Morto soffocato dalla mozzarella nella casa di cura, aperta un'inchiesta per omicidio colposo

Morto soffocato dalla mozzarella nella casa di cura, aperta un'inchiesta per omicidio colposo
di Marco Di Caterino
Mercoledì 18 Luglio 2018, 07:00
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CASORIA - Muore soffocato da una fetta di mozzarella mentre cena nella struttura protetta per malati gravi psichiatrici dove i pazienti dovrebbero essere sorvegliati 24 ore su 24. La tragedia è avvenuta nella struttura della Kairos, in via Pio II° a Casoria, dove la vittima Raffaello Barbato, 36 anni, di Casoria, era ospite da quattro anni.

La procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di omicidio colposo e disposto l'esame autoptico, eseguito dall'anatomo-patologo Antonio Palmieri, presente il perito di parte della famiglia Omero Pinto. Sessanta giorni per completare i rilevi istologici e avere a disposizione i risultati degli esami tossicologici, ma dai primi riscontri c'è conferma che la morte è dovuta a soffocamento. Sconvolti dal dolore i familiari della vittima si sono affidati allo studio legale 3A di Mestre (specializzato nella valutazione delle responsabilità nei sinistri a tutela dei diritti dei cittadini) e al penalista del foro di Padova avvocato Marco Frigo.
 
Secondo una prima e ancora parziale ricostruzione, Raffaello Barbato è stato soffocato dalla fetta di mozzarella (sette centimetri per tre) ed è morto giro di qualche minuto. I responsabili della struttura hanno avvertito la madre soltanto alle 21.30 con un telegrafico «Raffaello è morto per arresto cardiaco». La donna, con il cuore in gola, si è precipitata nella struttura e solo qui ha appreso che il figlio era morto soffocato dal cibo. Il verbale d'intervento dei sanitari del Suem colloca alle 20.43 la constatazione del decesso.

Raffaello Barbato, così come il fratello gemello morto suicida quand'era ancora ragazzino, era affetto da una grave psicopatia fin da quando era adolescente. E aveva pure lui tentato di togliersi la vita: per questo, per essere seguito e curato, era ricoverato da anni in strutture specifiche, l'ultima delle quali, dove si trovava da quattro anni, la residenza psichiatrica Kairos di Casoria città dove abitano la mamma e le sorelle - accreditata con il servizio sanitario regionale e specializzata proprio nella gestione di «persone con gravi crisi non gestibili in famiglia, psicotici gravi che richiedono un contesto protetto per 24 ore e per un lungo periodo», come si legge nel sito Internet. Dunque, un presidio che sarebbe dovuto essere assolutamente sicuro per il paziente e dove il personale dovrebbe essere capace di affrontare e risolvere situazioni d'emergenza come quella che ha coinvolto Barbato.

Spetterà dunque alla magistratura il caso è stato affidato al pm Antonio Vergara, - accertare se, nel tragico incidente, vi possano essere delle responsabilità da parte degli operatori della struttura, sia in «culpa in vigilando» sul paziente, sia al momento del soffocamento con la mancata o inadeguata effettuazione delle manovre di soccorso che si praticano nei casi di ostruzione delle vie aeree per il cibo. I familiari del giovane si aspettano ora delle risposte.
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