Coronavirus a Napoli, così è cominciata la catena dei lutti tra viaggi e raduni a inizio marzo

Coronavirus a Napoli, così è cominciata la catena dei lutti tra viaggi e raduni a inizio marzo
di Francesco De Sio e Dario Sautto
Lunedì 23 Marzo 2020, 08:00 - Ultimo agg. 18:21
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La minaccia invisibile avrebbe presto presentato il conto. L'ha capito il premier Conte, l'aveva realizzato subito il governatore Vincenzo De Luca, lo stanno ora toccando con mano anche i napoletani più incauti. Ieri l'elenco dei nuovi positivi al Covid-19 ha infatti lasciato gli onori della cronaca alla lista di coloro che non ce l'hanno fatta. I decessi, nel solo circondario a sud di Napoli, hanno riguardato Portici, San Giorgio a Cremano, Torre del Greco e Castellammare di Stabia. Al netto di dati e percentuali, a colpire è soprattutto la catena di eventi che ha portato ai contagi, in alcuni casi aggravatisi fino al decesso dei soggetti più fragili. Senza scampo l'86enne sangiorgese di via Manzoni, ricoverato da quattro giorni in terapia intensiva a Boscotrecase. L'anziano, affetto da pregresse patologie polmonari, si è spento nella notte tra sabato e domenica, lasciando la moglie e le figlie. E secondo quanto ricostruito dalle autorità sanitarie, potrebbe essere stato il marito di una di loro a contagiare il suocero nella più atroce delle dinamiche familiari in tempi di Coronavirus. I sani trasportano, i deboli periscono. Il papabile «untore», 58enne libero professionista, era risultato positivo mercoledì scorso. A inizio mese, quando era ormai chiaro che i tentacoli del virus avrebbero avvinghiato l'intera penisola, il genero avrebbe partecipato a un convegno a Bari, organizzando la trasferta in auto con altri colleghi lombardi. Fin troppo palesi quelli che sarebbero stati i risvolti di una condotta assai imprudente. Il periodo di incubazione, il contatto con gli anziani parenti, un contagio pressoché scontato, fino al decesso del suocero. Il 58enne, residente al confine con Napoli Est, si trova anch'egli a Boscotrecase, ma condizioni ritenute buone. Sempre in queste ore è invece peggiorato il sangiorgese di 64 anni ricoverato martedì: l'autista di Anm, come specificato dalla stessa azienda di trasporti, era tornato da Torino il 10 marzo, all'indomani dell'estensione della zona rossa a tutta l'Italia. Un viaggio, pare, dovuto a motivi squisitamente familiari che potrebbe costargli caro. Il paziente sarebbe al momento intubato, con un quadro clinico in netto peggioramento rispetto a inizio settimana.
 
 

Direttamente in terapia intensiva anche il 77enne arrivato in ospedale nel weekend, ottavo positivo a San Giorgio. Anche nella vicina Torre del Greco, epicentro campano dei contagi, i comportamenti sconsiderati addensano di nubi l'orizzonte. E ieri è stata una domenica di lutti. Nell'occhio del ciclone alcune parrocchie di Santa Maria la Bruna, le quali annoverano un prete positivo già in quarantena e un altro ancora in attesa dell'esito del tampone all'interno del nosocomio boschese. Frequentava la parrocchia di San Vincenzo a Postiglione, quella guidata dal sacerdote contagiato, la 75enne che si è spenta ieri mattina, parente di un assessore torrese. E probabilmente è lei ad aver contagiato un nipote di 46 anni, cardiopatico e diabetico, morto in serata sempre all'ospedale boschese. I timori della comunità si sarebbero concentrati su un incontro spirituale tenutosi in una tensostruttura nel fine settimana dell'8 marzo, sempre in zona Santa Maria, alla presenza dei sacerdoti e di almeno 60 fedeli. Nel quartiere corallino sarebbero ora diversi i sospetti positivi. La paura avrebbe spinto interi nuclei familiari ad autoisolarsi. Altri si sono invece riversati nei pronto soccorso del Maresca e del San Leonardo di Castellammare, scatenando il malcontento dei sanitari stabiesi. Al Monaldi, nel frattempo, si è registrato ieri sera il decesso di un ultra 70enne di Sant'Anastasia con patologie pregresse.
 

Quattro contagi in pochi giorni, tre dei quali collegati alle professioni sanitarie, l'incubo di una cena e il pericolo di un «focolaio» di contagio che ha già causato due decessi. Tra Gragnano e Castellammare i primi casi di coronavirus sono stati circoscritti e potrebbero essere quasi tutti riferiti a medici e infermieri. Il sindaco di Gragnano, Paolo Cimmino, ha comunicato il quarto caso di contagio. «Si tratta di una assistente infermieristica dell'ospedale di Sorrento e ricoverata in quella struttura» fa sapere il primo cittadino gragnanese. In servizio al reparto di Cardiologia, la donna ha 45 anni ed è residente in via Castellammare, come gli altri. Escluso il 19enne assistente di volo rientrato da Bergamo, asintomatico e in autoisolamento dal 16 marzo in casa, gli altri due casi sono una neurologa che vive nello stesso palazzo e un giovane ginecologo del Policlinico di Napoli, residente nel capoluogo, ma che avrebbe partecipato a una cena insieme alla donna e ad un'altra decina di persone. Una di queste ieri mattina è stata sottoposta a tampone perché ha sintomi specifici. Durante quella cena gragnanese, il Covid-19 potrebbe essere stato incubato e trasmesso a più persone. E il rischio è che la stessa neurologa, che aveva avuto contatti con familiari di rientro dalla «zona rossa», possa aver creato uno o più focolai, continuando a lavorare negli uffici Asl di via Fusco a Torre Annunziata e facendo visite in vari ambulatori, tra cui quello di via Allende a Castellammare. Lì vicino, in via Tavernola, era residente un 79enne, ricoverato insieme al figlio come sospetto all'ospedale di Boscotrecase e morto lì dopo essere risultato positivo. Poco distante viveva anche il 69enne, deceduto al San Leonardo alcuni giorni fa e sottoposto post mortem al tampone che ne ha rivelato la positività. 
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