Covid a Napoli, le case di cura: pronti i primi 500 posti letto

Covid a Napoli, le case di cura: pronti i primi 500 posti letto
di Ettore Mautone
Lunedì 2 Novembre 2020, 09:00
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Le ambulanze del 118 corrono di domenica sera a sirene spente nelle strade vuote della zona collinare verso il Cotugno. Dai finestroni si intravedono le sagome bianche di medici e infermieri bardati come astronauti chini sui pazienti. Sono tutti gravi, con la polmonite, la saturazione di ossigeno scende a livelli critici. Alcuni raggiungono l'ospedale simbolo della lotta al Coronavirus con ambulanze private, altri con le auto. Mezzi sprovvisti di ossigeno che viene portato fuori a mano, dagli infermieri, con le bombole, presso le macchine. La gravità del momento è nei numeri: questa settimana si sono avuti in Campania in media 2.998 casi al giorno, erano 1.838 una settimana fa, 1.041 due settimane fa e 352 quattro settimane fa. Oggi 170 terapie intensive occupate, erano 113 sette giorni fa, 78 quindici giorni fa e 41 un mese fa. Infine questa settimana abbiamo avuto una media di 15 morti al giorno, erano 10 una settimana fa, 3,1 due settimane fa e solo 0,7 quattro settimane fa. Nel mese di ottobre emerge un dato certificato di 210 morti per Covid, una media di 7 al giorno. Eppure la Campania sta messa meglio rispetto alle altre regioni: solo lo 0,36 per cento degli attualmente positivi è in terapia intensiva e un altro 3 per cento è ricoverato con sintomi. Percentuali più basse di quelle nazionali (rispettivamente 0,51 e 5 per cento). Anche l'indice di mortalità in Campania in questo momento è piuttosto basso, 1,18 per cento. Sullo sfondo una sanità regionale che ha soprattutto carenza di medici e infermieri. Ancora ieri manifestazioni di protesta al Centro Direzionale e sullo sfondo l'allarme di chirurghi, anestesisti, clinici sulla mancata attuazione di piani complessivi pur in questa emergenza. 

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«Tanti malati, tutti con la polmonite, da curare tutti insieme, a decine, che approdano ogni giorno nei pronto soccorso della Regione, metterebbero in ginocchio qualunque rete ospedaliera - avverte il direttore sanitario Rodolfo Conenna - abbiamo attivato un turn-over pazzesco, ogni giorno dimettiamo 10 o 15 pazienti ma se ne entrano il doppio non si riesce a fronteggiare.

Eppure questo ospedale accetta solo i malati in serie condizioni. Gli altri li inquadriamo e vanno a casa. Abbiamo fatto una analisi di dettaglio e visto che rispettiamo pienamente i parametri di gravità per il ricovero. Accettiamo solo persone che stanno male. Abbiamo un 10-15 per cento di malati che potremmo in teoria dimettere se ci fosse una rete di cure a media intensità in cui far proseguire la degenza. Mandarli a casa ancora positivi e con patologie minori è troppo rischioso. In mancanza di un supporto domiciliare certo e a fronte di varie componenti anche di retroterra sociale sarebbe un azzardo». Se in 4 o 5 giorni non ci saranno effetti del mini lockdown attuato due settimane fa in attesa del presunto lockdown nazionale del 7 novembre la situazione potrebbe peggiorare oltre il livello di guardia. L'ipotesi è di arrivare a oltre 500 posti di terapia intensiva occupati in Campania per fine novembre (7 mila su scala nazionale). Gli afflussi sono alti dappertutto. Un'antenna di monitoraggio è anche al Cto della stessa azienda dei Colli dove in pronto soccorso ci sono 10 positivi con maschere a ossigeno e da due giorni una persona operata di addome acuto è isolato nella sala operatoria della chirurgia di urgenza perché non si riesce a trasferirlo in una degenza Covid al Monaldi e al Cotugno. 

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Lo stesso limbo in cui sono state consegnate le Case di cura accreditate, in cui sono sospese le attività di ricovero ordinarie mediche e chirurgiche (al pari degli ospedali pubblici) ha creato un ulteriore vuoto assistenziale che bisognerebbe colmare subito per evitare il tracollo delle funzioni assistenziali primarie. La Regione sta ricevendo le adesioni delle Case di cura e degli ospedali classificati e le sta girando alle varie Asl per reperire 1000 posti letto. A Napoli la Mediterranea sembra orientata a declinare l'invito. Ma in provincia hanno fatto scattare il semaforo verde Villa dei Fiori di Acerra e Pineta Grande di Castelvolturno che hanno anche attrezzati pronto soccorso e strutture intensive e semintensive. Per ora sono circa 500 quelli messi a disposizione e altri saranno offerti nei prossimi giorni. L'ospedale Evangelico Betania metterà a disposizione della rete regionale Covid il 50 per cento circa dei 158 posti letto in dotazione, cioè tra i 60 e 70 posti (l'accordo è in fase di definizione), 4 saranno di terapia intensiva, 8 di subintensiva e i restanti di degenza. Sono in fase di definizione i percorsi per l'accesso all'area Covid che sarà separata dal resto della struttura, dovrebbe occupare un piano a parte, con accesso separato. Resta operativa tutta la struttura con le sue specialità: medicina, cardiologia, chirurgia, ortopedia e ovviamente il reparto materno infantile con la ginecologia-ostetricia è il pronto soccorso ginecologico. Che non ha mai smesso di funzionare.

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