà per volontà di tutti». 

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