Clochard in aumento a Napoli, l'allarme della Caritas: «Esercito di duemila persone»

Clochard in aumento a Napoli, l'allarme della Caritas: «Esercito di duemila persone»
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 23 Ottobre 2022, 11:00
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Aumentano i poveri e, insieme, cresce inevitabilmente il numero dei senza fissa dimora che - sulla base degli ultimi dati raccolti dalla Caritas di Napoli - sarebbero circa duemila. Cifra più o meno in linea con quella registrata dal Servizio comunale welfare che nell'ultimo rapporto parla di circa 1800 persone ufficialmente censite.

Stessi numeri anche dalla comunità di Sant'Egidio che garantisce quotidianamente pasti e assistenza ai clochard che vivono sotto i portici delle gallerie, intorno alla Stazione centrale, a due passi dal Duomo, sul ciglio dei negozi chiusi e ovunque ci sia un minimo di riparo. Extracomunitari soprattutto, ma anche tanti napoletani, senza casa e senza reddito, costretti a vivere in strada o, i più fortunati, a passare la notte nei dormitori della città. Grande attenzione e fari puntati, su questa ennesima emergenza, da Caritas, Comune, Questura e Prefettura, proprio Claudio Palomba ha invocato un piano per la gestione dell'emergenza. Tutti pronti a lavorare in sintonia quando l'obiettivo da raggiungere è quello di aiutare chi vive nel disagio e nella miseria, garantendo nello stesso tempo la sicurezza di tutti. Senza dimenticare le associazioni di volontariato che, ogni giorno, offrono il loro prezioso contributo alla sopravvivenza di chi non ha più nulla. E sono proprio loro, i volontari, attraverso un giro di chat che si allarga sempre di più, a lanciare l'allarme: «Le spese che abbiamo consegnato fino a oggi non bastano più - racconta Anna Di Biase, che con la sua Spa, Società per amore - assiste decine di famiglie.

I prezzi continuano a salire e il bisogno di cibo aumenta. Ce la mettiamo tutta per assecondare le esigenze dei nostri poveri». Ma torniamo ai numeri e alla crescente preoccupazione per l'aumento dell'incidenza di povertà. Colpa della grave crisi economica in atto, delle bollette sempre più care, della precarietà del lavoro che non sempre riesce a garantire alle famiglie il sostegno necessario ad arrivare alla fine del mese. 

Il Covid poi ha spazzato via tutte le attività lavorative occasionali, quelle che consentivano a tanti padri di famiglia di guadagnare venti, trenta euro al giorno per andare avanti. Da qui la necessità di mettersi in fila per ricevere il pranzo anche se non sei senza fissa dimora. Dalla mensa del Carmine a quella organizzata nella chiesa di Santa Sofia, dal Binario della solidarietà - ristoro quotidiano per chi non ha più nulla - alla cena servita nel centro La Tenda dai ragazzi di padre Antonio Vitiello, nel cuore della Sanità. I volontari delle associazioni napoletane - a cominciare da quelli della Caritas sotto la guida attenta di suor Marisa Pitrella, prima donna al vertice dell'organizzazione diocesana di Napoli - lavorano senza sosta. Massimo impegno e grandi risultati: se non fosse per loro, ogni giorno, un esercito di persone non saprebbe dove, e che cosa, mangiare. E a loro, ancora una volta, va il grazie di suor Marisa, anima e motore di un organismo pastorale che si occupa del bene comune. Un ruolo delicato, assai complesso, in una città come Napoli dove la povertà, oggi più che mai, sfiora vette altissime e il disagio, e la precarietà, rappresentano la condizione di vita ordinaria per tante, troppe persone. 

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D'altronde è solo di qualche giorno fa la presentazione - in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà - del rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale dal titolo più che eloquente: L'anello debole. Tra gli anelli deboli, qui a Napoli, i giovani in particolar modo, colpiti - assicura la Caritas - da molte forme di povertà: da quella ereditaria, che si trasmette di padre in figlio per cui occorrono almeno cinque generazioni per raggiungere un livello medio di reddito; alla povertà educativa. Con un dato più che allarmante: solo l'otto per cento dei giovani figli di genitori senza titolo superiore riesce a ottenere un diploma universitario. 

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