Cassa bloccata: macigno da 60 milioni, a rischio i pagamenti ai fornitori

Cassa bloccata: macigno da 60 milioni, a rischio i pagamenti ai fornitori
di Valerio Esca
Giovedì 22 Febbraio 2018, 09:29
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Due pignoramenti di cassa negli ultimi due anni e un debito totale di 84 milioni di euro. Il contenzioso tra il Comune di Napoli e il Cr8 (Consorzio ricostruzione otto) ha origine nel lontano 31 luglio 1981, data in cui al Consorzio edile con sede in via Campana a Pozzuoli, furono affidate, dall’ex sindaco di Napoli-commissario straordinario di Governo (cui il Comune è subentrato nel 1996), diverse concessioni di lavori per ricostruzioni post terremoto (ex legge 219). Tra le opere effettuate dal Cr8 la costruzione di 1040 alloggi crollati dopo il terremoto dell’Irpinia, del collettore di Capodichino, della collettrice nera di via Stadera, del collettore di Volla (secondo lotto), del comparto 8 di Sant’Arpino e del rifacimento dell’alveo Sperone. Il contenzioso ammonta a 84 milioni di euro, divenuto poi pignoramento esecutivo della liquidità di cassa del Comune, la prima volta il 27 luglio del 2016, quando una sentenza della Corte d’Appello, relativa alle concessioni ottenute dalla società per le opere da compiere, ha confermato il lodo arbitrale del 22 ottobre 2004. Inizialmente il pignoramento della cassa del Municipio toccava quota 124 milioni, a causa della maggiorazione del 50% sulla sorta capitale, alla quale il Consorzio ha rinunciato in una prima fase di trattativa con il Comune. Il secondo pignoramento esecutivo si è invece abbattuto su Palazzo San Giacomo il 22 gennaio scorso, per una cifra di 24 milioni, l’intera giacenza di cassa. Il provvedimento disposto dalla tesoreria comunale, banca Intesa San Paolo, ammontava in realtà a 97 milioni, risorse delle quali il Comune non disponeva al momento del pignoramento. Come quello politico, anche l’aspetto processuale della vicenda è piuttosto tormentato. In un primo momento fu infatti annullato il lodo arbitrale del 2004, con il giudizio favorevole (per il Municipio) della Corte d’Appello, che accolse la tesi dell’amministrazione comunale «sull’incompetenza degli arbitri». Successivamente la Corte di Cassazione ha annullato quella sentenza rinviando la decisione a diversa sezione di Corte di Appello.
Quest’ultima, nel luglio 2016, ha deciso di respingere l’impugnazione del Comune in favore del pagamento del debito con il Cr8. Da piazza Municipio hanno sostenuto sin dal primo momento che gli addebiti mossi facessero riferimento al periodo in cui il concedente era lo Stato ed a gestire la partita del post terremoto era il Commissario di governo. Al netto del tira e molla che va avanti oramai da due anni, il debito in parte è stato già pagato dal Comune, che nel 2017 ha corrisposto al Cr8 quasi 20 milioni. Ne rimarrebbero fuori poco più di sessanta. Ad ogni modo oggi il Comune per sopravvivere dovrà ricorrere alle anticipazioni di cassa almeno fino a maggio, per una cifra che si aggira intorno ai 560 milioni. I più colpiti nell’immediato saranno i creditori del Comune, che non riuscirà a rispettare i pagamenti previsti dal cronologico, ma restano al riparo gli stipendi e i progetti finanziati con fondi europei, statali e regionali. Quello del Cr8 non è certo l’unico macigno che pesa sull’ente. Basti pensare ai 66 milioni 500mila euro del commissariamento emergenza rifiuti del 2007, per oneri non versati fino al 2009 all’Uta (Unità tecnica amministrativa), che faceva capo alla Protezione civile. Un altro fardello che proviene da lontano. Erano i tempi in cui la spazzatura a Napoli arrivava ai primi piani dei palazzi e l’Uta gestiva lo smaltimento rifiuti. Durante l’emergenza l’Unità tecnica si avvaleva del lavoro di ditte esterne, liquidate dall’Uta, che poi a sua volta si rifaceva sul Comune. Fin quando la cifra era trattenuta dai trasferimenti statali è andato tutto per il verso giusto, ma nel 2012, secondo anno dell’amministrazione de Magistris, i primi rallentamenti e la dichiarazione del pre-dissesto. Partono i contenziosi, le ditte bussano alla porta dell’Unità della Protezione civile, che nel febbraio 2016 si è rivolta al Tribunale ottenendo il decreto ingiuntivo da 66,5 milioni sui 92 totali.
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