Covid Napoli, ressa dei tamponi al Cotugno: è psicosi Coronavirus tra i giovani

Covid Napoli, ressa dei tamponi al Cotugno: è psicosi Coronavirus tra i giovani
di Gennaro Di Biase
Lunedì 24 Agosto 2020, 23:03 - Ultimo agg. 21 Marzo, 19:37
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Dalla vacanza al tampone: sono centinaia i giovani rientrati per lo più da Sardegna e Puglia in fila nelle ultime ore al Cotugno per il test anti-Covid, tra ansie da contagio, contatti con infetti, psicosi del virus, voglia di stroncare sul nascere l’ipotetica quarantena e la necessità per alcuni di tornare al lavoro. L’attesa è lunga, come la coda. Al nosocomio del quartiere collinare non si incontrano più i “rientranti” dall’estero, ma ragazzi appena atterrati dai nuovi focolai italiani. Proprio come i due fidanzati che, reduci dalla Costa Smeralda, hanno presentato i documenti «alle 4 del mattino», spiegano alle 14. «La fila per il tampone può essere fonte di contagio – confessa una ragazza bionda – Venire qui è più rischioso, ma anche più rapido». Chi ha un cugino positivo, chi è stato in vacanza in Italia ma con persone contagiate, chi ha frequentato locali dopo poche ore chiusi per Covid: si incrociano tante storie, all’esterno del Cotugno. «Molti dei giovani presenti ieri al nosocomio – dice Maurizio Di Mauro, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli – erano lì per evitare la quarantena, ma lo screening è di competenza delle Asl». 

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La prima occhiata la dice già lunga: c’è gente ovunque, una folla in mascherina davanti al capannone e sulla soglia dell’ospedale. Gente seduta sui muretti, sulle panchine o in piedi. Diverse coppiette abbracciate e qualche genitore intimorito che accompagna i figli under 30, altrettanto intimoriti. Tutti indossano le mascherine e, angosciati dal virus, cercano di mantenere le distanze almeno a gruppi. Ma gli spazi non sono certo siderali: le persone sono tante e l’area d’attesa non è infinita. Poco più in qua, nei pressi del gabbiotto del guardiano all’ingresso, parlottano alcuni dipendenti: «Domani non possiamo permetterci di avere di nuovo tutta questa gente qua davanti per ore», commenta un uomo in camice bianco. «E cosa pensi di fare?», risponde un collega. «Dobbiamo fare in modo che le persone si presentino qui a turno e una volta sola», replica il primo. 
 

 

Chi può mettersi in fila per il test anti-Covid al Cotugno? «Può fare il test al Cotugno solo chi presenta una sintomatologia conclamata – chiarisce Di Mauro, che ieri sera ha partecipato a una riunione in Regione su questo e altri temi sanitari – Non può mettersi in fila chi vuole fare uno screening e nemmeno chi ha avuto contatti con un positivo. Non possiamo sottrarre personale a pazienti in condizioni critiche. Degli oltre 150 presenti ieri al Cotugno molti sono venuti per evitare la quarantena. I ragazzi che hanno avuto comportamenti irresponsabili in vacanza ora hanno paura, ma noi non possiamo permetterci una situazione simile. Devono rivolgersi alle Asl. Chi ha fatto le vacanze senza attenzione adesso aspetti: questi casi sono non sono di nostra competenza». «Siamo stati in Sardegna – racconta una coppia di giovani – e non avremmo l’obbligo di eseguire il tampone, ma i nostri amici sono positivi ed erano in vacanza con noi dalle parti di Porto Rotondo. Abbiamo già fatto un test sierologico che è risultato negativo. Dopo aver preso l’accettazione con nomi e cognomi, hanno iniziato a fare una ventina di tamponi tra le 9.15 e le 10.30. Poi si sono fermati per due ore e adesso hanno ripreso a buon ritmo. Temiamo di contagiarci qui, ce ne andremo dopo il tampone col pensiero di doverne fare un altro». 
 

Sempre dalla Costa Smeralda arriva un’altra coppia di giovani napoletani: zona Porto Cervo. Si abbracciano sul muretto, provano a sorridere e a farsi coraggio in attesa del test. «Aspettiamo da 3 ore – esordiscono – Siamo stati in Sardegna fino a sabato e siamo qui per prevenzione e per tutelare i nostri familiari. Siamo stati al Billionaire il 16 agosto, e due giorni dopo hanno chiuso il locale a causa del contagio di diversi dipendenti. Siamo certi di aver avuto sull’isola contatti con amici che hanno amici infetti». Come mai, però, i ragazzi si fiondano al Cotugno anziché aspettare le istruzioni della Asl di competenza? «Ci hanno risposto che ci sarebbe voluto più tempo – risponde una giovane con capelli a coda di cavallo – Abbiamo preferito venire qui per velocizzare le cose: qui è più rischioso per via dei contatti, ma è più rapido». La quarantena pesa, insomma. «Siamo stati a Marina di Camerota – spiegano Martina e i suoi genitori, che aspettano su una panchina – Abbiamo chiamato la Asl, ma ci hanno detto che il tampone a domicilio non sarebbe stato possibile per noi.
Quindi eccoci qua. Mio fratello invece ha fatto il tampone: in Sardegna è stato a contatto con mio cugino, che è risultato infetto. Anche il medico di base ci dà spesso risposte evasive. Se privatizzassero il tampone forse sarebbe meno complicato». 

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