Covid a Napoli, autobus e metropolitana tra tanti stop e nessun distanziamento

Covid a Napoli, autobus e metropolitana tra tanti stop e nessun distanziamento
di Paolo Barbuto
Sabato 3 Ottobre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 22 Marzo, 03:21
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Sui vagoni della Metro e sui bus la ressa è costante, quotidiana e incontrastata; tra il personale Anm cresce l’allarme per i casi di contagio che ieri sono aumentati di altre due unità ma che potrebbero moltiplicarsi a vista d’occhio perché i controlli sanitari dell’azienda si sono rivelati poco attendibili. Nel bel mezzo dell’allarme pandemia si piazza lo scontro frontale tra il sindaco de Magistris e i lavoratori accusati di utilizzare la malattia per un braccio di ferro sindacale. Il sindaco di Napoli giovedì ha definito “criminale” il comportamento di chi si mette in malattia e ieri ha rincarato la dose: «Sono assolutamente convinto e persuaso che si tratti di condotte criminali e mi assumo la responsabilità di affermare che le assenze non sono assolutamente per malattia. Ho le ragioni per dirlo e quando qualcuno mi convincerà del contrario chiederò pubblicamente scusa».

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I sindacati hanno difeso strenuamente i lavoratori, chi era in malattia sta valutando la possibilità di far scattare un’azione legale nei confronti del primo cittadino ma nessuno vuol metterci la faccia per paura di ritorsioni: «In trent’anni di lavoro ho fatto solo 4 giorni di assenza - dice un lavoratore che, ovviamente, chiede l’anonimato - ho la mia età, ho avuto un problema alla schiena che mi ha bloccato e ho chiesto un giorno di malattia, il quinto nella mia vita lavorativa. Poi ho scoperto che per il sindaco di Napoli la mia condotta è criminale e lui ha le prove della mia finta malattia. Non sono nemmeno arrabbiato, sono solo schifato...».
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Ieri a far montare la furia del sindaco è stato lo stop di due funicolari su quattro, quella di Chiaia e quella di Mergellina che sono rimaste senza presidio perché il personale s’è dato malato. Nuove invettive, ovviamente. Però sembra che dietro la richiesta di restare a casa ci sia una questione estremamente delicata e legata al Coronavirus: un addetto della funicolare di Chiaia ha il padre e la sorella che hanno scoperto il contagio negli ultimi due giorni, lui stesso teme di essere contagiato e ha chiesto di rtare in quarantena fino ai risultati del tampone, con lui tutta la squadra di lavoro avrebbe prudenzialmente chiesto di non entrare a contatto con gli utenti finché non avranno risultati diagnostici che ne attestano la negatività. 
 

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Il tema dell’affollamento dei mezzi è all’ordine del giorno. Sempre più spesso gli autobus vengono presi d’assalto quando tentano di evitare una fermata per aver raggiunto il massimo di passeggeri trasportabili; sempre più spesso vengono diffuse immagini della metropolitana stracolma dove si viaggia incollati gli uni agli altri senza che nessuno controlli e senza il previsto stop alla circolazione dovuto per legge quando il carico antropico è eccessivo. Di fronte a queste emergenze l’Anm resta a guardare, senza armi da utilizzare, senza alternative da mettere in campo: pochi mezzi a disposizione significano poche corse affollate, prendere o lasciare. Prendere il virus, ovviamente, in queste condizioni.

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Dopo aver scoperto la positività di un ausiliario del traffico del Vomero (ricoverato e solo ieri uscito dalla terapia intensiva), l’Anm che gestisce il settore dei vigilini ha spedito a fare il test a tutto il gruppo che ha lavorato con l’ammalato. In otto sono stati sottoposti al test rapido, il “pungidito” che ha accertato la negatività di tutti i lavoratori. Solo che un paio di loro (lo leggete nell’intervista qui sotto) non si sono fidati, sono andati a fare il tampone e ieri hanno accertato la positività al Coronavirus. Ovviamente tra il primo test e il tampone sono stati regolarmente al lavoro assieme ad altri colleghi, negli stessi uffici, nelle stesse auto, hanno utilizzato anche gli stessi tablet per le contravvenzioni e hanno avuto contatti con centinaia di cittadini.

L’azienda ha spiegato che il test “pungidito” ha un’attendibilità del 98 per cento ma ha ammesso l’errore e ha richiamato tutti i dipendenti che oggi andranno a fare il tampone per scoprire se sono realmente negativi o se sono diventati “untori” per colpa dell’azienda.

Sulla vicenda è intervenuto duramente il sindacato Usb che in una nota a firma di Marco Sansone e Adolfo Vallini ha tuonato contro la superficialità dei test aziendali e ha preteso che «tutti i dipendenti entrati a contatto con i contagiati siano sottoposti a tampone rino-faringeo».

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