Napoli e il Coronavirus, le prime telefonate
ai medici di famiglia: «Come difenderci?»

Napoli e il Coronavirus, le prime telefonate ai medici di famiglia: «Come difenderci?»
Sabato 22 Febbraio 2020, 15:03 - Ultimo agg. 18:42
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Di psicosi non si può parlare, ma le notizie sui casi di infezione in Lombardia e Veneto hanno fatto impennare il livello di allarme sui rischi del coronavirus a Napoli. Un allarme selettivo e differenziato da quartiere a quartiere, però, legato all' attività professionale ed agli spostamenti, basso nei quartieri popolari, consistente a Posillipo e nei quartieri residenziali.



«Da ieri - dice un medico di base con studio in Via Petrarca - ho cominciato a ricevere telefonate di pazienti che chiedono come difendersi dal virus. Alcuni hanno già acquistato le mascherine protettive, ed una farmacia ne ha fatto rifornimento». «C' è anche chi chiede di fare prevenzione con farmaci antivirali, come un avvocato che viaggia tra Milano e la Svizzera, e si ritiene esposto a rischi di contagio più alti».

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A Posillipo, qualcuno già nota meno passanti per strada e lo mette in relazione alle notizie diffuse dai Tg di ieri sera. Scenario del tutto diverso nel popolare Rione Montesanto, affollato come tutti i giorni. Davanti alla Stazione della Ferrovia Cumana un gruppo di persone discute animatamente, ma l' argomento è la prestazione del Napoli a Brescia. Il coronavirus non è argomento di conversazione neanche tra clienti e venditori del mercato all' aperto della Pignasecca. La Parrocchia di S. Maria di Montesanto raccoglie acqua ed alimenti per la «Mensa dei poveri», che si terrà martedì prossimo come ogni mese, per locali e stranieri, senza speciali precauzioni.
 


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Ma nella Farmacia di fronte all' Ospedale Pellegrini un cliente si informa con un giovane addetto alla vendita al banco: «Che mi dite del coronavirus ?». «La vedo nera», risponde il farmacista. «In Cina siamo a oltre 30 mila contagiati», aggiunge il cliente, visibilmente preoccupato. Ma le altre farmacie della zona, fino a piazza Carità, sono semivuote e non c' è richiesta di mascherine, nè di farmaci preventivi, che peraltro non esistono. In provincia di Napoli, nell' area vesuviana, il livello di allarme è contenuto.

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«Finora - dice la vicepreside di un Istituto comprensivo di Portici, che va dalla scuola materna alla media - ci siamo preoccupati più del rischio di epatite virale tra i bambini, che del contagio da coronavirus. Ma i genitori sono preoccupati? »Fino a ieri si facevano battute, tipo 'attenti alla tossè, adesso bisognerà misurare l' effetto delle notizie arrivate dalla Lombardia. Ma la scuola resterà chiusa fino a mercoledi, per il ponte di Carnevale. Vedremo alla ripresa«. Intanto, però, nella chat degli insegnanti si scambiano gli articoli di riviste scientifiche sul virus. Per le infezioni, la scuola è la prima linea. 

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