«Aiuto, siamo bloccati sotto la scala»:
la notte del terremoto a Ischia

«Aiuto, siamo bloccati sotto la scala»: la notte del terremoto a Ischia
di Ciro Cenatiempo
Martedì 22 Agosto 2017, 07:13 - Ultimo agg. 08:39
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ISCHIA. «Siamo bloccati in casa, aiutateci. La scala di accesso all'esterno è crollata e non possiamo muoverci, siamo in quattro e c'è un anziano ammalato che è immobilizzato a letto. Se potete, fate presto». La voce di una giovane donna al telefono è ferma, scandisce bene l'indirizzo: è al Maio, la piazza nella zona alta di Casamicciola; con Lacco Ameno, il cuore fragile dell'isola che si è spezzato. Al centralino dei Vigili del fuoco, il capo squadra Ettore Occupato prende nota di tutto, invita alla calma e promette un intervento rapido. «Stanno arrivando i rinforzi da Napoli, tutte le squadre disponibili intanto sono già uscite e si trovano in zona, adesso le avvertiamo, signora, non si preoccupi e quelle che ora sta avvertendo sono piccolissime scosse di assestamento, non si lasci prendere dal panico», spiega con decisione e sicurezza, senza perdere la lucidità mentre risponde contemporaneamente al cellulare e cambia il canale di trasmissione alla radio di servizio.

Da Napoli arriveranno anche gli uomini della Protezione civile. Ci sono i traghetti di Medmar e Caremar pronti a salpare per il trasporto di unità speciali. Gli squilli si ripetono senza soluzione di continuità, in un mare di linee intasate da chi cerca soccorso e chi si offre volontario. Ettore, che conosce il territorio come le proprie tasche, dieci minuti dopo lascerà la caserma per accorrere a dare manforte dove tutto è buio, mentre si rincorrono le voci di un disastro con vittime accertate, come di una nonnina colpita dai calcinacci della chiesa di Santa Maria del Suffragio; dispersi e venticinque feriti che evoca almeno a fior di pelle l'ecatombe del 1883. Per fortuna non è proprio così, ma il dramma anche se circoscritto non è meno grave e pesante della tragedia di un tempo. Si comprende subito che le case vetuste non più agibili sono tante, i muri di confine e le vecchie parracine di contenimento delle proprietà agricole sono venute giù e intasano le stradine di accesso di molte abitazioni nella zona residenziale di Lacco Ameno, come a Mezzavia.

Molte le famiglie isolate. Le sirene di ambulanze, carabinieri e polizia fendono la notte. Passa un escavatore. A condurlo c'è il titolare di una ditta di costruzioni. Va al Maio. Sulle chat di inseguono le foto e le testimonianze. Sono passati pochi minuti dal boato cupo e infernale che è stato avvertito sulle colline interne e nell'area di Barano, mentre c'è chi non si è accorto di nulla, come un'anziana beghina appena uscita dalla chiesa di Piedimonte, dopo la messa serale. «La mia amica Immacolata dice è pure caduta sul sagrato, ma io non mi sono resa conto che la terra stesse tremando». Ma la distruzione è ad appena tre chilometri in linea d'aria. Come la chiesa che è sparita in una nuvola di polvere e mattoni. I crolli delle abitazioni ultradecennali e i corpi seppelliti; e il terrore di chi ha visto la morte con gli occhi negli alberghi di La Rita, l'antica zona termale, dove si è spaccato un po' di tutto, resterà impresso per sempre nella memoria.
 



«Quando sei in vacanza pensi che non possa mai accadere nulla del genere e invece eccoci a guardarci tutti negli occhi, per fortuna sani e salvi. E siamo ovviamente anche pronti a dormire all'addiaccio, perché l'hotel è inagibile», spiega chi non può esorcizzare un terrore troppo fresco e così inaspettato. Non sarà facile raggiungerli, molte strade come quella Borbonica sono state bloccate dalle forze dell'ordine. Come sempre, del resto, di fronte a un sisma, superficiale e comunque micidiale come questo, si resta interdetti di fronte alle reazioni dei singoli, diverse e complesse. Il sindaco casamicciolese Giovanbattista Castagna, ha insediato una unità di crisi nella sede municipale nel palazzo Bellavista. Lavora con la speranza a portata di telefono, l'attesa di una notizia buona. Che non tarda ad arrivare: due giovani, un uomo e una donna incinta sono stati appena tirati fuori dalle macerie, e si odono le grida di tre bambini vivi, ancorché non ancora raggiungibili dai soccorritori. Purtroppo le lesioni e le crepe sono ovunque, e poco alla volta lo scenario si fa preoccupante.

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