La favola Circum e il viaggio in treno che cura Michele dall'autismo

La favola Circum e il viaggio in treno che cura Michele dall'autismo
di Francesca Mari
Lunedì 16 Dicembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 11:02
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Per molti è un'odissea, è un incubo, tra ritardi, soppressioni e caos quotidiano. Ma per Michele, un bimbo autistico ed emofiliaco di 8 anni e mezzo, il viaggio in Circumvesuviana è un'avventura fantastica che negli anni lo ha aiutato a migliorare le sue difficoltà relazionali e sociali. Come nel film di animazione «Winnie the Pooh alla ricerca di Christopher Robin», il suo preferito, i viaggi settimanali da Torre del Greco a Napoli per raggiungere il centro specialistico sono avventure, le attese una sfida, le persone maleducate i cattivi da combattere, quelle gentili gli amici. Lui è il supereroe che alla fine vincerà.

Una favola in cui anche il disagio diventa opportunità, grazie all'amore di una mamma, Cira Amato, madre single che da sola, con tre figli, ha creato un suo mondo fantastico per accompagnare Michele due volte a settimana in un centro specialistico al Vomero e, talvolta, anche all'ospedale Loreto Mare per le trasfusioni. Così la Circum, sempre al centro di polemiche per disservizi e disagi, diventa per magia una forma terapeutica, e per Michele un appuntamento irrinunciabile. Cira ha 41 anni, fa la sarta, vive con i tre figli, Annamaria di 14 anni, Vincenzo di 12 e Michele che a giugno prossimo compirà 9 anni. «Quando nacque rischiammo entrambi la vita è il commosso racconto di Cira - perché venne al mondo soffocato dal cordone ombelicale. Da Boscotrecase fu trasferito alla terapia intensiva neonatale di Castellammare e poi al Cardarelli. È vivo per miracolo. Purtroppo, quasi subito gli fu diagnosticata l'emofilia e a ventuno mesi l'autismo. Mi sono rimboccata le maniche. In un primo momento, Michele è stato seguito in centri locali. Poi sono stati necessari gli spostamenti a Napoli, al Loreto Mare per le trasfusioni settimanali, che ho imparato a fare da sola, e due volte a settimana al Vomero, al centro del dottor Francesco Bianco, per la terapia. Non avendo l'auto, ho dovuto affrontare a viso aperto i viaggi in Circumvesuviana. Temevo il suo rifiuto, le sue crisi, la paura di ritrovarsi in vagoni affollati. Così mi sono inventata il gioco di Winnie the Pooh. Dopo tre anni il bambino si è aperto».

Come nel film, in cui Winnie e i suoi amici Pimpi, Tigro, Ih-Oh e Tappo devono compiere un viaggio in treno per raggiungere un posto misterioso in cui è in pericolo Christopher Robin, ogni viaggio di Michele e mamma Cira è un'avventura. «Come il personaggio del cartone, Michele all'inizio aveva paura di prendere il treno. Ora è un esperto. Abbiamo anche dei trucchetti: ci sistemiamo nei primi vagoni, così che a piazza Garibaldi siamo i primi a scendere. Lui mi dice: Mamma, abbiamo tutti dietro, vedi?; Sì, Michele, stiamo vincendo. Qualche volta va in crisi, quando si sente tante persone addosso, io gli spiego che anche loro devono raggiungere la meta. In tre anni è cambiato: parla con la gente, conosce a memoria i tabelloni con le destinazioni e gli orari, dà consigli ai passeggeri sui treni».

Cira e Michele sono diventati un punto di riferimento per i passeggeri della Circum e protagonisti della pagina satirica Spotted Vesuviana di Paolo Pipicelli. «Molte mamme di bimbi speciali - conclude Cira - spesso spaventate mi chiedono consigli. Io dico solo che i nostri piccoli sono un valore aggiunto e che per loro non dobbiamo annullarci, ma rinascere». E Michele, se gli si chiede quanto gli piaccia la Circumvesuviana, risponde: «Molto».
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