Coronavirus a Napoli, contagi sempre più su: 400 casi in tre giorni

Coronavirus a Napoli, contagi sempre più su: 400 casi in tre giorni
di Ettore Mautone
Martedì 6 Ottobre 2020, 07:00 - Ultimo agg. 11:18
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Sono 162 i nuovi positivi al Coronavirus registrati ieri a Napoli città, 400 registrati negli ultimi tre giorni. L'asticella dei contagi risale dunque agli stessi valori del picco del 2 ottobre ma molto più in alto dei 116 casi segnati sabato e dei 126 di domenica scorsi. Il rapporto tra positivi e tamponi sale in maniera preoccupante. Nel solo mese di settembre si arriva a un totale di 1.736 nuovi infetti in città con una media giornaliera che, nell'ultima settimana, è costantemente superiore a 100. Il totale, dall'inizio dell'epidemia, è di 4.303 positivi ma il numero da considerare sono le 3.290 persone in isolamento domiciliare fiduciario (quasi tutti contatti stretti di positivi). Situazione che si riverbera in maniera ormai evidente anche sul sistema sanitario cittadino sia ospedaliero sia territoriale e domiciliare. Sono in totale 120 (su 450 in Campania) i ricoverati in ospedale con residenza in città e sette sono in terapia intensiva (dato stabile) mentre i due Covid center di competenza della Napoli 1 sono praticamente pieni. Risale a sabato l'ultimo decesso. Anche il Cotugno, principale hub di riferimento, pur avendo raggiunto ieri sera la dotazione massima di 144 posti letto ha pochi margini di accoglienza. Non è un caso che ieri il Policlinico collinare abbia aperto otto posti di terapia sub intensiva realizzati quest'estate sotto la regia di Giuseppe Servillo, primario della rianimazione di cui tre sono già occupati (due in trasferimento dal Cotugno e uno da Nocera).
 

 

Nella mappa dei contagi di settembre svetta con 258 casi il distretto sanitario 30 (Miano, Secondigliano, San Pietro a Patierno), seguito a ruota, con 248 casi dal distretto 31 (Avvocata, Montecalvario, Pendino, Porto). Zone popolari, di residenza di molti lavoratori precari, operai e stranieri che hanno spesso condizioni abitative incompatibili con l'isolamento domiciliare ed esigenze di lavoro e varie emergenze sociosanitarie che andrebbero ben focalizzate e sostenute con progetti ad hoc in stretta sinergia tra i servizi sociali del Comune e sanitari delle Asl tesi ed evitare la più facile diffusione del virus. Con 247 casi abbiamo anche il distretto 33 (Vicaria, San Lorenzo, Poggioreale). Su livelli sempre piuttosto alti ma inferiori ai picchi di fine agosto ci sono Colli Aminei, San Carlo all'Arena e Stella (228 casi) e Posillipo, San Ferdinando con 217. Quartieri che hanno in gran parte esaurito la spinta dei contagi derivati dai rientri dai viaggi e che ora scontano da un lato il trasferimento del virus dai casi indice a tutti i contatti dei nuclei familiari (in cui sono capillarmente presenti badanti, persone di servizio e altre figure). Dall'altro c'è da considerare il rientro al lavoro e l'intensa socialità che caratterizza questi nuclei. Una complessa architettura sociale che andrebbe più attentamente indagata per intercettare la trasmissione dei contagi e identificare strumenti e misure ad hoc. Sotto i 100 figurano solo il distretto 26 (Pianura Soccavo) con 79 casi e Barra, San Giovanni, Ponticelli, con 82 casi da sempre apparentemente più protetti probabilmente anche per un sommerso che sfugge ai controlli.
 
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In molti quartieri ci sono interi nuclei familiari in cui monta la preoccupazione legata alla presenza di minori, disabili e anziani bloccati in casa mentre buona parte dei nuovi positivi individuati in città ha contatti stretti paucisintomatici che andrebbero seguiti anche a domicilio. Ogni medico di famiglia segnala dai 5 ai 10 pazienti che accusano sintomi riconducibili al Coronavirus. Ossia la febbre, la tosse, la perdita del gusto e dell'olfatto, la stanchezza, affanno, talvolta la diarrea. Tutte persone da sottoporre per tempo a controlli clinici. Fatti salvi gli antivirali e la ventilazione meccanica, le cure potrebbero essere eseguite anche a domicilio del paziente laddove sussistano situazioni abitative idonee e strumenti di indagine diagnostica domiciliare (radiografie, prelievi) ovvero controlli in ospedale rientri protetti a domicilio.
La Asl ha assunto 130 infermieri ma questo lavoro andrebbe codificato in stretta integrazione con gli ospedali. Con queste premesse l'invio in ospedale diventa spesso inevitabile a fronte tuttavia di una limitata ricettività della rete di degenza che ingolfa anche il 118. 

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