Covid a Napoli, terapia bis con il plasma donato dai pazienti guariti al Cotugno

Covid a Napoli, terapia bis con il plasma donato dai pazienti guariti al Cotugno
di Ettore Mautone
Lunedì 16 Novembre 2020, 09:00
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Covid-19 e plasma iperimmune dei guariti usato come farmaco: con l'arrivo della seconda ondata epidemica, dinanzi alla drammatica crescita dei malati ricoverati in condizioni critiche in Terapia sub intensiva e in Rianimazione, torna in primo piano il tema degli anticorpi dei guariti usati come cura contro il virus. A Napoli, all'azienda dei Colli (Monaldi, Cotugno e Cto), il protocollo specifico, avviato a marzo scorso, si chiama Tsunami ed è stato riavviato.

 

«Abbiamo raccolto finora 11 unità di plasma iperimmune non ancora utilizzate - avverte Bruno Zuccarelli primario di Immunoematologia e Servizio trasfusionale dell'azienda dei Colli e vicepresidente dell'Odine dei medici di Napoli - il protocollo Tsunami è stato recepito da Aifa ma ulteriormente modificato con criteri stringenti di selezione dei donatori.

L'indicazione non è per i pazienti intubati in rianimazione ma ricoverati in terapia semintensiva. Ora siamo ripartiti nel riselezionare nuovi candidati ma il protocollo è molto più severo. Il donatore deve avere sviluppato non solo immunità contro il virus ma anche una titolazione di anticorpi molto alta. A ciò bisogna aggiungere tutte le procedure di ricerca di altri virus, tra cui anche epatite A ed epatite E, che affiancano il processo di trattamento del plasma per inattivare i microrganismi. Su dieci potenziali donatori con alti titoli di anticorpi ne ritroviamo uno o due al massimo». Il plasma era stato raccolto prima dell'estate, poi il calo epidemiologica aveva frenato, poi è cambiato il protocollo rivisto da Aifa. Ora il Cotugno è ripartito e sono già state richieste le prime unità dai Primari delle varie divisioni del Polo infettivologico, in particolare la sub intensiva guidata da Giuseppe Fiorentino. Ma anche la Rianimazione di Fiorentino Fragranza, che già usa sieri specifici. Una delle difficoltà consiste nel fatto che non tutti coloro che si ammalano di Covid-19, all'atto della guarigione, si ritrovano con alti titoli di anticorpi contro il virus nel proprio sangue. Ciò si correla al fatto che ci sono molti casi di recidive e di lunghe positività al virus. Un fenomeno che si osservava anche nella prima ondata. Non solo: anche gli anticorpi sviluppati nei guariti, a quanto pare, non sempre vanno progressivamente scemando. Questo elemento pone un punto interrogativo sull'efficacia a lungo termine dei vari vaccini.

Qui va chiarito che la quota di anticorpi circolanti prescinde dai cloni di cellule linfocitarie B selezionate dal sistema immune durante l'infezione (i produttori di anticorpi). Cellule che tuttavia sviluppano una memoria immunitaria e che sono sempre pronte a rientrare in pista laddove dovesse esserci un secondo incontro ravvicinato con il virus. Lo stesso meccanismo viene attivato dal vaccino che verrà.

Ma torniamo al plasma iperimmune: l'indicazione all'uso, da parte di Aifa, risponde a precisi criteri di selezione dei pazienti. L'infezione deve essere severa, in pazienti sottoposti a ventilazione non invasiva (subintensiva) e non ancora intubati. Laddove l'utilizzo avvenga al di fuori di questo recinto, s'innesca il cosiddetto uso compassionevole che richiede il via libera da parte del Comitato etico dell'ospedale. La riunione avviene solitamente in modalità da remoto e dunque nel giro di due o tre giorni scatta il semaforo verde. In questi casi non valgono più i rigidi parametri fissati da Aifa e anche una concentrazione di immunoglobuline neutralizzanti SarsCov2 meno alta può essere accettata. Oltre al Cotugno, altre Asl usano il plasma di guarigione sia in Campania sia nel resto d'Italia. Un protocollo specifico simile c'è nella Asl Napoli 2 e alcune richieste per l'uso sono già in corso. Un tentativo di cura che va fatto quando le cose vanno male in attesa che gli anticorpi di sintesi anti SarsCov-2 entrino nella pratica clinica corrente. 

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