«Città intrisa di camorra» ma
a Castellammare il raduno è un flop

«Città intrisa di camorra» ma a Castellammare il raduno è un flop
di Fiorangela d'Amora
Domenica 21 Novembre 2021, 11:53
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Una città nelle mani della criminalità e della camorra. A Castellammare un'emergenza cronica che diventa terreno di scontro politico e bandiera da sventolare. Il sindaco di centrodestra Gaetano Cimmino scende in strada per proporre «un vaccino contro la camorra» portando il dibattito sul sagrato della Cattedrale in piazza Giovanni XXIII, a pochi passi dal Comune. Giovani, associazioni e parroci per spronare «il singolo cittadino a fare la propria parte», proprio nei giorni che precedono il Natale, quando la pressione sui commercianti e imprenditori da parte degli esattori del pizzo è ancora più forte. In realtà non c'era la folla delle grandi occasioni, ad ascoltare le parole di don Ciro Cozzolino di Libera e don Gennaro Giordano: studenti, rappresentanti del Forum delle associazioni e dei giovani, animalisti e il sindaco accompagnato da due assessori della sua giunta - il terzo era sul palco - e solo tre consiglieri comunali su 16.

La minoranza aveva annunciato che non avrebbe partecipato e le parole in questo caso diventano macigni: «Sarebbe già in periodi normali una iniziativa discutibile.

In una città in cui la camorra controlla i gangli delle attività alberghiere e commerciali, la distribuzione degli alimenti, molte attività di ristorazione, dove l'usura lambisce le stanze del potere, dove il racket è una pratica da colletti bianchi, dove ci sono stati sindaci che innanzi alla camorra abbassavano la testa, e innanzi ai deboli facevano i forti, come dichiarato da un pentito, facciamo fatica a individuare soggetti abilitati al rilascio di patenti di immunità», hanno scritto Andrea Di Martino (Idv), Francesco Iovino (Pd), Francesco Nappi (M5S), Giovanni Nastelli (Uniti per Stabia), Tonino Scala (Leu) e Michele Starace (Partito per la Città). L'ultimo riferimento è a quanto emerso pochi giorni fa durante il processo ai killer di un camorrista ucciso in un appartamento di proprietà del Comune occupato abusivamente da affiliati ai clan. Nessuna sorpresa, in una città dove l'asilo comunale veniva utilizzato per summit di camorra, e dove un imprenditore è stato condannato perchè riconosciuto colpevole di estorsioni ad altri titolari d'azienda. Ma c'è di più. Venerdì prossimo la commissione d'accesso inviata dal Viminale in Comune per accertare possibili infiltrazioni chiuderà i suoi lavori, e l'opposizione non fa sconti: l'iniziativa di ieri incarna una «mancanza di rispetto verso una istituzione dello Stato. Oggi - concludono i consiglieri - non è il tempo della propaganda, non è il tempo della mistificazione della realtà, non è il tempo del mescoliamoci. Oggi è il tempo della separazione del grano dall'oglio se vogliamo provare a salvare questa città».


Un altro momento delicato, l'ennesimo per Castellammare, al centro di indagini e processi che guardano agli ultimi dieci anni di politica cittadina. Un'attesa che alimenta tensioni, ma l'impressione è che sulla questione camorra la città si sia di nuovo impantanata, senza trovare vie d'uscita costruttive. Il botta e risposta degli ultimi giorni tra il Pd cittadino e il sindaco ne sono la dimostrazione. «Un boss, intercettazioni alla mano, che sostiene apertamente di aver fatto votare per un candidato consigliere di Forza Italia nelle elezioni del 2018; parentele, tra i banchi della maggioranza, che definire scomode è un eufemismo, e dalle quali non si sono mai prese le distanze» aveva accusato il segretario dem Peppe Giordano, nel dibattito senza tempo con il sindaco che replicava ricordando vicende simili in passate amministrazioni di centrosinistra e rimarcava come di fatto i protagonisti della politica e le ombre camminano da troppi anni assieme. Non basta tutto questo a definire lo scenario perché tra i banchi della maggioranza siedono parenti di boss condannati e nell'intero emiciclo soggetti tuttora attenzionati.

Ieri mattina don Ciro Cozzolino avrebbe voluto scuotere le coscienze, è dovuto scendere in platea per sentire la voce di qualche giovane, per rompere il ghiaccio e ricordare «che il problema di fondo è che non abbiamo il senso del bene comune». Don Gennaro Giordano, prima parroco a Pimonte e ora alla guida della comunità del rione Cmi di Castellammare, si è lasciato scappare il grido «sveglia» ai presenti poco partecipi al dibattito. Poco dopo mezzogiorno erano tutti vaccinati, ospiti e presenti avevano firmato il loro impegno a combattere nel quotidiano la camorra e denunciare usura e racket. A rimarcarlo è proprio il sindaco che guarda al prossimo appuntamento in piazza previsto per il 4 dicembre: «La camorra è un virus che si insinua dove c'è povertà educativa e sociale, dove lo Stato è stato assente per troppi anni, dove non c'è lavoro. E per debellare questo virus occorre fare rete tra istituzioni, forze dell'ordine, associazioni, scuole, parrocchie e tutti i cittadini».
 

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