Collusioni coi clan, indagato Romeo
gli avvocati: accuse strumentali

Collusioni coi clan, indagato Romeo gli avvocati: accuse strumentali
di ​Viviana Lanza
Venerdì 6 Gennaio 2017, 18:34 - Ultimo agg. 7 Gennaio, 08:19
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Concorso esterno in associazione camorristica. Alfredo Romeo entra con questa accusa nell'inchiesta della Dda sugli interessi della criminalità organizzata per gli appalti nel settore delle pulizie all'interno dell'ospedale Cardarelli. È una svolta nell'indagine coordinata dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Enrica Parascandolo del pool anticamorra coordinato dai procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli. Sotto la lente ci sono le assunzioni o il mantenimento del rapporto di lavoro con alcuni dipendenti sospettati di legami con esponenti del clan Lo Russo, organizzazione camorristica che da Miano ha esteso i suoi tentacoli su mezza Napoli. Per gli inquirenti v'è un fondato sospetto che la camorra abbia avuto interesse a piazzare propri uomini in ditte che avevano appalti in settori strategici, come quello della sanità pubblica, offrendo in cambio una sorta di protezione. L'indagine era partita da una presunta corruzione per valutare la regolarità della gara e dell'assegnazione della commessa e la messa in esecuzione del contratto.

Sotto inchiesta sono finiti un manager e due funzionari. Sullo sfondo dell'indagine si sono delineati sospetti su possibili scambi di favori e fughe di notizie coperte da segreto. A metà novembre i carabinieri hanno acquisito atti all'interno del Cardarelli per raccogliere elementi utili ad approfondire tutto l'aspetto documentale. Parallelamente si è lavorato all'aspetto relativo agli interessi e alla presenza della camorra, anche indiretta, anche attraverso persone che sulla carta risultano incensurate ma hanno contatti con esponenti del clan Lo Russo, i cosiddetti Capitoni, che da alcuni mesi hanno perso molti dei loro storici capi, arrestati e poi passati a collaborare con la giustizia. Ce ne è abbastanza, secondo i pm, per ipotizzare un pressing finalizzato a inserire uomini del clan nelle ditte che si occupano del servizio di pulizia all'interno del Cardarelli o nelle coop formate a progetto per svolgere altri servizi. I pm hanno già convocato in Procura alcuni dipendenti. Dopo le acquisizioni di atti, un modo per mettere a posto i tasselli dell'intricato puzzle è stato interrogare i testimoni, sentire persone potenzialmente informate sui fatti, ascoltare e confrontare versioni, ricordi, indizi, dettagli.

Concorso esterno in associazione camorristica è l'ipotesi di reato formulata nei confronti di Alfredo Romeo per i suo ruolo di vertice nella società madre a cui sono stati assegnati i più importanti appalti in città, incluso quello nell'ospedale Cardarelli ora finito all'attenzione dei pm della Dda. Lui, Romeo, assistito dagli avvocati Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovanbattista Vignola, è pronto a difendersi. Già agli inizi di dicembre, quando negli atti erano emersi i primi riferimenti a contiguità di stampo malavitoso, la Romeo Gestioni aveva intrapreso un'azione per sciogliere il contratto e rinunciare all'appalto. Alla luce della formale iscrizione dell'avvocato Romeo nel registro di inchiesta, la posizione della difesa è netta: «C'è una strumentalizzazione di partenza». «Romeo è stato usato come Cavallo di Troia per applicare sistemi elettronici di intercettazione come il Trojan a lui e alle persone con cui veniva in contatto, chiedere proroghe di indagine e intercettazioni che assommano a oltre due anni e mezzo di investigazioni a 360 gradi, eseguire sequestri di materiale personale e aziendale... - scrivono gli avvocati difensori in una nota - E mettere cimici negli uffici della Consip e coinvolgere nell'inchiesta anche alte figure dello Stato». I difensori ragionano su ipotesi, che come quelle dell'accusa, sono tutte da accertare. «La contestazione del concorso esterno in associazione di stampo camorristico - dicono - è stata palesemente introdotta forzosamente, e in pieno dibattito costituzionale su questi temi, per poter attivare tutta una serie di accorgimenti investigativi miranti a indagare sulle attività del nostro assistito sul mercato nazionale dei servizi, in particolare quelli appaltati dalla centrale acquisti dello Stato, la Consip».

Gli avvocati di Alfredo Romeo affrontano poi questioni relative alla utilizzabilità di intercettazioni e contestano nel merito le ipotesi accusatorie che sono alla base dell'ipotesi di reato formulata nei confronti del loro assistito.

Evidenziano che la Romeo Gestioni «è stata la prima a denunciare in ogni modo ogni possibile rischio di contiguità camorristica inerente l'appalto di servizi di pulizia dell'ospedale Cardarelli che si era regolarmente aggiudicato con un fortissimo risparmio economico per l'ente ospedaliero e senza che alcuna autorità investita di quanto denunciato abbia mai dato alla società alcun riscontro in materia». Per contestare le accuse, la difesa cala sul piatto della bilancia il core business della società e i suoi rapporti con oltre 200 amministrazioni pubbliche, inclusa la Presidenza della Repubblica, il Senato, la Corte Costituzionale, la Presidenza del Consiglio, i Palazzi di giustizia di Roma e Napoli, nonché gli uffici della Dda a Roma. «Alfredo Romeo è intercettato e monitorato da quasi 10 anni ed è stato assolto ripetutamente in via definitiva in Cassazione da ogni reato contestatogli» fanno notare i difensori unitamente al fatto che la Romeo Gestioni spa è stata per quasi due anni in amministrazione giudiziaria subendo tutti i controlli che tale condizione prevede.

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