Centro trapianti, due anni di stop a Napoli: «Si opera solo in emergenza»

Centro trapianti, due anni di stop a Napoli: «Si opera solo in emergenza»
di Maria Pirro
Lunedì 21 Gennaio 2019, 08:41 - Ultimo agg. 10:09
3 Minuti di Lettura
Si fa festa in corsia. Viene dimesso oggi Alessio Carillo, 15enne di Scafati: è il primo adolescente sottoposto a trapianto di cuore nel centro pediatrico del Monaldi dopo la sospensione degli interventi durata due anni. E il suo ritorno a casa, alla normalità tanto ricercata, fa scattare una mobilitazione straordinaria per riattivare a regime pieno la struttura, unico riferimento nel Sud e ufficialmente non ancora autorizzata a operare. In campo genitori, comitati e Federconsumatori.

Quella di Alessio è una storia straziante: «Ha avuto un ictus, il 27 luglio 2018», racconta sua madre Stefania De Caro, ricordando il trasferimento d'urgenza a Napoli dal Ruggi d'Aragona. «A causa di una miocardite, il 23 agosto, gli hanno impiantato il berlin heart», un organo artificiale, aspettando quello vero, indispensabile per restare in vita. Quindi, il trapianto: eseguito il 3 gennaio, in deroga. Cioè, grazie a una speciale autorizzazione.
 
«A distanza di due settimane, il positivo decorso post-operatorio è la prova che l'attività chirurgica può e deve riprendere con continuità», dice Dafne Palmieri, portavoce del comitato che raggruppa i genitori dei piccoli pazienti e annuncia battaglia per accelerare l'iter: la richiesta, finalizzata a ottenere il via libera, è condivisa e ufficialmente già formulata dai vertici dell'ospedale. «Ma, senza l'okay, siamo costretti a operare solo in caso di emergenze gravissime, nostro malgrado, perché potremmo occuparci anche degli altri bimbi e adolescenti, come abbiamo dimostrato negli anni precedenti», sostiene Andrea Petraio, responsabile dell'unità di Assistenza meccanica al circolo e dei trapianti nei pazienti adolescenti, creata per alzare i livelli di cura e, soprattutto, consentire la presa in carico di giovani come Antonio Musto, ricoverato all'età di 14 anni e appena richiamato per un check-up. «Lavoro nel campo dell'informatica, proprio per il sito web del Monaldi», ride.

L'unità guidata da Petraio ha al momento sei posti letto, nella cardiochirurgia per adulti, sette infermieri dedicati e altri due medici oggi prendono servizio per colmare le carenze in organico. «Mancano, però, spazi di socializzazione fondamentali per i nostri ragazzi», fa notare Palmieri, spiegando che «stanze e corridori vuoti, individuati all'interno dell'edificio, possono consentire di risolvere gli ultimi problemi organizzativi: secondo le garanzie ricevute, la questione logistica avrebbe dovuto essere risolta già a settembre». «C'è la volontà di farlo, da parte della direzione, con i lavori programmati nell'ex otorinolaringoiatria. Ed è previsto un ulteriore reparto per i pazienti in scompenso cardiaco e gli adulti con malattie congenite. In un unico centro del Mezzogiorno si punta così a dare adeguate risposte a tutti i malati, da zero ai 90 anni», dice Petraio.

Gennaro Maschio, 21enne napoletano in lista d'attesa, è il volto della svolta necessaria, e guarda più lontano: «Vedo che c'è ancora tanta ignoranza sull'argomento, anche io non ne capivo niente fino a quando il problema è diventato mio...» Chiede, dunque, di lanciare un appello: «Donare gli organi è l'occasione per dare speranza, quando non c'è più nulla, purtroppo, da tentare per un proprio familiare». Annuisce Carlo Spirito, avvocato di Federconsumatori, ricordando che, «in merito alla sospensione degli interventi e al ricovero dei bimbi con gli adulti, è in atto un'istruttoria da parte dell'autorità giudiziaria, e la prima udienza sul ricorso al giudice civile è fissata per il 28 gennaio. E invece, non si sa ancora quando l'attività dei trapianti pediatrici tornerà a regime. Ma, fino a quel giorno, la mobilitazione non si fermerà».
© RIPRODUZIONE RISERVATA