Un rogo devastante scoppiato all’1,30 di notte in un caseggiato popolare alla periferia di Catanzaro, ha investito in pieno una famiglia di 7 persone e condotto alla morte tre fratelli. Saverio, 22 anni, affetto da autismo e ritrovato nel bagno, Aldo, 16 anni, e Mattia Corasaniti, 11 anni, non ce l’hanno fatta a raggiungere il balcone. I genitori e altri due figli sono invece ricoverati in gravi condizioni: il padre Vitaliano, 42 anni, intossicato e ustionato, è intubato nella rianimazione dell’ospedale del capoluogo calabrese insieme al figlio Antonello di 14. La mamma Rita Mazzei di 41 anni lotta invece tra la vita e la morte al centro grandi ustionati di Bari e la seconda figlia, Z., di 12 anni, è al Santobono di Napoli dove è arrivata in elicottero alle 8,30 di ieri mattina.
La bimba è stata operata e stabilizzata ed è in rianimazione in prognosi riservata. «Siamo convinti che ce la possa fare - avverte Marcello Zamparelli, il chirurgo che è intervenuto - cruciali saranno le prossime 48 ore. Ha il lato destro del corpo malridotto mentre il sinistro è quasi indenne». A salvare la piccola, secondo le testimonianze dei vicini di casa, è stato l’abbraccio della madre che aveva chiesto aiuto dal terrazzo con la bimba in braccio. I soccorsi sono arrivati velocemente, ma non abbastanza da evitare la tragedia. «Quando è giunta da noi - racconta il chirurgo napoletano - non sapevamo né il nome, né la dinamica dell’incidente e per questo abbiamo effettuato una Tac total-body. In cartella abbiamo dovuto scrivere “anonima ustionata”. Le fiamme hanno compromesso purtroppo a tutto spessore anche la cute dell’arto superiore e della mano, in piccola parte il volto. «Le ustioni da fiamma sono le più profonde - continua Zamparelli - la gravità si valuta in base alla quota di superficie colpita (in questo caso il 25%) e per la profondità. Quando le lesioni sono così profonde la guarigione spontanea non avviene e servono tecniche di riparazione».
Il Santobono è centro pilota in Italia, nell’ambito di un progetto di collaborazione con l’Università di Zurigo per la coltivazione della cute omologa degli ustionati. «Abbiamo già prelevato un lembo sottile di cute della bambina - spiega il manager Rodolfo Conenna - sarà spedita a Zurigo, ingegnerizzata e coltivata in vitro. Ci consentirà di trapiantare alcuni lembi di 7 centimetri per 7 da qui a un mese. Da tempo abbiamo attivato il centro ustionati per accogliere bambini da tutto il centro sud. Siamo l’unica realtà pediatrica a sud di Roma. Entro i prossimi sei mesi apriremo una nuova unità tecnologicamente avanzata con una sala operatoria dedicata e 6 posti letto».
Sul piano clinico va considerato che l’ustione progredisce nelle prime 48 ore. Per ora sono stati asportati i tessuti necrotici e medicato le ferite con schiuma assorbente di poliuretano impregnata di sulfadiazina argentica, un potente antibatterico. «Le peggiori complicanze in questi casi - avverte il chirurgo - sono le infezioni e la disidratazione. Abbiamo avviato l’alimentazione parenterale totale arricchita di proteine e nutrienti in quanto la bambina assorbe molte energie per fabbricare nuova cute. Le cure saranno lunghe e accompagneranno la piccola durante i prossimi anni in cui crescerà ma siamo molto fiduciosi». La bambina resta intubata anche perché ha inalato fumo e potrebbe avere ostruzioni al naso.
Gli inquirenti sono intanto al lavoro per capire l’origine del rogo: si tratterebbe di «un incendio generalizzato», che ha distrutto tutto. Ma è ancora mistero sulle cause dell’innesco. A rendere ancora più penosa la storia di questa famiglia il fatto che nel 2016 era stata costretta a lasciare l’abitazione popolare dove viveva non lontana da quella distrutta dalle fiamme. Al ritorno dal mare avevano trovato l’immobile occupato abusivamente. Pratica frequente in quel quartiere periferico di Catanzaro ad alta densità criminale che lo fa assomigliare tristemente ad alcuni delle zone popolari di Napoli.