Commemorazione dei defunti, a Poggioreale una corona di fiori davanti ai luoghi dei crolli: «Vogliamo giustizia»

Commemorazione dei defunti, a Poggioreale una corona di fiori davanti ai luoghi dei crolli: «Vogliamo giustizia»
di Alessio Liberini
Mercoledì 2 Novembre 2022, 16:59 - Ultimo agg. 3 Novembre, 07:25
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In occasione della commemorazione dei defunti questa mattina, nel cimitero monumentale di Napoli a Poggioreale, le massime autorità cittadine hanno osservato la tradizionale cerimonia per ricordare chi oggi non c’è più. Un mazzo di fiori è stato posto davanti alla lapide della piccola Annalisa Durante, vittima innocente di camorra uccisa a soli 14 anni, così come davanti al sepolcro di Enrico De Nicola, il primo presidente della Repubblica Italiana, ed altri illustri cittadini partenopei.

Successivamente, a termine della funzione religiosa, corone di fiori sono state poste anche davanti ai luoghi dei crolli che, nel corso dell’ultimo anno, hanno interessato diverse aree del cimitero di Poggioreale. Il tutto avvenuto alla presenza del sindaco, Gaetano Manfredi, l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia e il prefetto partenopeo, Claudio Palomba. I quali si sono uniti, insieme ai tanti familiari dei defunti le cui spoglie erano conservate nei loculi crollati, in un momento di preghiera. Nel corso dello spostamento, tra i cantieri, non sono mancati momenti di rabbia ed amarezza. «Siamo stati dimenticati da Dio e dagli uomini» hanno spiegato, all’Arcivescovo metropolita di Napoli, due familiari di defunti le cui salme sono state coinvolte nei crolli.

«Stiamo lavorando laddove la competenza è del Comune – ha commentato il primo cittadino, Gaetano Manfredi, a margine della messa in suffragio di tutti i defunti - e in parallelo stiamo accelerando le procedure di recupero delle salme interessate dai crolli perché dopo il dissequestro, avvenuto poche settimane fa, adesso insieme ai vigili del fuoco sono iniziate le operazioni».

Contestualmente, sugli interventi per il riconoscimento dei corpi raccolti, «c'è una procedura concordata con i vigili del fuoco e con i carabinieri che prevede il recupero e progressivamente la raccolta di tutte le informazioni che vengono prelevate in sede di recupero delle macerie».  «Lì dove tale procedura non sarà possibile – precisa il sindaco - il riconoscimento si opererà con il DNA».

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Solo lo scorso venerdì, 28 ottobre, lo stesso sindaco partenopeo, insieme all’assessore al Verde con delega ai Cimiteri, Vincenzo Santagada, ha incontrato i comitati, presenti anche oggi, dei familiari dei defunti. «Abbiamo manifestato ai familiari - chiarisce Manfredi - la vicinanza dell'amministrazione e il massimo impegno per poter procedere rapidamente a una dignitosa sepoltura delle salme ed anche l'impegno a far partecipare i comitati a tutte le opere di recupero e riconoscimento».

«Ciò che è accaduto nel cimitero di Poggioreale – ha spiegato, invece, l’arcivescovo di Napoli, Don Mimmo Battaglia, nel corso dell’omelia svolta durante la funzione religiosa odierna tenuta nella Chiesa Monumentale del Cimitero di Poggioreale - ci fa scoprire la nostra nudità, la povertà dell’essere umano. Ci fa scoprire anche il nostro essere fratelli gli uni degli altri. Il dolore è la casa comune in cui ci troviamo. Quando accadono situazioni spiacevoli, ci accorgiamo che abbiamo bisogno di prenderci cura gli uni degli altri. Allora seppellire i morti non riguarda solo la pietà religiosa di un popolo, ma il senso civile dello stare insieme».

«L’immagine di quelle bare sospese nel vuoto – ha osservato don Mimmo - è una ferita aperta per tutti... e mi riporta alle tante vite “sospese” che abitano questa città: a coloro che sopravvivono sulla strada, a coloro che hanno perso il lavoro, a chi non ce la fa, a chi è precario a vita, a coloro cui la vita è segnata dalla solitudine, a chi ha perso la speranza, alle donne vittime di violenza, ai bambini a cui è rubato il presente.

Non possiamo permetterlo. Occorre reagire contro ogni logica di indifferenza, contro ogni forma di omertà e di soprusi! C’è bisogno di cura, di responsabilità, di impegno. Di giustizia sociale. E ognuno deve fare la sua parte. Ma insieme».

A rivendicare la sete di giustizia, su tutti, ci sono i familiari delle salme coinvolte nei crolli che hanno preferito restare all’esterno della chiesa madre di Poggioreale mentre al suo interno si svolgeva la funzione religiosa. «Immaginate il dolore di questo momento – racconta Pina Caccavale, portavoce del comitato “Crollo 5 gennaio 2022 – Insieme per non dimenticare” – oggi, il 2 novembre, dovevamo stare davanti alle nostre nicchie a portare i fiori e a ricordare i nostri cari invece siamo qui a battagliare, per avere quello che avevamo prima, per un evento che poteva essere evitato».

«Domani mattina – prosegue Pina - inizierà finalmente, dopo dieci mesi di calvario, il recupero dei corpi. Davanti alla chiesa madre stanno tutt’ora costruendo il sito per appoggiarli qui momentaneamente: noi non ci fermeremo. Vogliamo che si ristabiliscano i luoghi come erano prima e con i corpi nei loro loculi, come noi li avevamo messi nella loro dignità. Sono dieci mesi che marciscono a terra e ad oggi sono ancora li».  

«La situazione è peggiorata» denuncia la portavoce del comitato facendo riferimento al «crollo sostanziale» dello scorso 30 settembre, il penultimo in ordine cronologico. «Sia mio padre che mia madre – spiega un altro familiare, Salvatore Cuccurullo -  erano nella cappella caduta per metà il 5 gennaio. Potevano mettere in sicurezza la metà restante ma non è stato fatto. Poi la notizia è arrivata dopo il 30 settembre: quando il temporale ha buttato giù anche quello che restava. Ora vorrei giustizia. Vorrei sapere di chi è la colpa, di chi sono le responsabilità».   

«Ogni nuovo crollo – prosegue Pina - comporta centinaia e centinaia di corpi che si mischiano a quelli di sotto, centinaia di madri e padri che non saranno riconosciuti e tantomeno non sarà facile riconoscerli. Quando prima del 30 settembre una buona parte poteva essere ristabilita e potevamo, almeno per una parte, poter essere sereni. Oggi la serenità è pari a zero. Domani siamo in fermento, è la prima volta che si fa un’operazione del genere, abbiamo paura. Non sappiamo se può crollare ancora altro. Al momento non sappiamo neanche come prenderanno i resti da terra».

Nel mentre le restanti aree del cimitero monumentale, quelle dove non si sono verificati al momento crolli, cadono letteralmente a pezzi. Per i tanti avventori di oggi, che hanno scelto di omaggiare i propri cari nel Giorno dei Morti, è toccato districarsi tra cunicoli stretti e malandati con le indicazioni del percorso per arrivare alle nicchie scritte sui muri tramite delle bombolette spray. Per uno scenario che ricorda più un campo di guerra che un camposanto.

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