La Colombaia di Luchino Visconti abbandonata, la soprintendente: subito un sopralluogo

La Colombaia di Luchino Visconti abbandonata, la soprintendente: subito un sopralluogo
di Massimo Zivelli
Mercoledì 8 Luglio 2020, 10:00
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Non si arresta l'ondata di sdegno che, superando anche i confini nazionali, si solleva contro lo stato di degrado e abbandono in cui versa Villa La Colombaia, la dimora ischitana del regista Luchino Visconti, simbolo mondiale della cultura. Chiusa al pubblico da quattro anni dopo che la Fondazione di gestione venne messa in liquidazione a causa di ingenti debiti di cui solo una parte documentati, la struttura di proprietà del Comune di Forio, il suo anfiteatro, l'immenso parco e persino la tomba del maestro del cinema neorealista mondiale sono diventati ricettacolo di arbusti infestanti e dimora per ratti e pipistrelli. Uno scenario terribile, quello documentato dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli e dalla portavoce ischitana dei Verdi Maria Rosaria Urraro, che testimonia l'esito nefasto di anni e anni di incuria e di noncuranza da parte di tutte le istituzioni preposte alla salvaguardia di questo sito che meriterebbe ben altra considerazione. Ora qualcosa comincia a muoversi: «Abbiamo avuto notizia di ulteriori episodi di degrado all'interno e all'esterno della struttura della Colombaia. Disporrò un sopralluogo urgente perchè - annuncia la Soprintendente di Napoli, Elena Cinquantaquattro - a questo punto è necessario dare disposizioni al Comune per intervenire e risolvere la situazione che è diventata insostenibile».

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«Era il 21 ottobre del 1991 - ricorda l'ex parlamentare europeo ed ex sindaco di Forio, Franco Iacono - quando l'allora presidente del Consiglio dei ministri con interim alla Cultura, Giulio Andreotti, ci comunicò che era stato firmato il decreto grazie al quale La Colombaia veniva sottoposta al vincolo di bene culturale che ne avrebbe impedito per sempre il cambio di destinazione d'uso. Il decreto venne adottato a seguito della petizione sottoscritta da ben 150 parlamentari europei fra cui spiccavano i nomi di capi di governo e istituzionali come Simone Veil, Giscard D'Estaing, Helmut Kohl». Nei primi anni 90 Iacono, grazie ai ruoli istituzionali che ricopriva, fu la mente che alla fine portò - dopo tante battaglie anche legali contro gli eredi Visconti e contro i privati - all'acquisizione della villa al patrimonio pubblico, così come avrebbe voluto Visconti dopo la sua morte, in onore alla memoria del suo grande amore per l'isola d'Ischia. «Io feci il lavoro burocratico - continua Iacono - mentre Maurizio Scaparro, Suso Cecchi D'Amico, Franco Zeffirelli e l'intellettuale ischitano Gennaro Zivelli si occuparono della crescita culturale dell'iniziativa».
 

 

Nei mesi scorsi l'ultima visita di Iacono alla Colombaia, per accompagnare 18 giapponesi, esponenti di primo piano della cultura nel paese del Sol Levante, che avevano avviato un percorso di studio su Visconti. «Sono sempre stato sostenitore della gestione pubblica - conclude Iacono - ma di fronte alla morte annunciata di Villa Visconti e di ciò che sempre continua a rappresentare, vorrei che il Comune di Forio non perdesse più tempo e promulgasse un bando per la sua gestione. Finora hanno perso tempo e sono colpevoli a futura memoria della distruzione di una parte importante della nostra storia e cultura». In queste ore si stanno mobilitando associazioni e uomini di cultura, ma non solo. «Riapriamo la Colombaia di Visconti» è uno dei gruppi social promossi da albergatori ed operatori turistici. «All'estero ci continuano a chiedere che fine ha fatto la villa di un regista tanto amato come Visconti. In un momento di crisi generale dovuta al Covid, pensiamo davvero di poter rilanciare il turismo senza rivalutare anche le nostre eccellenze culturali?» conferma Saverio Presutti, manager di Sud Italia Travel.

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«Va bene l'emergenza Covid e ci sta bene pure la preoccupazione dei pubblici amministratori per esigenze contingenti dal punto di vista sociale, ma mi chiedo come si può continuare a ragionare - incalza Aldo Aveta, direttore della Scuola di Restauro della Federico II - in termini di abbandono di un bene così prezioso». Sulla necessità di passare rapidamente a tutelare oltre al bene materiale anche il valore immateriale che rappresenta Villa Visconti, si concentra lo storico dell'architettura Alessandro Castagnaro. «Dalla crisi in atto, gli imprenditori e i politici più accorti chiedono di uscire dando il giusto valore - spiega Castagnaro - al recupero delle risorse immateriali.
Recuperare questa struttura e renderla nuovamente fruibile avrebbe un significato enorme a livello internazionale. I politici dovrebbero essere meno miopi e rendersi conto che la Colombaia è un fiore all'occhiello ed ha un valore simbolico inestimabile che vale più di tutte le promozioni turistiche di questo mondo». 

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