Cimiteri, a Napoli 40mila tombe al buio ma il Comune spende 13 milioni

Cimiteri, a Napoli 40mila tombe al buio ma il Comune spende 13 milioni
di Luigi Roano
Giovedì 10 Ottobre 2019, 11:11
4 Minuti di Lettura
«Ogni anno il 2 novembre c'è l'usanza per i defunti di andare al cimitero per portare loro un pensiero» recita Totò nella sua celeberrima A livella, ma quest'anno quel pensiero che per i napoletani legatissimi al culto dei morti è accendere le luci oltre che di portare i fiori, rischia di essere una giornata letteralmente buia. Ci sono almeno 40mila lampade votive spente, dal Cimitero del Pianto, all'Ipogeo comunale non perché sia stata staccata la corrente, ma perché manca la manutenzione. A tutt'oggi mancano gli uffici o del Comune o della ditta incaricata - subentrata alla Selav per la manutenzione - vale a dire la Citelum - a cui gli utenti possono rivolgersi per riparare i guasti e soprattutto allacciare nuove utenze, purtroppo a Napoli come nel mondo si muore ogni giorno e quindi ci sono nuove tombe. Invece in questo periodo di vacatio sono ritornati in grande stile gli abusivi. Lampadine nel camice, utensili bene in vista e il classico «dottò vi servono lampadine?». E atteso che a nessuno piace vedere la tomba dei propri cari al buio, con una lauta mancia si ottiene il servizio che fino a pochi mesi fa era invece regolarizzato da un contratto e da operai ad hoc. Si potevano addirittura prenotare le lampade via mail e pagare il dovuto sul sito.

 

LA FESTIVITÀ
La sostanza è che il 2 novembre si prospetta come una giornata del ricordo - di per sé malinconica - e anche al buio. Ci vorrebbe - come si dice in questi casi - una task force comunale per cercare di mettere a posto le cose. E se partisse oggi, a poco meno di un mese dalla festività dei defunti, sarebbe difficile riparare i guasti e verificare le circa 250mila utenze cimiteriali. Si ricorderà che il Comune ha interrotto il rapporto con la Selav in seguito a una inchiesta su una presunta turbativa d'asta grazie alla quale la stessa Selav si sarebbe aggiudicata la gara di appalto. Di qui dopo una guerra a colpi di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato il Comune ha rotto il rapporto con la Selav che garantiva un canone fisso al Comune di 3,6 milioni l'anno e la manutenzione del servizio delle lampade votive. Con la Selav che si era impegnata a investimenti per circa 70 milioni in 10 anni. Il 24 aprile, dunque, cessa il rapporto tra Comune e Selav. A questo punto il Comune affida in concessione - senza passare per una nuova gara di appalto in attesa che le vicende giudiziarie si definiscano - alla Citelum. Azienda che già gestisce l'illuminazione pubblica per conto del Comune. Il nuovo patto entra in vigore il 24 luglio e terminerà a dicembre del 2021. Palazzo San Giacomo verserà in due anni e mezzo nelle casse di Citelum complessivamente 13 milioni e 752mila euro. Così suddivisi: per l'anno in corso 3 milioni e 752 mila euro, per gli altri due 10 milioni. Per l'illuminazione votiva alla Citelum vanno nel 2019 2,8 milioni e 900mila euro per l'energia elettrica. Nel 2020 e nel 2021 3,8 milioni per l'illuminazione e 1,2 milioni per l'energia elettrica.
IL PASTICCIO
Proviamo a far chiarezza, ricostruendo ciò che è accaduto. Con due sentenze della magistratura amministrativa i cui esiti si sono rivelati diametralmente opposti. Partiamo dalla prima pronuncia, quella emessa dal Tribunale amministrativo regionale - la numero 7005 del 2018 - che si era espresso per l'annullamento della revoca dell'affidamento in concessione dei servizi di illuminazione ambientale e votiva nei cimiteri del Comune di Napoli alla Selav. A seguito di ricorso, questa decisione è stata ribaltata dal Consiglio di Stato, che in sede giurisdizionale ha respinto definitivamente il ricorso proposto dalla Selav, accogliendo il ricorso proposto dal Comune. Forte di tale decisione, l'amministrazione si è vista pertanto riconoscere il proprio diritto. Non è finita qui perché il caso giudiziario è molto più ingarbugliato in quanto subentra anche la Corte dei Conti. Dal 2007 al 2014 il Comune ha incassato per i servizi solo briciole, circa 300mila euro. La magistratura contabile ha contestato mancati incassi per 38 milioni. Per questo si decise di revocare alla vecchia società di gestione l'appalto, e si passa a Selav che garantiva 3,6 milioni l'anno. Arriviamo così ai giorni nostri, all'attualità, con l'illuminazione votiva senza manutenzione, migliaia di lampade spente e con la prospettiva che il 2 novembre sia ricordato come quello delle luci spente sulle tombe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA