Castellammare, droga e racket
al Savorito: 20 anni ai fratelli Imparato

Castellammare, droga e racket al Savorito: 20 anni ai fratelli Imparato
di Dario Sautto
Sabato 3 Ottobre 2020, 12:24
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Il racket degli estintori imposto a imprenditori e commercianti («Altrimenti lo brucio a questo») e lo spaccio di droga gestito in esclusiva nella mega piazza del «bronx Faito». Arrivano undici pesanti condanne per i «fedelissimi» del clan D'Alessandro, quella famiglia Imparato - alias i «Paglialone» - che tra le palazzine del rione Savorito di Castellammare avevano costruito la loro roccaforte. Vent'anni ciascuno era stata la richiesta avanzata dal pm Giuseppe Cimmarotta per conto della Dda di Napoli nei confronti dei fratelli Salvatore «'o paglialone» e Michele «zì Peppe» Imparato, ritenuti i capi del gruppo legato al clan del rione Scanzano e per il gip era la condanna giusta da infliggere ai due che, intercettati, spiegavano come «il carcere non se lo fa più nessuno, solo noi, i guaglioni dei D'Alessandro». Un modo di pensare chiaro, che dimostrava anche l'avversione degli Imparato contro i collaboratori di giustizia, attaccati in maniera plateale la notte dei falò dell'Immacolata 2018 con uno striscione vergognoso che recitava testualmente «Così muoiono i pentiti, abbruciat», bruciato insieme a un manichino impiccato mentre cantava il neomelodico Tony Marciano. Meno di un anno dopo, era il 9 settembre dello scorso anno, il maxi blitz dei carabinieri della compagnia di Castellammare sgominò il gruppo diretto dai fratelli Imparato, con la sentenza di primo grado che ieri ha portato a condanne per oltre un secolo di carcere.

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A parte i 20 anni ciascuno per Salvatore e Michele Imparato, sono stati condannati tutti gli altri imputati. Dodici anni e otto mesi di reclusione per Giovanni Longobardi «'o malommo», 12 anni per Gregorio Cesarano «'o criolo» e Silvio Onorato, tutti in condanni in continuazioni con precedenti sentenze già passate in giudicato sempre per spaccio di droga. Per Ciro Amodio e Francesco Massa «Faruk» la pena da scontare in carcere è di dieci anni e otto mesi, dieci anni e due mesi per Giovanni Di Maio, tutti spacciatori di cocaina nel rione. Otto anni e otto mesi per Nicola Capasso, ritenuto uno dei fornitori di stupefacenti di Secondigliano. Condanne più blande anche per Pasquale Cabriglia (quattro anni) e Catello D'Auria (tre anni e quattro mesi).
Le indagini dei carabinieri svelarono il sistema dello spaccio nel quartiere dell'ex fabbrica dell'Aranciata Faito, con pusher e vedette al soldo degli Imparato. Ma non solo. Le intercettazioni rivelarono come Michele Imparato (assunto per la messa alla prova) fosse riuscito a prendere il comando di un'azienda specializzata nell'installazione di estintori, togliendo clienti alla concorrenza perché «a Castellammare estintori non li deve mettere più nessuno al di fuori dei Paglialoni».
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