Coronavirus a Napoli, morta maestra in pensione a Torre del Greco: «Calvario in tre ospedali»

Coronavirus a Napoli, morta maestra in pensione a Torre del Greco: «Calvario in tre ospedali»
di Francesca Mari
Venerdì 3 Aprile 2020, 15:04 - Ultimo agg. 15:36
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TORRE DEL GRECO - Un altro decesso a Torre del Greco che porta a 11 il numero delle vittime in città. Si tratta di Carmela Sannino, maestra in pensione di 69 anni, terza vittima dell’area periferica tra Postiglione e Santa Maria la Bruna dove il cluster legato ad attività religiose e neo catecumentali si fa sempre più preoccupante. La donna è deceduta questa notte all’ospedale di Caserta dopo una trafila tra vari ospedali di circa dieci giorni, come raccontano e denunciano i familiari. 


«L’avevamo detto di fare presto – racconta tra le lacrime Marilina Vinci, parente che già nei giorni scorsi aveva denunciato ritardi e disservizi – adesso che non c’è più nulla da fare solo rabbia e dolore. Già dieci giorni fa, quando ormai si erano già verificati dei decessi di persone legate a questo ceppo con cui la nostra famiglia aveva avuto contatti, abbiamo insistito affinché gli operatori del 118 venissero a casa. Mia cugina stava male e ci hanno consigliato di comprare la bombola di ossigeno a casa, poi però è peggiorata, l’hanno ricoverata al Maresca dove è rimasta alcuni giorni senza cure idonee, anche perché il primo tampone era risultato negativo. Solo che i medici già avevano capito che il suo quadro clinico, con polmonite bilaterale, fosse da Covid nonostante l’esito negativo. Così, non avendo la terapia intensiva, si è richiesto il trasporto al Vecchio Pellegrini di Napoli, dove comunque non è stata curata da Covid. Solo quando è arrivato l’esito del secondo tampone, risultato positivo, domenica sera si è predisposto il trasferimento a Caserta e solo ieri sera i medici hanno richiesto l’autorizzazione per trattarla con il farmaco anti-artrite, ma era già troppo tardi. Non è colpa dei medici che sono in guerra senza armi, ma sono i ritardi, i risultati in ritardo dei tamponi e delle cure, la burocrazia: questo sta uccidendo le nostre famiglie. Il marito è ricoverato a Bosco e i figli in quarantena. Così come la nostra tante famiglie distrutte qui in periferia, ma nessuno ci ascolta, sembra che siamo abbandonati dal mondo».
 

I primi decessi della zona riguardano la zia 79enne e il nipote 46enne morti lo scorso 15 marzo a distanza di un’ora l’una dall’altro al Covid Center di Boscotrecase. Dalle continue denunce che continuano ad arrivare dalla zona, focolaio potrebbe essere stato un incontro religioso lo scorso 8 marzo, già dopo i divieti del governo, in una tensostruttura della zona di cui due sacerdoti sono risultati positivi al virus. 

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