Coronavirus a Napoli, in campo il Policlinico Federico II: «Liberati due piani»

Coronavirus a Napoli, in campo il Policlinico Federico II: «Liberati due piani»
di Ettore Mautone
Martedì 24 Marzo 2020, 23:00 - Ultimo agg. 25 Marzo, 08:01
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Dopo le Case di cura - che domani consegneranno all’unità di crisi un articolato documento con le disponibilità di posti letto per i pazienti Covid e non Covid - tocca ai policlinici universitari farsi avanti per fronteggiare l’emergenza. All’Ateneo Federico II è stato redatto un Piano dalla direzione sanitaria ora sottoposto ai vertici aziendali. Il primo step prevede il raddoppio dei posti di Malattie infettive ricavando 14 unità al quinto piano del padiglione 18, altre 10 degenze ordinarie dovrebbero aprire entro venerdì al quarto piano dello stesso edificio attualmente inutilizzato per un totale di 24 posti letto a cui sono da aggiungere 14 di terapia intensiva da allestire entro il 20 aprile ricavati nelle chirurgie all’edificio 6 per un totale di 38 posti letto che vanno ad aggiungersi ai 13 di terapia intensiva già attivi all’edificio 15 e i 3 posti pediatrici per piccoli pazienti che dovessero essere affetti dall’infezione virale. «La Sanità universitaria non si tira indietro e siamo pronti a fare la nostra parte - avverte Maria Triassi, ordinario di Igiene epidemiologia e medicina preventiva e presidente della Commissione di emergenza della Federico II sul coronavirus. Ci stiamo attrezzando nel caso in cui l’attuale emergenza dovesse prendere una piega più grave. Di fronte a scenari come quello lombardo siamo pronti ad adeguare un intero edificio creando una zona filtro e triage per i soli pazienti Covid per circa 70 posti letto. La sanità universitaria non si sottrarrà».
 

 

Anche il policlinico Vanvitelli è pronto: si inizia stamattina al padiglione 3 di Cappella Cangiani: aprono i battenti due reparti per 25 posti letto di malattie infettive come concordato in una riunione dell’unità di crisi di tre giorni fa. Il reparto è quello di Malattie infettive presso il dipartimento diretto da Nicola Coppola. «Le professionalità in campo - spiega il manager Antonio Giordano in quarantena a casa in quanto positivo al virus - sono quelle necessarie per affrontare l’emergenza e indicate dalle disposizioni del team regionale. Le figure specialistiche di varie discipline sono tutte risorse interne all’azienda. Per assicurare il turn over delle attività sono in corso avvisi pubblici per ulteriore reclutamenti». Al lavoro, visto il forfait della direzione strategica che coinvolge anche la direttrice sanitaria Maria Vittoria Montemurro, c’è la neo costituita unità di crisi aziendale.

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All’azienda dei Colli intanto il manager Maurizio di Mauro sta pensando di utilizzare anche le unità intensive del Cto individuando percorsi separati e un reparto solo Covid con i posti di rianimazione e ordinari. Intanto oggi aprono altri 18 posti aggiuntivi di sub intensiva del nuovo padiglione G del Cotogno che vanno ad incrementare la dotazione dei 36 già attivi. Ai 60 posti programmati nel nuovo plesso infettivologico mancano ora solo 6-8 posti letto che saranno in funzione all’arrivo di respiratori. Sul fronte delle terapie intensive sono 8 i posti ulteriori attivati lunedì per un totale di 24 postazioni ricavate tra la vecchia unità coronarica e le sale operatorie della piastra cardiochirurgica. In tutto i posti liberi ieri sera erano solo 2 e altri 2 al Loreto liberati nel peggiore dei modi, per il decesso dei malati. Tra le novità c’è poi la Vanvitelli che da domani attiverà 24 posti di Malattie infettive (degenza ordinaria) al padiglione 3 ospitato nella cittadella ospedaliera di via Pansini. 
 

Intanto a delineare una possibile via di uscita in caso di scenari catastrofici è anche Domenico Ricciardi dirigente medico dell’azienda dei Colli specialista in Medicina d’Urgenza e pronto soccorso, Medicina interna e Ginecologia e ostetricia. «È necessario - spiega - creare come fatto in Cina - un serbatoio di contenimento lasciando completamente fuori dalla rete Covid l’intera rete ospedaliera che dovrà continuare, in sicurezza, a trattare tutte le patologie. Creato il serbatoio, diventa necessario dopo adeguate misure di screening (tampone) utilizzare le risorse umane in un contesto di tre linee di combattimento: triage osservazionale, pazienti infetti ordinari, terapia sub intensiva e intensiva. Allo stato, per la situazione emergenziale e il blocco di molte attività ambulatoriali e di elezione vi è un esercito di medici sia nel pubblico sia nel privato. È fondamentale isolare il serbatoio del contagio e in un solo centro catalizzatore le infezioni Covid correlate. Un sito adatto sarebbe la Mostra D’Oltremare attrezzabile con tende e prefabbricati. Fondamentale eseguire screening in maniera rapida a tutti i familiari dei contagiati e a tutti quelli con i quali potenzialmente ha avuto contatti un malato per identificare l’asintomatico che resterà in quarantena».
 

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