Cassonetti bruciati il ricatto dei clan a Napoli

Cassonetti bruciati il ricatto dei clan a Napoli
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 14 Giugno 2019, 08:54
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Ridurre al minimo le «stese», le ormai famigerate scorrerie armate, ma puntare comunque sul terrore, sulla paura, sulla prova di forza di chi usa il fuoco per imporre la propria presenza. Niente spari in aria, niente bombe nelle saracinesche che - dopo i fatti della pizzeria Sorbillo e gli arresti per gli spari contro la pizzeria Di Matteo -, sono controproducenti per gli stessi clan. E allora il fuoco, la paura, i raid notturni. Tutto in poche ore, prendendo bene la mira: sfregiando la città nella sua richiesta di normalità, creando allarme e sporcizia nelle ore più torride dell'anno. Notte fonda tra martedì e mercoledì scorso, la cronaca è sulle labbra di tutti: una ventina di campane andate in fumo in poche ore, mentre sono 52 quelle distrutte in una sola settimana, con una escalation da paura, anche in una città da tempo alle prese con atti di vandalismo e danneggiamenti gratuiti.

 

LA REGÌA
Inevitabile una domanda: c'è una regìa dietro i continui assalti incendiari? Partiamo dai dati di fatto: il centro della nuova emergenza si chiama piazza Dante, mentre sono i vicoli del centro storico a far registrare fiamme notturne. Vandalismo, semplici ragazzate? Non ne sono convinti i residenti, né gli uomini Asia - la municipalizzata che si occupa di smaltimento rifiuti nell'area metropolitana - da anni alle prese con problemi di questo tipo. Stando a quanto raccolto sul campo dal Mattino, la storia puzza di camorra, di regìa criminale. Non parliamo solo degli interessi di qualche parcheggiatore abusivo, che può avere interesse a conquistare spazi sottratti alla sosta illecita, ma parliamo di una strategia più ampia, che si sta consumando soprattutto nella zona del centro storico, quella delle paranze. Andate e incendiate. Puntate sulla carta e sulla plastica: è il refrain notturno, il passa parola che anima e offende le notti napoletane. Ed eccoli in azione, sempre e comunque in sella agli scooter, con tanto di casco o volto travisato, idee chiare sulla missione da compiere. Niente armi, niente spari in aria, niente scorrerie e colpi di piombo. Non è in gioco la contrapposizione con un altro clan, né bisogna lanciare messaggi a questo o quel boss dell'ala rivale. No, qui bisogna semplicemente creare emergenza, alimentare paura, imporre la legge del silenzio. E spettacolarizzare le proprie azioni in una sola direzione, quella dell'omertà. Pochi giorni fa, sono stati i vertici dell'Asia a spedire un report all'assessorato all'ambiente di Raffaele Del Giudice, che ha girato una nota informativa al sindaco. Due giorni fa, a porte chiuse, si è tenuto poi in Prefettura un comitato per l'ordine pubblico, nel quale è stato affrontato anche il caso delle campane bruciate. Al di là dei danni provocati, si prova a mettere a fuoco movente e strategia. Ragiona con il Mattino, uno dei tecnici dell'Asia che preferisce mantenere l'anonimato: «Non ci sono appalti in corso, non ci sono procedure di gara da assegnare, né bisogna fare ricorso a ditte esterne per la rimozione estemporanea di rifiuti combusti. Fino a sette anni fa, l'Asia non aveva bobcat interni, doveva fare ricorso a contratti con ditte esterne, che alimentavano comunque il sospetto di emergenze costruite ad hoc per rimuovere spazzatura incendiata. Oggi non è più così, oggi Asìa è una ditta autonoma e ha internalizzato risorse, mezzi e know how che prima era costretta ad affittare». Dunque? Indagine dei carabinieri, si muove la compagnia Stella, massima allerta anche ai vertici del reparto operativo e della polizia. Si cercano riscontri dalle telecamere, si invitano i cittadini a fare la loro parte. C'è un numero verde messo a disposizione da Asia (800 161010), ma anche due indirizzi mail (raffaele.delgiudice@comune.napoli.it oppure servizio.clienti@asianapoli.it) per raccogliere elementi sulla banda degli incendiari delle notti napoletane, specie in un periodo in cui il ciclo raccolta rifiuti - specie in periferia - fa registrare disservizi per gli intoppi nel funzionamento degli impianti di smaltimento. Possibile a questo punto un'indagine di sistema sui falò delle campane a Napoli, sullo strano assalto organizzato contro le campane della carta e della plastica (lasciando intatte quelle del vetro e delle stoffe usate), nelle zone dove in estate il racket torna a farsi vivo, dopo le «rate» di Natale e Pasqua.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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