Covid a Napoli, Mario sopravvissuto a 103 anni: «Ho visto epidemie e guerre mondiali, voglio battere anche il virus»

Mario Pansini, 103 anni (Newfotosud - Renato Esposito)
Mario Pansini, 103 anni (Newfotosud - Renato Esposito)
di Maria Pirro
Mercoledì 10 Febbraio 2021, 16:23 - Ultimo agg. 20:06
4 Minuti di Lettura

È un combattente, Mario Pansini: ha 103 anni e due mesi, ed è pronto a vaccinarsi per sconfiggere anche il Covid. Di guerre, il napoletano del Vomero ne ha vissute già tante, troppe: è nato durante il primo conflitto mondiale, ha sentito i bombardamenti del secondo, ha visto da vicino lo scontro per il canale di Suez. E ha battuto pure altri nemici invisibili: «Ricordo meno le epidemie, dalla spagnola al colera, più la prima nevicata a Napoli. Ma non sottovalutato i rischi», avvisa. 

Video

Si è già prenotato per l'iniezione?
«Lo ha fatto in giornata il mio medico di famiglia». 

Lei non ha un pc?
«Lo avevo, il secolo scorso», ride. «Non lo uso più, da quando ho smesso di lavorare». 

E il cellulare? Non ha internet?
«Ho uno smartphone, ma lo tengo chiuso nel cassetto.

Preferisco utilizzare questo», mostra il Brondi. «È più semplice, anche se sono un po' duro d'udito». 

Legge e invia messaggi?
«Ho provato a scrivere a una cara amica che si è ammalata di Covid, ma non mi risponde: credo sia in isolamento». 

Ha paura del virus?
«Certo, se lo prendo io». 

Esce di casa lo stesso?
«Tutte le mattine. Ma la mia giornata è monotona. Mi alzo, faccio la doccia e la colazione e vado a fare quattro passi nel quartiere. Compro sempre Il Mattino». 

A pranzo, come si organizza?
«Faccio la spesa e cucino io oppure vado alla trattoria qui vicino». 

Cosa prepara?
«Pasta, a volte i legumi. Non mangio mai né la carne né il pesce. Odio soprattutto il pollo». 

E poi?
«Una volta a casa, chiudo la porta e non apro più fino all'indomani». 

Teme un assalto da parte di malintenzionati?
«Non viene nessuno a trovarmi. Guardo la tv, la sera: lo sport, non i film». 

È tifoso?
«No, ma mi piace il calcio». 

Come ha saputo del vaccino?
«L'ho letto sul giornale e sono andato dal medico di famiglia per la prenotazione». 

Non ha parenti che avrebbero potuto aiutarla?
«Due nipoti, ma non li vedo mai. Abitano lontano». 

Anche lei ha girato il mondo.
«Sono nato in Egitto, figlio di un marittimo napoletano, e sono rimasto lì fino a 38 anni. Sono tornato definitivamente a Napoli a bordo di una nave del governo, durante la guerra nel canale di Suez. Anno 1956. Ma poi ho continuato a viaggiare nei Cinque Continenti. Per lavoro e per piacere». 

Qual è la sua città preferita?
«Londra, ci sono andato per anni perché lì abitava mia sorella». 

Perché ha deciso di restare nel capoluogo partenopeo?
«Qui ho trovato lavoro, come piccolo armatore e sono stato titolare di una agenzia marittima, ma ho conosciuto in ufficio anche mia moglie. Concetta, una donna straordinaria, che è morta nel 2017». 

Dunque, vive da solo.
«Tre anni fa mi sono trasferito al Rione Alto, solo da due mesi ho preso un appartamento nello stesso palazzo al Vomero, dove abitavo con lei: al pianterreno anziché all'ultimo con il terrazzo». 

A 103 anni è perfettamente autonomo: qual è il segreto?
«Non so, fino ad adesso non ho avuto una malattia. E non mai indossato il cappotto, nemmeno a Londra o nei viaggi in Finlandia. Solo una giacca, è questa la giovinezza». 

Cosa consiglia ai ragazzi?
«Di studiare, studiare, studiare». 

E agli anziani?
«Di vaccinarsi. Assolutamente». 

È credente?
«Sono nato cattolico, oggi non so più cosa pensare». 

Della morte?
«Io aspetto solo il visto per andare su Venere, non su Marte. Meglio essere accolti dalla bellezza che in mezzo alle guerre». 

Meglio evitare il Covid.
«Si soffre molto. Meglio di no».

© RIPRODUZIONE RISERVATA