Coronavirus a Napoli, l'appello di Ciro: «Noi dializzati a rischio, fateci fare il tampone»

Coronavirus a Napoli, l'appello di Ciro: «Noi dializzati a rischio, fateci fare il tampone»
di Giuliana Covella
Domenica 5 Aprile 2020, 17:24 - Ultimo agg. 20:17
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«Fateci il tampone, siamo una categoria a rischio». L’accorato appello è di Ciro Colursi, 55 anni, dializzato del Rione Sanità, che  dalla sua pagina Facebook ha inviato un video messaggio al presidente della Regione Vincenzo De Luca e al direttore generale dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva.

«Il governatore ha assolutamente ragione quando dice di restare a casa - dice Ciro, contattato telefonicamente - perché solo così si può evitare il diffondersi del contagio. Ma io, come tante altre persone nelle mie stesse condizioni di salute, sono costretto a uscire più volte a settimana per sottopormi alla dialisi».
 


Da 11 anni Colursi - costretto a vivere legato a una macchina - si sottopone alla terapia per quelli come lui affetti da insufficienza renale. «Sono abituato a questo calvario - spiega - ormai mi sono fatto una cultura in materia. In Campania i dializzati sono circa 3.000 e di questi tra i 1.400 e i 1.500 vivono a Napoli; inoltre l’80% sono anziani. Ma la mia preoccupazione maggiore è che, facendo terapia dai tre ai quattro giorni a settimana, il rischio di contrarre il virus aumenti». Il lunedì, il mercoledì e il venerdì il 55enne va in un centro privato nella zona del Vomero: «Per 4-5 ore in un’unica stanza siamo una decina di pazienti, a cui si deve aggiungere il personale medico e infermieristico. Premesso che tutti adottano le dovute precauzioni, a partire dall’utilizzo di guanti e mascherine, oltre alle distanze da mantenere tra una persona e l’altra, la mia paura è un’altra. Chi ci assicura che siamo immuni, soprattutto quando torniamo a casa dai nostri familiari? Ogni volta che rincaso ho il terrore per mia moglie e i miei figli».

Da qui l’appello disperato di Ciro alle istituzioni: «Ci è stato detto che per fare il tampone dobbiamo essere sintomatici, d’accordo. Ma come si fa a non capire che, stando tre o quattro volte a settimana a contatto per 5 ore con oltre 10 persone, ci si espone al rischio? Fateci sottoporre al test. Solo così potremo salvaguardare la nostra salute e quella di chi ci circonda», conclude Colursi.

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