Coronavirus, sono i percorsi misti negli ospedali del Napoletano i cavalli di Troia del Covid-19

Coronavirus, sono i percorsi misti negli ospedali del Napoletano i cavalli di Troia del Covid-19
di Fiorangela d'Amora
Sabato 18 Aprile 2020, 10:00
6 Minuti di Lettura

Malati sospetti Covid ricoverati tra i degenti «normali», a dividerli a volte solo una porta. Gli ospedali diventano focolai e interi reparti sono costretti a chiudere. Non bastano i tamponi a tappeto: 550 quelli effettuati al Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli tra martedì e giovedì scorsi, oltre 100 quelli disposti al San Leonardo di Castellammare, dopo il caso di un anestesista al lavoro con la febbre la notte di Pasqua. In tutti i presìdi, compresi il Maresca di Torre del Greco e gli ospedali della Penisola Sorrentina, l'accesso di pazienti sospetti, che poi rivelano positivi anche dopo due o tre tamponi, rappresenta un grave problema che mette a repentaglio il funzionamento delle unità operative. Per questo motivo si cercano soluzioni per evitare una promiscuità che, oltre al pericolo di contagi, rende anche gli ospedali «inaccessibili ai malati cronici» perché c'è, appunto, «il rischio di contrarre il Covid-19». Alle parole di Giuseppe Staiano, referente per la Costiera sorrentina del Tribunale per i diritti del malato, ieri è seguita la presa di posizione dei consiglieri di Forza Italia Flora Beneduce ed Ermanno Russo, componenti della Commissione Sanità della consiglio regionale. «La promiscuità è il peggior nemico della Campania in questa pandemia - scrivono - I casi sospetti vanno direttamente trasportati negli ospedali dedicati all'assistenza di pazienti affetti da Coronavirus. Separare i due percorsi è diventata oramai una priorità assoluta».

LEGGI ANCHE Ospedale nel caos: contagiata assiste la madre malata

Insomma l'ospedale Covid dovrebbe accogliere anche tutti i sospetti, liberando così gli altri presidi per la cura degli ammalati non infetti. «Il vero problema non è legato ai sospetti - replica il direttore generale dell'Asl Napoli 3 Sud, Gennaro Sosto - piuttosto abbiamo diversi casi, e l'Italia intera ne è piena, di pazienti che nonostante abbiano il primo tampone negativo, risultano positivi dopo un'ulteriore verifica. Dove dovrebbero andare questi pazienti? Negli ospedali Covid, dove potrebbero infettarsi se non lo sono davvero?». Scettico su quanto proposto, Sosto punta a una risoluzione clinica per evitare promiscuità: «Premesso che parliamo di un virus che stiamo conoscendo solo adesso - prosegue il manager - dobbiamo considerare la possibilità che i tamponi non siano sempre veritieri anche al secondo e terzo test, per questo l'osservazione clinica da parte del medico è importantissima. Se il paziente presenta sintomi Covid, nonostante l'esito negativo del test, si possono e devono fare ulteriori indagini come tac e radiografie, per valutare la presenza di polmoniti. In questo caso il paziente resta in ospedaLe no covid, in isolamento, in attesa di avere un quadro clinico migliore».
 


La cronaca di questi giorni rafforza la teoria che il solo tampone non può essere il lasciapassare per uscire dall'isolamento. All'interno del De Luca e Rossano di Vico Equense, per oltre dieci giorni una donna stabiese di 71 anni è rimasta ricoverata in isolamento, in pratica occupando l'intero reparto di Medicina, per una sospetta polmonite. La paziente dal 29 marzo al 3 aprile ha ricevuto ben 4 tamponi, solo l'ultimo ha dato risposta positiva e permesso il ricovero in un Covid-Hospital. Ma questo è un caso fortunato che non ha causato ripercussioni su altri reparti. Non è stato così nella vicina Castellammare. Pazienti e medici positivi sono saliti inconsapevolmente nei reparti, generando focolai. Il più preoccupante è quello relativo ai reparti di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso dove sono 13 i sanitari contagiati, 18 nell'intero ospedale dall'inizio della pandemia. «In queste unità c'è sicuramente qualcosa che non ha funzionato - spiega il direttore del San Leonardo, Rosalba Santarpia - tamponi falsi negativi che invece hanno portato il virus tra i sanitari. Per questo motivo vanno migliorati i protocolli di accesso nei reparti». La Santarpia, in carica da una settimana dopo il trasferimento in Regione dell'ex direttore Mauro Muto, è al centro di polemiche per la decisione di istituire aree di isolamento nei reparti. «Non sono letti Covid, ma si tratta di istruzioni dettagliate riservate al personale per la gestione di pazienti che appunto risultano negativi al primo tampone, ma hanno sintomatologie ancora sospette. Spesso i sintomi non si presentano assieme e così, per non tenere tutti i degenti insieme, ogni piano avrà una stanza dove poter gestire il paziente, dislocando un solo infermiere per turno alla gestione dell'isolamento».

LEGGI ANCHE Contagi a catena e terza vittima a Nocera

Basta una porta per isolare un possibile contagio? Se lo sono chiesti più volte i medici dei reparti che hanno affrontato decine di casi sospetti. Succede a un 64enne ora ricoverato in un centro Covid. Per l'uomo passano 12 giorni dal primo tampone, perso e ripetuto dopo 5 giorni, intanto resta sei giorni al San Leonardo nel percorso sporco riservato ai sospetti Covid, per poi essere trasferito in Cardiologia senza avere esito dell'esame, danneggiato per il poco materiale organico. L'uomo sarà trasferito con una sentenza di positività da Castellammare solo dopo ulteriori esami. Ma intanto era stato tra i degenti non infetti. Dopo di lui tocca a un infermiere del distretto stabiese, rimasto per giorni in rianimazione con forte polmonite, negativo al primo tampone, positivo al secondo. All'ospedale Maresca di Torre del Greco sono due i pazienti, negli ultimi 15 giorni, ricoverati in Medicina perché negativi al primo test.
Il 6 aprile una donna anziana curata e visitata assieme agli altri degenti, poi scoperta infetta dopo tre giorni e trasferita in osopedale Covid. Subito isolato invece, all'interno di una stanza in Medicina, l'anziano arrivato al Maresca con una crisi respiratoria. Dalla Tac l'evidenza di una difficoltà polmonare, ma anche in questo caso il tampone risulta negativo, mentre il test sierologico dice l'opposto. Intanto, denunciano i sanitari del presidio torrese, i reparti di Medicina Generale e Chirurgia restano uniti e succede che i sospetti Covid convivsano con pazienti appena operati. «Abbiamo avuto casi di pazienti con problemi respiratori - dicono gli operatori - giorni in attesa di tampone, poi, scoperta la positività,è successo che non c'era posto a Boscotrecase e sono stati parcheggiati da noi. Rischiamo ogni giorno». Una babele che nell'Asl Na2 Nord raggiunge l'apice con la chiusura dei reparti di Medicina e Chirurgia del Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e lo stop ai ricoveri. Dalla paziente uno a un totale di 45 contagiati tra degenti e sanitari nonché il cappellano dell'ospedale. In almeno due casi accertati il primo tampone negativo aveva indotto a ricoveri ordinari che si sono rivelati dei veri e propri cavalli di Troia. Emblematico il caso di un 82enne napoletano arrivato in ospedale per un intervento all'intestino. Dopo il test sierologico negativo l'uomo viene sottoposto all'operazione che dà buoni frutti tanto da far propendere alla dimissione. Dalla guarigione al decesso, avvenuto lunedì scorso, è un attimo, febbre e vomito e il tampone positivo ma solo post-mortem.

© RIPRODUZIONE RISERVATA