Coronavirus a Napoli, l'auto-quarantena dei cinesi senza famiglia

Coronavirus a Napoli, l'auto-quarantena dei cinesi senza famiglia
di Gennaro Di Biase
Martedì 11 Febbraio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 19:11
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Quindici cinesi senza «alloggi fissi» tornati dal Paese d'origine nelle ultime 2 settimane sono, per ora, sistemati in alcuni spazi a carico della stessa comunità cinese partenopea nella zona di via Gianturco. Se ne parlerà durante il confronto tra la Asl e la comunità cinese previsto per oggi sull'emergenza coronavirus. Gli altri temi del dialogo riguardano la gestione auto-quarantene e la richiesta di una struttura di isolamento. Senza fare allarmismi, ma preoccupato dai pericoli di approdo del virus e dal crollo degli affari al Tnc ingrosso della Chinatown di Gianturco è stato lo stesso Sindacato Nazionale Cinese (Sinaci) a scrivere poco all'Asl Napoli 1 Centro chiedendo l'«individuazione di strutture adeguate dove possa essere ospitato per la quarantena» chi è da poco tornato dalla Cina. Al momento in Italia i casi accertati di coronavirus restano 3, ma la cartina del contagio non si arresta e, per prevenire eventuali rischi, i cinesi hanno adibito alcuni loro spazi a Gianturco a luogo di accoglienza per i 15 connazionali senza casa in affitto né di proprietà.
 

 

Sono invece circa 80 i cinesi tornati a Napoli dal Paese asiatico dunque non specificamente dall'epicentro del virus dal 23 gennaio (giorno della chiusura di Wuhan). Di loro, 15, in gran parte operai soli, senza famiglia né «alloggio fisso», sono sistemati in spazi allestiti per l'emergenza: «La Asl - dice Wu Zhiqiang del Sinaci e rappresentante della comunità cinese a Napoli - sta facendo per noi un grande lavoro e li ringrazio. Capisco la difficoltà nel trovare una struttura adeguata a livello sanitario, ma noi abbiamo difficoltà a trovare una sistemazione per i connazionali arrivati dalla Cina nelle ultime due settimane che non hanno un alloggio fisso. Quindi stiamo cercando di provvedere noi come comunità, ma una struttura di isolamento, almeno per questi giorni, ci serve, visto che il problema della quarantena si pone anche per i familiari delle persone che sono isolate in casa propria. Siamo in contatto costante con Asl e Cotugno per fermare tutti i casi sospetti e garantire la sicurezza pubblica».

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«Vogliamo collaborare per evitare il diffondersi di eventuali contagi» si legge nel testo della lettera inviata dal Sinaci alla Asl Napoli 1 Centro e al direttore Generale Ciro Verdoliva, in cui si espone la difficoltà di alcuni cittadini rientrati o che rientreranno dal viaggio, che non hanno la possibilità di sottoporsi all'auto quarantena per 14 giorni. Nel documento inoltre «si evidenzia che nella Città di Napoli non sono presenti strutture dalla Comunità Cinese per offrire adeguata quarantena» e si richiede: «L'individuazione di strutture adeguate dove possano essere ospitati per il periodo di quarantena sotto sorveglianza sanitaria. Possibilità di effettuare test diagnostici per questi soggetti. Materiali (maschere, guanti, tuta di protezione) sanitari di sicurezza idonei per offrire ai volontari protezione durante i trasporti dei soggetti». Inoltre, si dichiara l'impegno a «individuare cittadini tornati in Italia dalla Cina e di quelli che rientreranno. A garantire il vitto ai cittadini in tali strutture».
 

Prevenzione sanitaria, ma anche crisi di mercato: la comunità cinese preme per la prevenzione. Anche perché a Napoli si contano «3 o 4 arrivi al giorno dalla Cina dal lunedì al sabato» spiegano dalla comunità asiatica. «Per tornare si passa da un'altra nazione - dice Valerio Zhu Cai dell'Associazione generale dei commercianti cinesi del sud Italia - Quasi tutti i rientranti si mettono in autoquarantena, ma vogliamo che sia obbligatoria: se qualcuno si rifiuta lo pubblicheremo su Wechat e forse lo segnaleremo alla nostra Ambasciata.
In Italia non esiste una legge che multi chi rifiuta la quarantena. In Canada sì e qui la accoglieremmo con favore. Abbiamo chiesto una sistemazione isolata per i connazionali rientrati. L'emergenza danneggia anche le nostre vendite. Le mie sono calate del 50%». 

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