Covid a Napoli, l'allarme dei medici di famiglia: «Tra noi già troppi positivi»

Covid a Napoli, l'allarme dei medici di famiglia: «Tra noi già troppi positivi»
di Melina Chiapparino
Venerdì 9 Ottobre 2020, 08:00
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A Napoli la curva dei contagi Covid è in salita e i casi positivi aumentano sempre di più anche tra i medici di famiglia. Il bilancio attuale riguarda sei dottori affetti dal virus di cui tre con lo studio a Secondigliano e altri tre a Ponticelli, asintomatici tranne uno di loro, Ernesto Celentano, ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Cotugno. La categoria «corre grandi rischi in questa fase per l'estrema prossimità del medico di base» come spiega Ernesto Esposito, segretario a Napoli del Sindacato Medici Italiani. Uno degli episodi a rischio si è verificato ieri con un assalto agli studi medici in seguito al blocco del loro sistema informatico.

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«Nella maggior parte degli studi dei medici di famiglia, ieri, si sono presentati più del doppio del numero di pazienti che attualmente viene organizzato su prenotazione - racconta Esposito - la conseguenza è stata l'affollamento e grandi difficoltà nella gestione degli assembramenti».

A scatenare l'assalto agli studi medici è stato il blocco del Sogei, il sistema informatico che consente di dematerializzare le prescrizioni e inviarle telematicamente ai pazienti che, ieri, è andato in tilt dalle 12 fino quasi alle 18. «I pazienti a cui occorrevano prescrizioni di farmaci salvavita si sono preoccupati e, pur non avendo appuntamento, hanno affollato gli studi - spiega il segretario Smi - abbiamo proceduto con le ricette cartacee ma non è accettabile un disagio di questo tipo ora che è alto il rischio contagio». Secondo le stime del sindacato, almeno il 60% degli studi ha registrato ieri il doppio delle presenze per una criticità che «si era già verificata durante il lockdown con blocchi di un'ora o poco più ma mai una paralisi così grave del sistema» conclude Esposito.

 

«Siamo una categoria a rischio per la nostra estrema vicinanza ai pazienti e anche se adottiamo precauzioni, ci troviamo spesso in situazioni difficili da gestire come durante le visite domiciliari» confessa uno dei medici contagiati dal Coronavirus, ora in isolamento domiciliare. «Quando ho avuto il sospetto che si trattasse di Covid mi trovavo allo studio e avvertivo una nausea intensa che non accennava a diminuire nonostante i farmaci - racconta il 60enne napoletano - il giorno dopo mi sono recato all'Asl del Frullone per il tampone, sono rimasto sorpreso dalla mia positività perché nello studio adottiamo ogni misura di precauzione possibile». In effetti «esiste un protocollo preciso e validato dall'Università Federico II di Napoli, sulle misure di sicurezza per gli studi medici» riferisce Luigi Sparano, segretario generale della Federazione Italiana Medici e di Medicina Generale. «Il vero rischio è che se si ammaleranno troppi sanitari di questa categoria - conclude Sparano - non ci saranno i numeri per sostituirli e l'assistenza di base andrà in tilt».

Non mancano le polemiche. «Continua a essere superficiale l'analisi dei fabbisogni dei medici di famiglia e dei medici di guardia medica rispetto ai dispositivi individuali di protezione - avverte Silvestro Scotti, presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli - la loro consegna ai medici è un dovere per le direzioni generali visto le leggi vigenti sulla sicurezza sul lavoro». Fino a oggi mascherine, guanti, gambali, gel e tutti i dispositivi di protezione destinati ai medici di famiglia sono stati autofinanziati o frutto di donazioni da parte di associazioni. «Non è possibile non attivare immediatamente meccanismi di consegna quotidiana e non occasionale di dispositivi - conclude Scotti - un territorio lasciato solo e a rischio non è certo la premessa per ridurre gli accessi ai pronto soccorso». 

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