Covid a Napoli, ospedali pieni e guardia medica assente: «Più soldi per curare il virus»

Covid a Napoli, ospedali pieni e guardia medica assente: «Più soldi per curare il virus»
di Paolo Barbuto
Lunedì 9 Novembre 2020, 09:00
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Il coordinatore della rete regionale di emergenza e responsabile del 118 napoletano Giuseppe Galano, ieri ha lanciato il sasso nello stagno: «Oggi (ieri, domenica, n.d.r.) a Napoli ci sono 12 medici in servizio al 118 e 40 nella guardia medica. Che stanno facendo questi 40? Avevo chiesto di incorporarli anche solo per organizzare le visite a domicilio dei codici bianchi, ma dicono che il loro contratto non lo prevede». Il mondo degli addetti alla Guardia Medica prima ha osservato con sdegno alle parole di Galano, poi ha replicato per bocca di Ernesto Esposito dello Smi, Sindacato Medici Italiani, segretario aziendale proprio alla Asl Napoli 1: «Non ci tiriamo indietro, però vogliamo lo stesso trattamento economico dei medici entrati nei contratti Usca ai quali è garantita un'indennità da 40 euro l'ora, poi abbiamo la necessità di ottenere una dotazione di dispositivi di protezione che ci garantiscano la totale sicurezza e infine è fondamentale che ci sia un mezzo pronto ad accompagnarci presso le abitazioni dei malati. Non possiamo certo andarci con le nostre vetture che poi rischierebbero di trasformarsi in agglomerati di contagio». 

 

Il 118 non riesce a far fronte alle richieste di soccorso della città di Napoli.

Manca il sostegno della medicina territoriale, garantito dai medici di famiglia e dalle guardie mediche, che potrebbe affrontare le richieste meno impegnative offrendo visite e cure domiciliari in modo da evitare sovraffollamenti e lunghe attese ai pronto soccorso. Il concetto è stato espresso già in passato dal dottor Galano che dalla tolda del 118 ha una visione chiarissima dell'emergenza. Ieri il nuovo appello non ha ottenuto gli effetti sperati. Di primo acchito la replica è stata piena di aperture: «Siamo a disposizione della città e dei pazienti, abbiamo fatto un giuramento che ci impone di non tirarci mai indietro. Se c'è bisogno siamo pronti a dare il nostro contributo». Nella pratica, però, l'apertura è stata impedita da una lunga sequenza di richieste (tutte legittime, per carità) che mal si accordano con la necessità di fare in fretta. 

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Innanzitutto va segnalato che anche all'interno delle strutture della Guardia Medica il virus ha iniziato a diffondersi. Esposito cita due esempi su tutti, quelli del distretto 33 e del distretto 31 nei quali c'è un totale di almeno sei medici contagiati, e questo sarebbe un segnale del fatto che le visite, anche quelle da codice bianco, sono ad alto rischio.

La questione del codice è determinante perché la guardia medica può intervenire solo per quelli bianchi e, del resto, il dottor Galano chiede esclusivamente questo tipo di interventi: «Ma non possiamo rischiare il contagio - spiega Esposito dello Smi - c'è bisogno di adeguata tutela. Se anche avessimo i dispositivi di protezione anti Covid ci sarebbe bisogno di due persone per indossarli e di un corso specifico per evitare di commettere errori. Noi non abbiamo fatto corsi e saremmo inviati singolarmente ad eseguire le visite, non in coppia. Poi c'è la difficoltà dello smaltimento dei dispositivi utilizzati in presenza di potenziale contagio: non abbiamo strutture adeguate nelle quali svestire il materiale indossato e contenere quei dispositivi che andrebbero destinati agli inceneritori. Infine - insiste Esposito - non possiamo andare a fare una visita con il rischio di incontrare il virus, utilizzando le nostre vetture personali sule quali poi trasportiamo anche i nostri familiari. Ci sarebbe bisogno di un mezzo della Asl e di un autista che ci aiuti nella vestizione e nel raggiungimento dei luoghi». 

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