Napoli, camorra e virus: pusher con mascherine e spaccio a domicilio

Napoli, camorra e virus: pusher con mascherine e spaccio a domicilio
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 12 Marzo 2020, 23:00 - Ultimo agg. 13 Marzo, 13:41
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Come ai tempi del colera, e forse anche peggio di allora. Gli effetti devastanti del Coronavirus colpiscono l’economia illegale della criminalità organizzata al pari di quella sana, schiacciata dalla “depressione da virus”. Da qualche giorno a Napoli la camorra è costretta a fare i conti con un’emergenza imprevista, capace di paralizzare ogni giorno che passa le due principali attività che rappresentano il core business di tutte le mafie: la droga e le estorsioni.

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Decimati i guadagni che arrivano dalle piazze di spaccio. Azzerati gli introiti del racket. La pandemia sta facendo addirittura più danni degli arresti, dei blitz e forse persino delle condanne al 41 bis per boss e gregari. Già, perché se non gira il denaro non si garantiscono i rifornimenti di hashish e cocaina, i broker internazionali dei narcos preferiscono restare alla finestra aspettando tempi migliori, i clienti spariscono e non si riesce più a garantire nemmeno i “livelli lavorativi” di pusher, sentinelle e corrieri. È forse ancora troppo presto per dirlo, ma in una sola settimana gli incassi milionari delle oltre 300 piazze di spaccio che si contano nella sola città di Napoli pare abbiano più che dimezzato gli introiti. Persino al Rione Traiano - nuovo epicentro della vendita di stupefacenti che ha soppiantato zone come Secondigliano, Scampia, Ponticelli e il Parco Verde di Caivano - persino lì gli affari a fine giornata indicano il segno negativo. La macchina mangiasoldi di sta fermando. Luoghi di vendita tradizionali di cocaina, marijuana, hashish e kobret delle Case Nuove, del Rione Berlingieri, di Taverna del Ferro e del Rione Villa hanno chiuso i battenti. Troppi rischi e pochi soldi, un gioco che non vale la candela.

Resiste invece, a quanto pare, lo spaccio “on demand”: la nuova formula sperimentata ormai da anni che consiste nel trasporto e consegna a domicilio, specialmente nei quartieri-bene di Chiaia, del Vomero e di Posillipo: affidata ai pony express dello spaccio che garantiscono anonimato, sicurezza e prodotto. Ma se il contagio fa sempre più paura, gli affari devono andare avanti: e allora basta farsi un giro lungo quello stesso Rione Traiano - supermarket fino a qualche giorno fa aperto h24 per tutte le esigenze dei tossicodipendenti - per accorgersi della presenza di pusher che con tanto di mascherina verde agli angoli degli scantinati da via Catone a via Tertulliano, continuano ad aspettare clienti.

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Con i negozi chiusi, poi, la camorra dovrà inevitabilmente fare i conti anche nella riscossione delle rate del pizzo. Guadagni dimezzati, se non a picco per molte delle attività commerciali più vessate dai camorristi. E con la Pasqua ormai alle porte - Pasqua resta con Natale e Ferragosto una delle date in cui pagare è un obbligo - i cordoni della borsa si stringeranno ulteriormente.
 

 

Ma a risentire gli effetti del momento è l’intero “sistema”. Le disposizioni imposte anche per gli spostamenti, che richiedono un’autocertificazione scritta, e soprattutto le strade di centro e periferia che già prima delle 18 si trasformano in deserti, impongono alla camorra e ai camorristi nuove strategie e modi di comportamento quotidiani. Con il calar della sera per le forze dell’ordine il controllo del territorio, in queste condizioni, diventa più agevole: e dunque i clan hanno bloccato ogni attività legata al trasferimento di droga o armi, per non parlare dei movimenti di latitanti e ricercati. Il rischio di incappare in un posto di blocco, o anche di un semplice controllo amministrativo, è altissimo. Forse anche per questo da una settimana non si registrano più neanche le famigerate stese: le armi tacciono ai Quartieri come per i vicoli dei Decumani.
 

C’è però anche il rovescio della medaglia. I gruppi criminali di piazza Mercato e del centro storico, veri plenipotenziari del sempre fiorente mercato della contraffazione, pare si stiano già muovendo: in quasi tutta la città l’assenza di mascherine e talvolta anche di disinfettanti in gel si sta trasformando in un’occasione da non perdere: e così a breve potrebbero spuntare anche mascherine contraffatte e presìdi igienico-sanitari “made in Duchesca”.
 

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