«L'Asl di Napoli non ci invia l'unità mobile domiciliare per i tamponi, dopo circa un mese di isolamento fiduciario causa Covid-19». Comincia così il post che l'attore Luca Gallone, noto a tutti per aver interpretato il papà di Elena nella fiction L'Amica geniale, ha pubblicato mercoledì pomeriggio sul suo profilo Facebook. Un dramma, quello della quarantena forzata in attesa di tampone, vissuto da tanti napoletani in questi giorni, alla luce della nuova ondata Covid. Un disagio che, nel caso di Gallone come di altre famiglie, assume proporzioni ancor più drammatiche dato che a essere in isolamento è l'intero nucleo familiare. In realtà l'isolamento fiduciario è una misura molto importante per evitare la trasmissione del virus, che viene applicata ai contatti stretti di casi confermati di Covid-19 e prevede di rimanere a casa per 14 giorni. Ma soprattutto secondo i protocolli serve a consentire di effettuare i tamponi a tutti i soggetti coinvolti. Cosa che, a detta di Gallone, non sarebbe avvenuta per la sua famiglia.
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La denuncia del grave disagio, soprattutto psicologico, vissuto da tante famiglie ha toccato anche il mondo dello spettacolo. È il caso di Luca Gallone, attore partenopeo di 39 anni reso famoso dalla fiction di Saverio Costanzo L'Amica geniale andata in onda su Rai 1, dove interpretava Vittorio, il papà di Lenù (Elena Greco, amica inseparabile di Raffaella Cerullo detta Lila, per intenderci), ma visto anche in Gomorra, Un posto al sole e La Squadra.
Il post ha subito fatto il pieno di like e di commenti negativi contro la presunta mancanza del servizio sanitario. Commenti dai quali sono poi scaturite numerose condivisioni di contatti dell'attore sui propri profili Facebook. «Vuoi che lo facciamo girare?», «Condivido», «Condivido anch'io», tra i tanti commenti cui sono seguite fino a ieri 62 condivisioni. E ancora: «Ma assurdo!», «Terribile», «Allucinante! Però l'Asl è tempestiva a fare i tamponi e a far uscire i positivi, ma non ha la stessa urgenza nel far uscire i guariti! Qualcosa non torna», scrive un altro utente. «Ma come è possibile? A Milano appuntamento a massimo due giorni e risultato dopo 24/48 ore. Assurdo!», si legge in un altro commento al post. E addirittura c'è chi suggerisce di «partire con una querela alla Procura della Repubblica». Effetto dei social, che dopo un post del genere hanno scatenato parole di stupore e indignazione. «Ci sono responsabilità ben precise dell'ente preposto - si sfoga ancora Gallone - non possiamo essere vittime di queste assurde e palesi mancanze». «Se non è sequestro di persona questo, ditemi voi cos'è. La pazienza è finita. Il mio totale rispetto delle norme e dei protocolli esistenti è diventato la mia prigione e quella della mia famiglia».