Coprifuoco a Napoli, la prima notte a cena fino alle 23: «Sembra un sogno»

Coprifuoco a Napoli, la prima notte a cena fino alle 23: «Sembra un sogno»
di Gennaro Di Biase
Giovedì 20 Maggio 2021, 11:00 - Ultimo agg. 11:05
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Cena e traffico, sorrisi e festa al chiaro di luna. Col differimento del coprifuoco dalle 22 alle 23, la vita al buio da ieri non è più una lontana abitudine pre-Covid. Un mercoledì di pienone ai tavoli del Lungomare o di Santa Lucia per una cena più lunga e affollata, nonostante il giorno infrasettimanale. I ristoratori hanno potuto allestire un turno in più di servizio, utile anche «per evitare assembramenti e cenare con calma», spiegano. I clienti, dall'altro lato, sorridono e tirano «un sospiro di sollievo per il ritorno alla vita di sera». Non che il coprifuoco alle 22 fosse rigorosamente rispettato in città, nelle ultime settimane (con centinaia di auto per le strade ben oltre le 22), ma ora «possiamo cenare senza essere criminali», dicono in tanti. Folla e vita anche tra Chiaia e centro storico, ieri, per gli spritz dei più giovani. Il muro delle restrizioni è (quasi) abbattuto e il liberi tutti, per moltissimi versi, è ora (quasi) una realtà. Come a giugno scorso. Sollievo a parte, i dubbi restano. Le ferite del post-estate 2020, quando si ripiombò in regime di Covid dopo l'illusione che l'incubo pandemico fosse alle spalle, pesano sull'umore di tanti clienti, che chiedono il rispetto delle norme ai gestori dei locali. 

La sera torna viva, il buio non è più sinonimo di strade deserte. L'ora in più concessa dal Governo si sente eccome, in via Partenope, e si riflette sui volti degli avventori, rasserenati dalla fine delle restrizioni e sulle code di auto in cerca di parcheggio lungo Santa Lucia e Chiatamone. Coperti al massimo della capienza, per i locali del lungomare, in funzione delle regole anti-Covid. Tra i 100 e i 40, a seconda degli spazi a disposizione. «Questa è la nostra prima cena post-pandemica - racconta Nicola Maisto, seduto ai tavoli di Molo 17 con moglie e neonato - Per uscire abbiamo aspettato che le istituzioni concedessero un'ora in più, così da non dover fare le cose di fretta. Non avremmo avuto nemmeno il tempo di scendere. La vita di prima tornerà tra un annetto, credo. Di certo l'estate sarà più agevole dell'inverno. Si naviga a vista, comunque. Anche noi clienti siamo più esigenti sul rispetto del protocollo anti-Covid». Sorrisi e dubbi, dunque, tra una frittura, un polpo e una pizza. «Io ho un bar - esordisce Giusy Bruno, ieri sera cliente di Regina Margherita - e lo spostamento del coprifuoco sarà una boccata d'ossigeno anche per le attività commerciali che, come la mia, stanno soffrendo molto questa crisi, continuando a perdere gran parte dell'incasso nonostante le riaperture. Stiamo pian piano tornando alla vita di prima. Io sono ottimista di natura, e credo che a settembre voleremo». «Questa che stiamo vivendo è ancora solo una parvenza di normalità - dice Massimo Rodriguez, fritture nel piatto - Cerchiamo di essere normali ma non ci riusciamo ancora.

La vita serale e la cena con gli amici erano un ricordo, mi ero abituato con i parenti. Essere venuto qui per me è un primo passo».

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I gestori dei ristoranti sul lungomare, più fortunati dei colleghi privi di spazi esterni - che per tornare a servire piatti dovranno attendere il primo giugno - spiegano le difficoltà del lavoro col coprifuoco. «So di essere più fortunato rispetto a chi ha solo sale interne - osserva Frencesco Cipolletta di Molo 17 - e per questo non mi lamento del fatto che dei nostri 90 posti ne siano rimasti solamente 40. Ma siamo andati sotto stress in queste settimane: la cosa che ci preoccupava, in questo mese di coprifuoco alle 22, era il lievitare dei costi. Per servire tutti i clienti entro l'orario previsto bisognava chiamare tanto personale in più. Ora, alle 23, staremo tutti meglio: lavoratori e avventori». Mirko Martucci de I Re Di Napoli ieri sera ha totalizzato «un centinaio di coperti - spiega - Si tratta solo di un'ora, ma è fondamentale per gli affari, specialmente nei giorni infrasettimanali, perché dà modo e tempo di uscire anche a chi torna dal lavoro. Possiamo tornare a coccolare i clienti». «Stiamo comunque incassando il 40% in meno rispetto al pre-Covid - spiega Andrea Macchia, titolare di Regina Margherita - Conta tanto poter organizzare un turno di cena fatto per bene. Un turno in più? Nel weekend, forse, con i giovanissimi che vengono ai tavoli, riusciremo a organizzarlo. Da metà giugno potranno tornare a riaprire anche gli alberghi, e questo per noi sarà cruciale per rimettere in moto le cucine anche a pranzo e nel pomeriggio. Da queste quattro settimane di lavoro ho capito che il Covid ha aumentato il tasso di educazione necessario sia per i clienti sia per noi imprenditori: il rispetto delle regole anti-virus, e non solo quelle, è fondamentale per tutti, a prescindere dai controlli e dalle multe».

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