Covid a Napoli, la grande fuga dei medici: dall'ambulanza all'ufficio

Covid a Napoli, la grande fuga dei medici: dall'ambulanza all'ufficio
di Ettore Mautone
Giovedì 28 Gennaio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:12
4 Minuti di Lettura

Si aggrava la carenza di medici del 118 in città: dall'ultimo allarme, lanciato nello scorso novembre dal responsabile della centrale operativa Giuseppe Galano che segnalava la mancanza nelle varie postazioni di 28 camici bianchi, lo scenario oggi si configura sempre più a tinte fosche. Negli ultimi mesi si sono registrati infatti ulteriori pensionamenti, malattie, assenze per Covid, e ora c'è da fare i conti anche con l'addio all'ambulanza di camici bianchi che, dopo 15, o 20 anni di lavoro in prima linea, trovano più attraente trasferirsi in guardia medica o aprire uno studio di medicina generale. Medici formati, esperti, abituati a fronteggiare situazioni in cui il malato è in pericolo di vita, professionalità che vanno irrimediabilmente perse e difficili da rimpiazzare.

Se il turn-over dei medici di base - attualmente in corso di perfezionamento dopo anni di ritardi nella pubblicazione delle graduatorie - è un nodo che va dunque finalmente a soluzione, resta irrisolta la questione dei dottori dell'emergenza da impiegare sia nelle prime linee degli ospedali sia sui mezzi di soccorso del 118. «Sto lasciando un lavoro scelto per passione - dice Antonella Barbi, 57 anni - in quanto siamo stanchi, sfiduciati, non gratificati e non riconosciuti nel ruolo che svolgiamo, gravati dalle precarie garanzie, di carriera e contrattuali, logorati dopo anni di impiego». «Vado via dal 118 soprattutto per stanchezza - aggiunge Mariolina Luongo, 63 anni, una delle pioniere del servizio in Campania - stare tanto tempo in ambulanza logora.

Le notti passate per strada pesano alla mia età. Sento di dover concludere la mia carriera con altri ritmi e gratificazioni. Aprirò uno studio al Vomero, dove abito. Mi dispiace lasciare questo lavoro, mi ha dato tanto ma ho dato tanto anch'io». È insomma una coperta corta quella dell'assistenza sanitaria territoriale a Napoli e in Campania: mentre sono in fase di attribuzione tutte le carenze arretrate dei medici di famiglia e delle guardie mediche (ieri ne sono state assegnate 250 su scala regionale di cui 20 a Napoli distribuite in città e nei quartieri periferici) si registra ora la fuga dal 118. La prima linea più esposta della medicina del territorio paga pegno: dopo l'addio all'ambulanza di tre medici nell'ultima tornata di luglio 2020 ora un nuovo travaso tra 118 e medicina di famiglia. A Napoli altri cinque dottori di lungo corso titoli e punteggi alla mano hanno opzionato una delle venti caselle rimaste vuote nella mappa del 2019. A stretto giro saranno reclutate anche le carenze della medicina di base del 2020 (entro il 31 gennaio ci sarà la graduatoria provvisoria ed entro marzo quella definitiva con le assegnazioni) con altre 40 opportunità. Lo stillicidio del 118 potrebbe diventare un'emorragia. Oltre ai turni massacranti giorno e notte sulle ambulanze, pesa il lavoro improprio nei pronto soccorso a loro volta non adeguatamente presidiati, i rischi di aggressioni, i contagi, le responsabilità e, a completare il quadro, un impianto contrattuale disomogeneo che oscilla dai ruoli della dipendenze ai convenzionati, agli atipici e precari reclutati dopo un corso di 300 ore.

Video

L'ultima tegola, piovuta sul capo dei medici del 118, riguarda un'indennità di servizio inserita in un vecchio contratto, (10 mila lire oggi 5,16 euro) su cui ha acceso i riflettori la Corte dei conti considerandola indebita. Una scure che vale 800 euro sullo stipendio a cui si aggiungono restituzioni che oscillano da 20 a 70 mila euro. Della questione è stata investita l'avvocatura regionale per un'interpretazione autentica nel transito da un accordo di lavoro all'altro 15 anni fa. Un tavolo per affrontare questa partita è in programma in Regione il 2 febbraio con i sindacati di categoria (Fimmg, Cisl medici-intesa sindacale e lo Smi) e la parte pubblica. L'indennità sarà recuperata con un'altra voce di 6 euro ma sugli arretrati da restituire (dai 20 ai 70 mila euro) non c'è alcuna certezza. Il 118 è un servizio pubblico salvavita che interviene nei codici rossi di persone in pericolo di vita per gravi traumi, ictus, infarti. Il medico è necessario: un patrimonio della collettività da coltivare sul piano della qualità e delle garanzie anziché ripiegando su convenzioni e privatizzazioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA