Cimitero, a Napoli sprofondano altre cappelle: per salvarle i palloni della Concordia

Cimitero, a Napoli sprofondano altre cappelle: per salvarle i palloni della Concordia
di Paolo Barbuto
Martedì 15 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 16 Marzo, 07:25
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La foto che vedete al centro di questa pagina non è frutto di una manipolazione né di una prospettiva ben studiata per drammatizzare l’immagine: quella raffigurata è la cappella De Santis che il cimitero di Poggioreale ha lentamente “inghiottito” a partire dal cinque di gennaio. 

Si tratta dei postumi del grande crollo, quello che fece venire giù due arciconfraternite dalle quali precipitarono al suolo duecento loculi con tutti i resti che contenevano. Le macerie di quei crolli sono ancora lì, i resti umani mescolati alle pietre pure: nessuno è mai più arrivato sul luogo perché ci sono troppi pericoli e la Procura vieta l’accesso alla zona.

Subito dopo il crollo la Procura sequestrò il cimitero e pretese rigorosi controlli statici. 

Il cedimento fu generato da un’improvvisa fuoriuscita d’acqua di falda alle porte della costruenda stazione della metropolitana: l’acqua trascinò via il terreno della collina di Poggioreale e privò del sostegno le congregazioni che crollarono.

Quel fiume d’acqua s’è fermato solo dopo 26 giorni, il primo di febbraio, durante tutto quel tempo ha portato via altre tonnellate di terreno che hanno letteralmente svuotato la collina del cimitero. 

Gli assestamenti rilevati dalle sofisticate apparecchiature, si sono fermati solo alla fine di febbraio. Niente più movimenti del terreno e nemmeno sprofondamenti. Così la Procura ha dato i primi permessi per l’esecuzione di interventi di messa in sicurezza.

Bisognerà sistemare tutti i guai generati dalla fuoriuscita d’acqua per poi avvicinarsi alla zona del crollo e provvedere, finalmente, al recupero dei resti umani e poi alla ricostruzione degli edifici crollati.

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Le strade del cimitero che si sono letteralmente spaccate, negli ultimi giorni sono state sistemate con lavori speciali di “sarcitura” effettuati da Metropolitana Spa. Per il resto degli interventi, però, c’è bisogno di direttive che vengano da esperti del settore dei disastri. Insomma, probabilmente interverrà la Protezione Civile per indicare in che modo procedere. Il fatto è che nella zona che circonda il crollo, una infinita serie di cappelle private ha subito danni, anche importanti, per via della mancanza di sostegno del terreno sottostante. Ci sono molti interventi da eseguire, quasi tutti su strutture ottocentesche, fragili e preziose.

L’immagine che ha maggiormente colpito i tecnici, però, è quella della cappella “De Santis” inghiottita dal terreno nel quale è sprofondata per almeno un metro e mezzo prima di bloccarsi. Incredibilmente la struttura, fatta di grossi blocchi di Piperno, è rimasta intatta nonostante lo sprofondamento e il “piegamento” in avanti di almeno 12 gradi. 

Una decisione sul recupero della cappella spetterà ai tecnici della protezione Civile, l’ipotesi più probabile di recupero, per adesso, è quella di utilizzare speciali palloni resistenti che vengono inseriti sotto la struttura e poi si gonfiano per farla risalire. Si tratta della stessa tecnica (e dello stesso tipo di palloni) utilizzati al tempo per riportare in linea di galleggiamento la Costa Concordia affondata all’isola del Giglio.

Solo quando sarà conclusa questa porzione di lavori si potrà procedere ed arrivare all’area del crollo. Nel frattempo, però, il cimitero resta ancora chiuso, sotto sequestro. Perché gli esperti nominati dalla Procura, anche se i fenomeni di “movimento” del terreno sono fermi ormai da un pezzo, preferiscono attendere ancora prima di considerare sicura l’intera area e farla riaprire, almeno nella parte non coinvolta dai crolli, ai cittadini per consentire loro di tornare a visitare i defunti. 

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