Coronavirus a Napoli, pronto soccorso al collasso: «Evitate assembramenti»

Coronavirus a Napoli, pronto soccorso al collasso: «Evitate assembramenti»
di Oscar De Simone
Venerdì 21 Agosto 2020, 14:04 - Ultimo agg. 17:15
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«Quella del Covid dovrebbe essere una situazione migliore rispetto ai mesi scorsi, ma noi infermieri siamo psicologicamente stanchi». Non hanno mezze parole gli operatori sanitari impegnati in prima linea contro il nuovo aumento di casi da coronavirus. Una condizione di incertezza e paura che nonostante la professionalità, colpisce alla mente di chi è ancora sul «campo di battaglia» da marzo, da quando l'infezione iniziò a portare numeri sempre maggiori di ammalati in pronto soccorso. Percentuali che sembravano essere in calo tra maggio e giugno ma che ora sono tornate a salire, mettendo nuovamente in allarme chi si occupa di individuare ed accogliere in ospedale, pazienti positivi al Covid-19. 
 

 

«Basti pensare che durante il lockdown l'affluenza di pazienti in pronto soccorso era tra le 30 e le 40 unità in 24 ore. Ora invece ci aggiriamo intorno ai 220/230 accessi giornalieri e questo ci mette in una situazione difficile da gestire. Tra loro, in pochi sono accompagnati dal 118 e il numero di parenti aumenta di volta in volta. È difficile mettere tutti alla giusta distanza e ci troviamo spesso a dover disperdere gli assembramenti. Ecco perché sarebbe necessario riflettere bene prima di correre al pronto soccorso in compagnia di quattro o cinque parenti».
 

Le difficoltà insomma non riguardano solo il numero di casi in aumento, ma anche la gestione dei parenti e dei pazienti nella prima fase di screening. «Anche quando i casi dubbi vengono trasferiti nell'area sospetto Covid, assistiamo a una vera processione di persone che accompagnano il malato. In quel caso anche una sola persona con la febbre potrebbe infettarne decine con estrema facilità. Invitiamo tutti alla calma e alla prudenza ma nessuno ci ascolta e la situazione non migliora. Noi siamo preoccupati dai dati ma nonostante tutto cerchiamo di andare avanti in maniera distaccata e professionale, anche se non riusciamo a essere ottimisti. È giusto ricordare soprattutto ai più giovani che questa infezione non va presa sottogamba e che, anche se potrebbe non essere letale per loro, potrebbe esserlo per i parenti più anziani. Ci rendiamo conto che non è facile fermare un giovane e contenere la sua voglia di divertirsi, ma sarebbe anche il caso di pensare agli altri con coscienza e responsabilità». 

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