Concorsopoli militare, un altro blitz: spunta il «kit» per filmare le tracce

Concorsopoli militare, un altro blitz: spunta il «kit» per filmare le tracce
di Leandro Del Gaudio
Sabato 27 Ottobre 2018, 08:00
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Auricolari, microcamere tascabili, congegni per la comunicazione «one to one». Li hanno trovati a casa di un uomo di fiducia di uno dei militari arrestati, un tuttofare che finisce ora al centro dell'inchiesta sulla concorsopoli con le stellette. Una vicenda che si allarga, che macina atti istruttori e che va all'incasso con nuove acquisizioni. Tutto nasce da una svolta passata sotto traccia in questi giorni, quando alla porta della finanza si presenta un testimone, un ventenne che aspira ad entrare in polizia e che punta a costruirsi - in modo onesto - una carriera al servizio dello Stato.
 
Ha letto i giornali, ha delle conoscenze dirette del concorso degli scandali, quello per l'accesso di oltre duemila aspiranti militari che si tenne a febbraio del 2016 (per la ferma prefissata volontaria di quattro anni), ha delle cose da raccontare. E fa i nomi, indica circostanze, che hanno spinto gli inquirenti due giorni fa a mettere la freccia e ad uscire di nuovo allo scoperto: perquisita la casa di un presunto faccendiere, uno capace di stare a contatto con militari, ministero della difesa e scuole di formazione. Un blitz positivo, nell'ottica della guardia di finanza, alla luce di quanto è venuto fuori: sono stati sequestrati quei congegni elettronici di cui si sentiva parlare in alcune intercettazioni e a cui hanno fatto riferimento anche alcuni testimoni nella fase iniziale delle indagini. Dai cassetti del nuovo indagato, è uscito il kit venduto per entrare in collegamento con una sorta di centralino privato durante la prova scritta. Sotto i riflettori, dunque, un faccendiere ritenuto legato a Sabato Vacchiano, finito al centro delle indagini, per essere uno dei primi a ricevere l'algoritmo concepito dall'ingegnere Claudio Testa e a metterlo su una sorta di mercato clandestino. Inchiesta coordinata dal pm Giancarlo Novelli e dal procuratore aggiunto Rosa Volpe, si parte dal verbale di un testimone chiave, che conferma la storia dei kit a pagamento. Un racconto che offre elementi nuovi e che ripercorre anche quanto messo a verbale nelle prime denunce di questa vicenda, con la sola differenza che qui il kit è venuto fuori ed è stato assicurato all'autorità giudiziaria. Tra le prime voci che hanno raccontato la storia del kit clandestino, c'è una donna. Si chiama Chantal Ierardi ed ha puntato l'indice sul gruppo finito dieci giorni fa al centro del blitz firmato dal gip Linda Comella. È stata lei a firmare quindici arresti e a mettere in risalto l'importanza di alcune denunce. Tra queste, quella di Chantal Ierardi, che ha parlato di richieste di 25-30mila euro in cambio di una via privilegiata al concorso della vita.

Non solo soldi in cambio dell'algoritmo, dunque, ma anche in cambio di cuffie e trasmettitori. Tanto che tra gli atti sequestrati due giorni fa spunta anche un videocamera, che rappresenta l'ultima frontiera concepita per dribblare i controlli delle commissioni di esame. Una microcamera che viene piazzata sotto la cravatta del candidato e che consente di immortalare le tracce, alle quali vengono date risposte in tempo reale attraverso un auricolare invisibile. È un metodo che consente al candidato di non parlare, di non muovere le labbra, in modo da non destare sospetti tra i controllori.
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