A Napoli la Chinatown del sesso: «Via le squillo orientali, abbiamo paura del virus»

A Napoli la Chinatown del sesso: «Via le squillo orientali, abbiamo paura del virus»
di Melina Chiapparino
Domenica 2 Febbraio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 13:11
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Esplode la rabbia dei residenti di corso Arnaldo Lucci trasformata, ormai, in una zona a “luci rosse” a causa delle prostitute cinesi che la invadono dalla mattina alla notte. La strada che collega via Marina alla stazione centrale, in piazza Garibaldi, si è trasformata, negli ultimi anni, in una vera e propria “Chinatown” del mercato del sesso. È chiaro che se fino a qualche settimana fa, le lucciole dagli occhi a mandorla che passeggiavano sui marciapiedi in cerca di clienti, scatenavano solo imbarazzo e malumore tra gli abitanti, adesso c’è chi non nasconde la paura che possano essere portatrici del coronavirus. «Ogni sera qui si incontrano decine di prostitute orientali, e nessuno può stabilire se si tratta di donne che vanno e vengono dai loro paesi di origine, alcuni dei quali potrebbero anche trovarsi nelle regioni considerate a rischio - denuncia Gianfranco Wurzburger dell’associazione “Gioventù Cattolica” - inoltre sono al di fuori di qualsiasi accertamento sanitario e questo, ovviamente, preoccupa tutti i residenti».
 


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Una cosa è certa. Se in città si è registrato un forte calo delle vendite presso i megastore e i negozi cinesi, disertati dall’utenza napoletana, non si può dire lo stesso per le prostitute orientali. Corso Arnaldo Lucci continua a essere frequentato da molti avventori del mercato del sesso. Cinesi giovanissime ma anche più adulte, si confondono nel via vai di persone che quotidianamente frequentano il quartiere perché non indossano abiti provocanti, né appariscenti. Le prostitute, dai 20 ai 50 anni, si aggirano fin dal mattino vicino a bar e supermercati, e persino all’ingresso della chiesa di Sant’Anna alle Paludi. «La comunità della parrocchia è sensibile a questo grande disagio per l’intero quartiere: il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, anche a pochi passi dalla nostra chiesa – spiega don Armando Sannino – è un problema difficile da risolvere al quale bisogna far fronte con tutte le forze che abbiamo sul territorio». Per quanto riguarda la paura, e il rischio di infezioni da coronavirus, il parroco getta acqua sul fuoco e rifugge dall’allarmismo, ma gli abitanti che vivono a stretto contatto con le prostitute cinesi che adescano clienti sotto i loro palazzi, non si sentono affatto tranquilli.

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«La prostituzione cinese concentrata su corso Lucci rappresenta un problema di degrado sociale e, certamente, non contribuisce a far sentire al sicuro le famiglie che vivono nel quartiere - aggiunge Wurzburger che ha raccolto le lamentele dei residenti per farne una petizione - l’aspetto sanitario, però, acquista una maggiore forza adesso che esiste un’allerta coronavirus». E poi spiega: «Non ci sono dati, né vi è la possibilità di risalire alla provenienza delle prostitute cinesi, e dei loro eventuali spostamenti, perché si tratta di un mercato nero fuori ogni controllo, compreso quello igienico-sanitario». Non solo: «In passato ci è stato anche detto che si tratta di un problema di decoro e se ne dovrebbe occupare il Comune – aggiunge il presidente dell’AssoGioCa – a questo punto chiediamo l’intervento di tutte le istituzioni che non devono sottovalutare l’aspetto del rischio sanitario».

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I cittadini sono esasperati ma hanno anche paura di parlare. «La prostituzione non è un reato ma è collegata alle organizzazioni della camorra che gestiscono i mercati del sesso e lottizzano i quartieri» denuncia Armando Simeone, portavoce del comitato “Lenzuola Bianche”, al lavoro sull’intero territorio della quarta municipalità. In un certo senso, l’omertà e la paura degli abitanti è stata scossa dalla paura ancora più grande del coronavirus. «Nessuno può rassicurare i cittadini sul rischio di contagio, o sulla condizione sanitaria delle prostitute cinesi, perché nessuno è a conoscenza di come siano arrivate a Napoli, o da quanto tempo - aggiunge Simeone - per questo chiediamo aiuto alle forze dell’ordine che, attraverso la Questura e i carabinieri, ci hanno dimostrato grande collaborazione nell’accogliere le nostre segnalazioni, all’Asl Napoli 1 e a tutte le istituzioni del territorio».
 

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