Violenza in ospedale, intervista a Bruno Zuccarelli: «Con il collega Verdone tutti in difesa dei medici»

Violenza in ospedale, intervista a Bruno Zuccarelli: «Con il collega Verdone tutti in difesa dei medici»
di Ettore Mautone
Mercoledì 25 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 26 Maggio, 17:04
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Camici bianchi di nuovo sotto attacco nelle prime linee degli ospedali, dove è complice il caos dei pronto soccorso e le lunghe attese ma anche in periferia, nella medicina di prossimità, nella tranquillità dello studio delle guardie mediche. L'ultimo caso tre giorni fa a Melito dove un paziente dopo aver reclamato impropriamente un certificato al medico di turno lo ha aggredito procurandogli lesioni. Bruno Zuccarelli, presidente dell'Ordine dei medici di Napoli e provincia torna a dire no alla violenza in corsia e ad invocare la piena applicazione della legge 113 del 2020. «Lunedì prossimo incontrerò il Prefetto - avverte - e chiederò che siano istituiti subito tutti gli strumenti previsti dalla norma a tutela dei colleghi, a cominciare dall'Osservatorio che deve diventare uno strumento di monitoraggio utile per studiare meglio questo grave fenomeno sociale e porvi rimedio». E intanto proprio lunedì alle 10, al Teatro Augusteo, alla cerimonia del giuramento di Ippocrate per circa mille neo laureati in medicina, è atteso Carlo Verdone.

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Come mai Verdone?
«Lo abbiamo invitato come ospite d'onore affinché parli ai giovani e dia un messaggio di speranza.

Ha accettato con il grande spirito di servizio che lo contraddistingue. È una personalità che esprime una grande passione per la scienza e in particolare per la medicina tanto che gli è stata conferita una laurea honoris causa. La sua sarà una presenza caratterizzante per i giovani medici che si accingono ad esercitare la professione. Il loro percorso professionale non sarà facile e dovrà essere animato da una particolare attenzione al rapporto col paziente, con chi soffre. Al contempo è nostro dovere porre le nuove generazioni di medici nelle migliori condizioni per esercitare ed esprimere il loro potenziale. È evidente che sotto minaccia, tra parole grosse, offese e violenze che si registrano quotidianamente nessuno può esprimere i propri talenti».

Il nodo delle violenze in corsia è lontano dall'essere sciolto: dopo la parentesi Covid le aggressioni sono riprese come prima a dispetto della legge intanto approvata.
«Manca la parte sul riconoscimento della qualifica di pubblico ufficiale del medico, infermiere o altro sanitario aggredito: in alcune sue parti qualificanti è ancora al palo».

A quali parti si riferisce?
«Lunedì incontrerò il Prefetto e chiederò di nuovo che sia istituito l'Osservatorio sugli atti di violenza ai danni dei sanitari previsto dalla norma. L'inasprimento delle pene non sono da sole sufficienti. Occorre anche completare la rete di telecamere a circuito chiuso nei pronto soccorso, sulle ambulanze. Bisogna investire nel miglioramento strutturale, nei percorsi, nella qualità organizzativa e anche, ovviamente, aumentare la dotazione di personale».

Il medico diventa il capro espiatorio di ogni disfunzione anche organizzativa?
«Certo è così, servono regole di ingaggio per le guardie giurate e anche molta formazione. Ma alla fine un elemento centrale è il rispetto dei requisiti strutturali, strumentali e di personale su cui il medico non può incidere».

Quale utilità può avere l'Osservatorio sulle aggressioni?
«Servirebbe per approfondire l'analisi, elaborare studi e statistiche, studiare correttivi e applicarli e sperimentarli sul campo. Senza dimenticare che come dimostrato nei giorni scorsi non ci sono solo i pronto soccorso ma anche gli studi dei medici a essere a rischio».

Intanto dal pronto soccorso e dal 118 si assiste ad una cronica fuga di camici bianchi.
«Questi luoghi non sono attrattivi per nessun medico: oltre ai carichi di lavoro assurdi, alla carenze di ogni tipo si deve mettere nel conto anche il rapporto con un'utenza sempre più inferocita che, al netto dei fenomeni criminali, non sa distinguere le cause organizzative da quelle tecnico professionali del proprio disagio».

Cosa bisogna fare?
«Bisogna tornare a gratificare i medici che lavorano in prima linea dal punto di vista contrattuale, pensionistico, delle condizioni di lavoro. C'è la necessità di un generale riassetto delle funzioni di carriera, economiche e contrattuali».

Lunedì che cerimonia sarà?
«Ci sarà spazio per una testimonianza di una collega oculista che dopo molti anni all'estero ha deciso di tornare a Napoli. Segno che si può fare e la rotta può essere invertita». 

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