Marco Di Lauro sembrava imperdibile. Era ricercato dal lontano 2005, dai tempi della prima sanguinosissima faida di Secondigliano. Figlio di Paolo, il «ras della droga», l’uomo d’oro che ha saputo trasformare il traffico di sostanze stupefacenti in un business miliardario, ha fatto perdere le sue tracce polverizzando il record paterno. Di lui si sa poco, nonostante l’agiografia criminale che lo descrive presente ancora sul territorio dell’area nord di Napoli e ancora grande burattinaio degli affari di famiglia, che proseguono nonostante tutto. Un’informativa riservata lo descrive come un vero camaleonte: cambia continuamente aspetto e fattezze, essendo riuscito una notte persino a sfuggire a un posto di controllo perché travestito e truccato da donna.
Ma per molti si nasconde e opera ancora nel suo regno, che è quello del cosiddetto «Terzo Mondo» di Secondigliano. A Secondigliano, ma soprattutto nel resto del mondo, viene attivamente ricercato anche Raffaele Imperiale, broker dei traffici internazionali di droga. Vita dorata a cinquestelle trail Messico e Dubai, imprendibile.
Più giovane di lui e di Marco Di Lauro, madecisamente e ugualmente impegnato a gestire lo snodo del traffico di droga che rifornisce mezza città, è Umberto Accurso. Fratello di Antonio (arrestato), è la testa pensante del gruppo dei «girati», chiamati così perché si rivoltarono contro i loro alleati accordandosiconi vecchinemici. Un sodalizio, questo, che raggruppa giovani delinquenti pronti a tutto e capaci diaverimpostounoscomodosfrattopersino agli Scissionisti del gruppo Abbinante - Abete dalle Vele di Scampia. Su di lui pesano sospetti e capi d’accusa pesantissimi. Dalle inchieste della Direzione distrettuale antimafia emerge che il gruppo dei girati gestisce il traffico e lo spaccio di marijuana, crack, eroina e cocaina, oltre che delle estorsioni nell’area della periferia settentrionale della città.