Covid a Napoli, gli infermieri protestano: «Troppi contagi, anche noi nella task force»

Covid a Napoli, gli infermieri protestano: «Troppi contagi, anche noi nella task force»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 20 Ottobre 2020, 08:00
4 Minuti di Lettura

L'appello arriva dagli infermieri ancora una volta in prima linea nella guerra al Covid. È una delle categorie ad alto rischio: l'ultimo report pubblicato da Inail sui contagi sul lavoro li mette in vetta alla classifica insieme con gli operatori socio-sanitari e i medici. D'altronde la foto della donna addormentata sulla scrivania alle sei del mattino, con la mascherina ancora sul volto, il camice e i guanti in lattice, distrutta dalla fatica, è una di quelle destinate a rimanere nella memoria di tutti.

Ora che ci risiamo, se non del tutto quasi, sono proprio loro, gli infermieri, a lanciare l'allarme e insieme un appello accorato al senso di responsabilità dei napoletani. «Mi rivolgo soprattutto ai giovani - dice Vincenzo De Falco, coordinatore infermieristico all'ospedale Cotugno - vorrei che venissero a fare un giro qui da noi per rendersi conto da vicino di quanto sia crudele e spietato questo virus.

Capisco che a tanti ragazzi in buona salute il Covid possa apparire come un problema degli altri, purtroppo non è così. Questo virus non conosce età, colpisce duramente a ottant'anni quanto a trenta: è bene che lo sappiano». Aumento vertiginoso dei numeri di contagiati giornalieri, sovraccarico dei servizi sanitari a partire dalle strutture di ricovero e già tutto esaurito nei reparti riservati ai pazienti Covid più gravi. Una situazione di grande allarme, gli infermieri chiedono maggiore rispetto e attenzione da parte delle istituzioni: «Ci piacerebbe che ci si ricordasse di noi non solo quando la situazione è al collasso - prosegue De Falco - ma anche dopo. Rappresentiamo la base fondamentale dell'assistenza, i pazienti ormai ci riconoscono dalla voce. Il nostro è un supporto prezioso anche dal punto di vista psicologico: abbiamo i loro numeri di telefono, ci sentiamo in continuazione per rassicurarli, vi assicuro che ne hanno un gran bisogno». 

LEGGI ANCHE «Io, contagiato dal Covid e guarito: ecco cosa ho imparato»

Gli infermieri si rivolgono direttamente al presidente Vincenzo De Luca e chiedono di essere chiamati a far parte della task force per la prevenzione e gestione dell'emergenza epidemiologica coordinata dal direttore generale della Protezione Civile regionale. «Vogliamo dire la nostra visto che poi lavoriamo in prima linea, nel cuore dell'emergenza, mettendo a rischio la nostra salute e pure quella delle nostre famiglie. Giusto che ci siano i medici e i manager a confrontarsi tra loro - prosegue il coordinatore - ma indispensabile anche la nostra presenza. Senza contare poi che in quella task force l'ospedale Cotugno non è rappresentato da nessuno. Non mi sembra giusto e opportuno considerando il ruolo fondamentale che svolge in questo periodo». Rivendicano esperienza e professionalità, gli infermieri, e ci tengono a ricordare il lungo percorso da compiere prima di iniziare a prestare servizio. 

Video

«Prima la laurea, poi la specialistica e l'esame di Stato. Solo allora puoi chiedere l'iscrizione all'ordine e, dunque, l'abilitazione all'esercizio della professione. In totale - spiega meglio Vincenzo De Falco - gli anni di studio sono otto al termine dei quali abbiamo finalmente accesso a un reparto. Ed è grazie a questa preparazione se riusciamo a gestire, alla stregua dei medici, grandi emergenze come quella del Covid». E infatti la pandemia ha messo in discussione anche il benessere psicofisico degli operatori sanitari in generale, e del personale infermieristico in particolare. Lavorando quotidianamente a contatto con pazienti affetti da Covid - sulla base di uno studio internazionale - sono venuti fuori sentimenti come paura, ansia, depressione, disturbi da stress post-traumatico e una generale riduzione del benessere generale. «Non lo diciamo noi che gli infermieri che lavorano in prima linea, e hanno un contatto diretto con i pazienti affetti dal virus, vivono disagi psicologici maggiori».

Per gestire al meglio la pandemia e ridurre i problemi correlati a essa, fra gli interventi utili che potrebbero essere applicati, gli infermieri chiedono maggiore comunicazione all'interno dell'équipe, ma anche un più puntuale passaggio di informazioni a tutti i livelli, oltre a una migliore organizzazione dei tempi di lavoro e - soprattutto - la valorizzazione degli operatori. «Non vogliamo essere chiamati eroi - conclude De Falco - facciamo il nostro lavoro con amore e passione. Chiediamo solo che non si abbassi la guardia altrimenti non riusciremo a tenere testa a questo infido nemico». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA