Coronavirus a Napoli, malati a casa: niente visite, solo consulti al telefono

Coronavirus a Napoli, malati a casa: niente visite, solo consulti al telefono
di Ettore Mautone
Sabato 4 Aprile 2020, 08:30 - Ultimo agg. 10:33
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Febbre persistente, tosse secca e stizzosa, talvolta congiuntivite e raffreddore: sono i campanelli d'allarme di un caso di sospetta infezione da Coronavirus. Sintomi spesso confusi con altri malanni di stagione ma che i medici di famiglia hanno imparato a riconoscere. «Tra i miei pazienti - avverte Saverio Annunziata, studio a Chiaia, dirigente nazionale del Sumai Medicina generale e a capo della cooperativa Kos - ce ne sono diversi che mi riferiscono questi sintomi». Dirimente è la febbre persistente: «La segnalano decine di miei colleghi, ne seguo almeno una quindicina che accusano alterazioni della temperatura per molti giorni. Li seguo passo passo, due di essi sono certamente in forte dubbio e ho chiesto l'intervento del distretto per programmare il tampone. Collaboriamo attivamente con l'unità di prevenzione collettiva cui spetta la decisione finale».
 

 

I casi sospetti di Covid-19 sono tanti, lo scoglio invalicabile per visite accurate a domicilio e un controllo diretto (oggi limitato ai colloqui telefonici e alle prescrizioni su ricetta materializzata inviata in farmacia) resta la disponibilità di tute e visiere. Impossibile, senza dispositivi di protezione individuale, procedere ad un accesso in casa. I medici di medicina generale sono autonomi, non alle dipendenze delle Asl ma anche volendo nessuno riesce a reperire in proprio tali strumenti di biocontenimento sul mercato. Per le strade della città, intanto, da una settimana circolano i camper delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale). A bordo si sono coppie formate da due medici per turno che, dalle 7 del mattino alle 21, affiancano il 118 nello smaltimento delle liste per i tamponi domiciliari. In soli due giorni hanno effettuato centinaia di test ripetuti a distanza di 24 ore per verificare le negativizzazione al virus di tanti malati in isolamento. Adesso sono passati ai tamponi nei casi sospetti ma sono continuamente chiamati a tappare le falle della rete. Negli ultimi giorni, ad esempio, hanno eseguito, insieme al 118, tamponi a tappeto nelle Rsa per anziani e disabili e nelle case albergo dopo la scoperta di un grave focolaio a Villa della Mela a Fuorigrotta. «Le case albergo - avverte un medico di un distretto - sono a tutti gli effetti appartamenti privati e i singoli ospiti sono in carico ai propri medici di famiglia che dovrebbero almeno segnalarci la presenza di questi assembramenti di anziani fragili a rsichio». Screening e medicina di comunità: occorre mettere ordine, innestare nuove forze.
 

In Regione, intanto, si lavora a un nuovo protocollo di cure domiciliari per pazienti Covid, da attuare in team multidisciplinari. Al fianco del medici di medicina generale (o dei pediatri) dovrebbero prendere posto specialisti infettivologi e pneumologi a cui attribuire la valutazione finale per la somministrazione dei farmaci antivirali, dell'antimalarico clorochina, compreso il Tocilizumab (farmaco antiartrite suggerito dai ricercatori napoletani che sta dando buoni frutti nella clinica ospedaliera). «Senza dispositivi di sicurezza - sottolinea Enzo Schiavo del direttivo regionale della Fimmg - non si va da nessuna parte. Il virus rischiamo di portarcelo a casa e tra altri pazienti. I camper sono quotidianamente sanificati mentre noi andremmo con i nostri mezzi. Bisognerebbe stabilire poi dove effettuare la vestizione e svestizione da tute e caschi». Il percorso diagnostico terapeutico assistenziale approvato da Fimmg, Simg e Simit (la Società scientifica italiana di malattie infettive e tropicali) è al vaglio della Regione che sarebbe pronta a dare il via libera. La minuziosa griglia di valutazione dei sintomi e dello stato di salute dei pazienti si correla con precisi valori della ossimetri e della temperatura oltre che sui segni dell'infiammazione. Un potenziamento dei camper delle Usca è prevedibile. Secondo norma, del resto, dovrebbero coprire un bacino di popolazione di 50 mila persone mentre a Napoli ce ne sono solo 5. A momenti è attesa un'ordinanza dell'unità di crisi regionale. «Va infine sottolineato - spiegano Corrado Calamaro e Luigi Sparano - che la platea dei 4200 medici di famiglia della Campania sono per il 70 per cento ultrasessantenni e quindi soggetti a rischio.
Non si può derogare in alcun modo sulla qualità delle tute e mascherine da indossare mentre siamo i primi a chiedere di applicare tecnologie di monitoraggio a distanza».

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