«Rischio frane e inondazioni»: il Comune di Napoli chiude i lidi di Posillipo

«Rischio frane e inondazioni»: il Comune di Napoli chiude i lidi di Posillipo
di Luigi Roano
Lunedì 9 Agosto 2021, 23:47 - Ultimo agg. 11 Agosto, 10:00
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I vigili urbani sudati e stremati arrivano a Villa Imperiale a pomeriggio inoltrato, i bagnanti, che hanno faticosamente conquistato un posto al sole nella torrida giornata di ieri, capiscono che qualcosa non va e iniziano a lasciare lo stabilimento balenare affranti. Perché il lido è stato chiuso «d’ufficio». I caschi bianchi hanno in mano una notifica, il ritiro della Scia - acronimo che sta per Segnalazione certificata di inizio attività edilizia - rilasciata appena cinque giorni fa dallo stesso ente che gliela sta tagliando, il Comune, per mano del dirigente del Suap - lo Sportello unico per le attività produttive - l’architetto Patrizia Ongeri. La Scia è stata rilasciata per installare le attrezzature che hanno tutti i lidi. Costruzioni in legno il più delle volte amovibili, cioè pedane, ombrelloni e via dicendo. Cosa significa? Chiusura immediata dello stabilimento perché c’è «il rischio di dissesto idrogeologico di frane e inondazioni». E quelle attrezzature vanno tolte. Ieri a Napoli c’erano 40 gradi, nessun refolo di vento e la pioggia - non l’inondazione - era solo un agognato miraggio di chi non è andato al mare. La Protezione civile ha sì diramato un’allerta meteo, ma per le ondate di calore. Altro che pericolo frane. Il provvedimento è stato notificato a tutti i lidi di Posillipo come lo storico Bagno Elena e il lido Marechiaro, il magico «Scoglione» e tanti altri. Insomma, a Posillipo, anzi ai napoletani, è stato sottratto ancora una volta il mare. È la cronaca di una giornata allucinante: perché il Comune scopre solo oggi il rischio di «dissesto idrogeologico» di Posillipo? Perché se ne ricorda il 9 agosto a 6 giorni dal Ferragosto e nel pieno di una stagione caratterizzata dal Covid dove i napoletani sono tornati ad affollare i lidi nostrani? «Non ci aspettavamo una simile decisione del Comune, a rischio ci sono decine di posti di lavoro» racconta sgomento l’avvocato Domenico Laudadio figlio di Felice amministrativista di grido, che difende la proprietà di Villa Imperiale. Si annunciano raffiche di diffide e il Tar con ogni probabilità avrà molto lavoro da fare. Anche qui la data scelta per le notifiche - riflettono gli avvocati - mette in ulteriore difficoltà per mettere a punto una difesa giusta e trovare appunto un tribunale che funziona. Un pasticcio quello del Comune, l’ennesimo, che va contro il parere dell’Autorità di Bacino che invece in una nota del 9 luglio sveva scritto e indicato al Comune ben altre strade, vale a dire di non chiudere, ma di vigilare. Procediamo con ordine.

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Il Comune interviene perché manca il «Piano stralcio per l’assetto idrogeologico» fermo ai box, anche del Comune, dal 2008. Il piano di messa in sicurezza - nella sostanza - non è stato aggiornato. Ma nella nota del 9 luglio l’Autorità di Bacino ha anche chiarito - il documento è firmato dal direttore tecnico Filippo Pengue e dal segretario generale Vera Corbelli - che «nell’imminenza della fase apicale della stagione balneare, con specifico riferimento alle concessioni demaniali marittime ed a proposito della possibilità di installare, a servizio delle stesse, strutture stagionali amovibili, vi è la contemporanea esigenza di garantire la massima ricettività turistica, in linea con le previsioni del Pnrr e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di snellimento delle procedure, e di assicurare l’incolumità delle persone e delle cose». Nella stessa circolare c’è scritto che «considerato che la realizzazione delle strutture in parola potrebbe favorire la presenza di persone in areali riconosciuti a rischio idrogeologico molto elevato, i Comuni dovranno impegnarsi a porre in essere le necessarie misure di prevenzione utili a garantire la salvaguardia della pubblica e privata incolumità». Per l’Autorità di Bacino «in particolare, gli stessi dovranno definire ed attuare un programma di monitoraggio e controllo per una gestione in sicurezza delle stesse aree, inibendone la fruizione in caso di evidenti condizioni meteo avverse o in relazione agli avvisi di allerta meteo diramati dai servizi di Protezione Civile regionali». Come dire che Palazzo San Giacomo si è ricordato solo il 9 agosto di garantire la messa in sicurezza dei lidi e comunicare ai gestori quali misure adottare. La prima nota al riguardo, beffa nella beffe, dal Comune è partita il 28 giugno, cosa che andava fatta a partire da gennaio e non nel pieno della stagione balneare e a pagare le spese di una decisione folle figlia delle proprie inadempienze però sono solo i gestori dei lidi, i lavoratori che restano a spasso e i bagnanti. L’ennesimo segnale dell’armonia perduta in città tra chi amministra e gli amministrati».
 

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